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Il cavallo rosso . . . Un libro da leggere!

Il libro “Il cavallo rosso” di Eugenio Corti, mi è stato regalato da un amico-bloger, l’ho iniziato, l’ho lasciato, l’ho ripreso e l’ho lasciato ancora, fino a quando l’ho ripreso e l’ho finito. Un librone bello grosso, che alla fine era anche un bel po’ sciupato!

L’inizio l’ho trovato un po’ lento, colpa dello scrupolo dell’autore di farci conoscere a fondo i personaggi, le loro idee e il “piccolo mondo” dal quale provengono. La fine, non mi piace, ma non vi dirò il perché, altrimenti dovrei svelarvi il finale e non si fa! Ma quello che c’è in mezzo . . . quello che c’è in mezzo è uno spaccato della nostra storia, dal periodo appena precedente la II guerra mondiale, fino agli anni 70 del secolo scorso e merita tutta la fatica di arrivarci, merita una seconda lettura, merita tutte le lodi che gli vengono fatte.

In ognuno dei personaggi principali, ritrovo un po’ di me. Nella storia, invece, ho ritrovato un po’ di storia della mia famiglia.  Nel racconto della vita di tutti i giorni, ho ritrovato un mondo che io ho visto, vissuto, ma che ormai è lontano e forse, solo qualche documentario da l’idea, esteriore di com’era,  mentre qui, lo scrittore, ce lo rende vivo, anche attraverso il modo di parlare, e i pensieri.

La parte principale del libro è dedicata alla guerra. Prima i preparativi, poi la campagna di Russia e la ritirata dalla sacca del Don. Qualcuno torna, qualcuno resta prigioniero dei russi, e conosce da vicino la vita di stenti e le contraddizioni del comunismo. C’è la scelta partigiana, fatta da alcuni per idealismo, da altri per opportunismo. Non viene nascosto che ci fu violenza prima e dopo la Liberazione da ambo le parti. Viene raccontato il “Dopoguerra” con la ricostruzione sia delle città, sia dei rapporti di amicizia; certi troppo compromessi dalle ideologie, che non si ricuciranno più, lasciando però l’amaro in bocca. La nascita dell’Italia così come la conosciamo adesso. Lo scontro generazionale fra l’Ambrogio e suo padre sulla conduzione dell’azienda.  Fino ad arrivare, con un salto, che mi ha un po’ spiazzata, negli anni delle discussioni sull’introduzione del divorzio in Italia.

Ho pianto a leggere le tribolazioni dei nostri soldati durante la ritirata dalla Russia. Mi sono commossa nel leggere della prigionia del Michele, ho ripensato a mio nonno, che fu fatto prigioniero e poi, internato in un campo di prigionia, dove morì dopo soli 3 mesi.
Ho sorriso, leggendo della vacanza al mare dell’Ambrogio, la sua gita alla foce del Rubicone, mi ha ricordato quando andavamo in villeggiatura su quelle spiagge, anni dopo, rispetto al nostro protagonista, ma con la stessa meta, andare a vedere la foce del fiume “di Giulio Cesare e del dado”.

Ma è nella storia minima, di tutti i giorni, che i miei ricordi si sono risvegliati: gli uomini, a Messa, nei banchi degli uomini. Le donne da un’altra parte della chiesa. L’abitudine di alcuni uomini di stare fuori dalla chiesa, spesso a fumarsi una sigaretta, durante la predica (perché allora si diceva così). Le donne col foulard, (di lana d’inverno) o col velo di pizzo nero, le bambine col fazzoletto a fiori, annodato ben bene sotto il mento, e le ragazze col velo di pizzo, bianco. La balaustra dove ci si inginocchiava per ricevere l’Eucarestia . . . i giochi dopo il rosario nell’aria tiepida delle sere di Maggio. I bambini che non devono intromettersi nei discorsi dei grandi e spesso vengono allontanati . . . la 127, la mia prima auto!

Ho detto che l’ho abbandonato, ma non per molto, e vi spiego il perché, per una come me, che ha sentito raccontare fin dalla più tenera età, la storia di questo nonno disperso in guerra, (perché tutta la storia, l’abbiamo saputa solo qualche anno fa) e che fin da quando ha potuto ha letto tutti i libri che parlavano di questa ritirata dalla Russia, leggere certe descrizioni, certi racconti, è doloroso, sapendo che l’autore c’era, e ha visto molte delle cose che racconta (ci ha scritto anche un libro, dalle annotazioni del suo diario) non riuscivo proprio a continuare la lettura a cuor leggero!

Ve lo consiglio,  anche se sono 1280 pagine, e ha delle misure, che ne sconsigliano la lettura a letto.

Ne ha già parlato anche Graciete, qua . . . ma non è lei che me l’ha regalato, la persona che me l’ha regalato è molto gelosa della sua privacy, perciò non metto link. Ma è da mesi che aspetta le mie riflessioni su questo libro, spero, di non averlo deluso! Non sono un critico, scrivo come mangio (a volte mangio male . . . si prega le varie prof, di non sottolineare gli errori, ma di comunicali in via privata !) 😉