Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura. Guarda, sul fronte dell’oriente di tra l’intrico della foresta si è levata la stella del mattino. Coraggio, non aver paura.
Son figli della notte, che del buio battono le strade la disperazione, la pigrizia, il dubbio: sono fuori d’ogni certezza, non son figli dell’aurora. Corri, vieni fuori; guarda, leva lo sguardo in alto, il cielo s’è fatto chiaro. Coraggio, non aver più paura.
(Rabindranath Tagore)
Mai come in questo periodo ho trovato conforto in una poesia . . . davvero caduta “a fagiolo”, come si dice. Anch’io in certi momenti mi vorrei “abbandonare” . . . abbandonare la lotta, abbandonare allo sconforto, abbandonare ai ricordi e dimenticare gli impegni di ogni giorno e quelli a venire. Abbandonare i sogni che devono (spesso) essere rimandati per vari motivi. Ho trovato, in mezzo a vecchi foglio, queste parole fotocopiate da un libro scolastico (con tutte le spiegazioni delle parole difficili, come: “aurora” = il momento che precede l’alba) e con questa poesia ho inaugurato un quadernone a righe di terza elementare (secondo me le “righe” più belle). Vi sembra strano che una signora “agée” come me si metta a ricopiare poesie in “bella scrittura” come un’amanuense del medioevo? Ultimamente mi sono accorta che la mia firma era diventata simile a uno scarabocchio, tutte quelle lettere, alte, slanciate, con occhielli sotto . . . peggio che stenografata! Così, mi sono decisa e ho preso (con me stessa, una “padrona” piuttosto elastica) l’impegno di una poesia al giorno. Su righe di 3° elementare, per avere ben preciso lo “spazio” di ogni lettera.
Purtroppo, mi sono accorta che, ben prima della fine della pagina ho ripreso la scrittura “adulta” e, appena girata la pagina, le ultime righe sono meno curate . . . farò meglio la prossima poesia. Adesso vi lascio e vado a scrivere, la poesia di oggi si intitola: “L’uomo che spera” e non so nemmeno di chi è . . . ritaglio i giornali e lascio lì le cose . . . devo cominciare a buttare, fare pulizia tra il vecchiume accumulato.
bella l’idea di copiare qualcosa per mantenere la buona calligrafia, magari ti ruberò l’idea, sempre che io riesca a vincere la mia pigrizia amanuense:-D
A distanza di mesi/traslochi interni/restauro e riordino camere/ricoveri nonnopapà ecc ecc ecc . . . non ricordo nemmeno più dove è finito quel quadernone! 😦
Ciao, Fior