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Auguri Papà!!! Al mio, a quello dei mie figli, a tutti quelli che passano di qua

Cos'è un Papà
 
Il papà non è solo
l'amico delle capriole sul letto grande
Non è solamente l'albero al quale mi arrampico
come un piccolo orso
non è soltanto chi tende con me l'aquilone nel cielo.
Il papà è il sorriso discreto che fa finta di niente
è l'ombra buona della grande quercia
è la mano sicura che mi conduce nel prato
e oltre la siepe.
 
L.Musacchio

 

Quando Dio creò il papà cominciò disegnando una sagoma piuttosto robusta e alta.
Una angelo che svolazzava  sbirciò sul foglio e si fermò incuriosito.
Dio si girò e l'angelo "scoperto" arrossendo gli chiese 
"Cosa stai disegnando?".
Dio rispose "Questo è un grande progetto".
L'angelo annuì e chiese "Che nome gli hai dato?".
"L'ho chiamato papà" rispose Dio continuando a disegnare lo schizzo del papà sul foglio.
"Papà…." pronunciò l'angelo "E a cosa servirebbe un papà?" chiese l'angioletto accarezzandosi le piume di un'ala.
"Un papà" spiegò Dio "Serve per dare aiuto ai propri figli, saprà incoraggiarli nei momenti difficili, saprà coccolarli quando si sentono tristi, giocherà con loro quando tornerà dal lavoro, saprà educarli insegnando cosa è giusto e cosa no.".
Dio lavorò tutta la notte dando al padre una voce ferma e autorevole, e disegnò ad uno ad uno ogni lineamento.
L'angelo che si era addormentato accanto a Dio, si svegliò di soprassalto e girandosi vide Dio che ancora stava disegnando.
"Stai ancora lavorando al progetto del papà?" chiese curioso.
"Sì" rispose Dio con voce dolce e calma "Richiede tempo".
L'angelo sbirciò ancora una volta sul foglio e disse "Ma non ti sembra troppo grosso questo papà se poi i bambini li hai fatti così piccoli?"
Dio abbozzando un sorriso rispose: "E' della grandezza giusta per farli sentire protetti e incutere quel po' di timore perchè non se ne approfittino troppo e lo ascoltino quando insegnerà loro ad essere onesti e rispettosi".
L' angelo proseguì con un'altra domanda: "Non sono troppo grosse quelle mani?".
"No", rispose Dio continuando il suo disegno "Sono grandi abbastanza per poterli prendere tra le braccia e farli sentire al sicuro".
"E quelli sono i suoi occhi?" chiese ancora l'angioletto indicandoli sul disegno.
"Esatto", rispose Dio "Occhi che vedono e si accorgono di tutto pur rimanendo calmi e tolleranti".
L'angelo storse il nasino e aggiunse "Non ti sembrano un po' troppo severi?".
"Guardali meglio" rispose Dio.
Fu allora che l'angioletto si accorse che gli occhi del papà erano velati di lacrime mentre guardava con orgoglio e tenerezza il suo piccolo bambino.

 

Oggi, quante cose!

Oggi, 11 febbraio, data che ricorda la prima apparizione a Lourdes, della Madonna a Bernadette, la Madonna di Loreto, che è in viaggio per la regione, arriva nella nostra Diocesi oggi, pomeriggio (se ne volete sapere di più).

Oggi, Giovedì Grasso, ci sono un sacco di dolci da preparare . . . e, promesso, vi metterò un paio di ricette dei ravioli dolci che faceva la Suocera e se riesco, pure le foto . . . per il profumo e il sapore, ci attrezzeremo.

Oggi, devo spicciarmi ad uscire, in Biblioteca è arrivato dalla Biblioteca d’ Ascoli, quel libro che ho richiesto . . . l’Ultimo dei Giusti . . . mio padre ha detto che lui l’ha letto tanti anni fa, voglio vedere se è proprio lo stesso e poi devo dire all’Adri, che me l’ha consigliato, se mi è piaciuto!

Oggi mentre scrivo, ho il sottofondo dei video di you tube, non so come, sono arrivata sulle canzoni dello Zecchino d’oro e, non ci posso credere nemmeno io, sto ascoltando le canzone che fanno parte della mia infanzia . . . quelle che ho imparato a memoria, per la gioia di mia sorella che me le faceva cantare come se fossi stata il suo juke box personale!

Oggi, vi saluto con questo video, reperto archeologico, di un epoca in cui le risposte alle nostre curiosità di bambini erano più semplici di quelle che dobbiamo dare
adesso ai nipoti e nipotini:
nativi digitali, quelli che conoscono solo l’€uro e mi dicono: "zia, dammi il telefonino, che ti cambio suoneria . . . ti cambio lo sfondo" . . . e via cambiando. Quelli che appena arrivano qua mi dicono: "Ciao zia, come stai? Posso accendere il Computer???"

Bonaccia! (sinonimi: accasciamento, magone, scoramento, malinconia, abulia)

Avrei molte cose da fare.
Avrei molte cose di cui parlare.
Avrei molti desideri da realizzare
.


Cose da fare: non valgono a niente tabelle, propositi o che altro . . . fai una cosa ne saltano fuori altre due. Dovrei avere dei cloni di me stessa o una giornata doppia, ogni tanto, dove "segnare il passo".

Cose di cui parlare: parlarne, ne parlerò . . . mi devo fare un elenco, perchè ormai sono diventate tante, e qualcuna è diventata vecchia. Vorrei scrivere tutti i giorni un post, invidio quelli che ci riescono  e mi chiedo come fanno.

Desideri da realizzare: sono desideri minimi, non è che desidero di poter portare la pace nel mondo o di poter debellare fame e malattie . . . i miei desideri sono più terra terra, un viaggetto ogni tanto, nell’arco di 200 o 300 Km, una visita a qualche persona simpatica, il tempo di fare le cose che devo fare, il modo più interessante di parlare delle cose di cui vorrei parlare.

Insomma, tutte queste belle parole, questo preambolo, per giustificare il fatto che, forse causa di questo cielo grigio che staziona da un po’ di giorni su queste terre, forse a causa di alcuni post che il computer si è "ingoiati" quando erano quasi finiti, forse a causa della presa di coscienza che sono tornata casalinga a tempo pieno dopo una vita a correre per conciliare lavoro/casa/tempo libero . . . sono in fase di "bonaccia" e non mi piace!

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Mi chiedo come fanno quelle mamme giovani, che hanno blog pieni di lavori a maglia e uncinetto, foto e ricette di dolci magnifici, recensioni di libri e/o film . . . o sono prorpio scema io, o barano loro!  E ci mancava solo Elisir, ieri sera, che spiegava che qualcuno, sottolineo qualcuno, tra quelli che a una certa età cominciano a dimenticare qualcosa (dove ho messo  . . .) dopo un po’ di anni, possono manifestare la malattia di Alzheimer!


Urge trovare presto una strategia per affrontare questa nuova sfida, tirarmi fuori dal Mar dei Sargassi e veleggiare verso nuovi orizzonti. Prendere atto che a 50 anni passati, devo reinventarmi la vita, rivoluzionare le priorità e cercare di non
buttarmi su "compensazioni" tipo una torta al giorno, che sono più deleterie che altro!

Intanto metto su un disco!

Ma siamo davvero così diversi???

Stamattina, apro Fb, e trovo questo:

"Mariaserena Peterlin
Frase ignobile ascoltata in tv: un abitante di Rosarno commenta i noti fatti e la condizione degli immigrati. "E’ vero abitavano come le bestie, ma non erano costretti, loro sono abituati a vivere così." E poi dicono che… italiani brava gente."

Io non l’ho sentita, questa frase, ma sono sicura che più d’uno la può aver detta e la può aver pensata. E ricordo le immagini di questi giorni nei Tg, e penso che queste cose non dovrebbero esistere in un paese come l’Italia, che la gente è così stupida, senza memoria.
Questo pensiero mi ha lasciato l’amaro in bocca e mi ha fatto ricordare gli insegnamenti della mia maestra, Madre Anna, insegnamenti che erano di segno contrario, ricordo che lei ci diceva che dovevamo aiutarci l’un l’altro che dovevamo volerci bene perchè siamo tutti fratelli, tutti figli di Dio . . . e non pensate che allora fosse molto diverso da oggi, cambiava la "location", la provenienza dei migranti, ma certe persone grette e cattive, c’erano. Vi assicuro che c’erano e ti guardavano male, se, da bambina qual’ero, giocavo con bambini che non erano "dei nostri"!

Ma io sono una romantica, idealista e ottimista e credo ancora che ci sia quel 5% di buono in ogni uomo e che il mondo possa cambiare in meglio! Se tutti insieme noi che ci crediamo, ci facciamo sentire.
 

Canzone degli anni ’60, rientrante nel repertorio musicale dell’organizzazione statunitense Up With People. Tradotta in italiano da A. Costa e P. Marchetti per la casa discografica ECO di Milano. 

 

Buona notte dissi al mio bambino
Tanto stanco quando il giorno finì.
Allora chiese: "Dimmi, papà,
La pelle di Dio che colore ha?"
 

Di che colore è la pelle di Dio?
Di che colore è la pelle di Dio?
E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
lui ci vuole uguali davanti a sé.

Con l’occhio innocente egli mi guardò,
mentire non potevo quando domandò:
"Perchè le razze s’odiano, papà,
se per Dio siamo una sola umanità?"
 

Di che colore…

Questo, figliolo, non continuerà,
L’uomo infine imparerà
come dobbiamo vivere noi,
figli di Dio, da ora in poi.
 

Di che colore…

Disse un uomo all’Umanità
per essere unita sei fatta tu
un mondo nuovo può iniziare da te
tutte le tue razze sono un vanto per te

Di che colore…

Intervallo

Tutti i giorni, nela mia casella di posta elettronica, ricevo un messaggio!
Così non posso dire che non c’è nessuno che mi scrive!
Ve ne lascio qualcuno, tra gli ultimi arrivati.
Perchè propio non ho tempo per pensare o scrivere un post! Ma non mi piace lasciare il blog "incantato" per troppo tempo!

Ora basta parlare di me, parliamo un po’ di voi. Cosa ne pensate di me?
Bette Midler

La nostra realta’ e’ tragica solo per un quarto: il resto e’ comico. Si puo’ ridere su quasi tutto.
Alberto Sordi

Ogni volta che penso all’esercizio mi riposo affinché il pensiero mi passi.
Gianni Fantoni

Mi hanno vaccinato contro la polio e gli orecchioni. Mi hanno vaccinato contro la varicella, la tosse canina e il morbillo. Poi sono caduto dalle scale.
Charlie Brown – Charles M. Schulz

Essere puntuali significa sprecare un sacco di tempo in attesa degli altri.  
Gandolin

E vi lascio anche questa canzone, non so come, mi sono svegliata stamattina, con queste note in testa, e qui, due dei miei cantanti preferiti! Adriano Celentano e Giorgio Gaber!
Per chi non riesce a vedere il video, ecco l’indirizzo:
 http://www.youtube.com/watch?v=TTilW-X5V4g&eurl=http://fiordicactus.splinder.com/

Ancora Romaria . . . nuove notizie e nuova traduzione

Questo post, è il secondo di tre che ho dedicato a questa canzone, se li voleste leggere tutti; qui c’è il primo . . . qua il terzo
 

Tempo fa, ho avuto modo di parlare di questa canzone con una persona che conosce bene il Nordeste del Brasile, (al contrario di AnnaLucia, che è Carioca, cioè di Rio de Janeiro)! E che ha una buona conoscenza delle lingue, sia del brasiliano che dell’italiano, Oltre all’inglese, praticamente non proprio un interprete, ma una persona che ha a che fare per lavoro con le varie lingue! 

Essendo io curiosa e chiacchierona (forse persino un po’ narcisista),  dopo aver parlato di questo e di quello e di questa canzone, essendo impicciata col Corso, gli ho passato l’indirizzo del post che avevo fatto, e gli ho detto di darci un’occhiata, ecco cosa mi ha scritto:

 

“Chi ha fatto quella traduzione che riporti non deve conoscere bene il Nordeste, perché confonde il tropeiro con un contadino e altre cose che ti posso spiegare!

Il personaggio che parla è un tropeiro (mandriano, buttero, cow-boy) e non un contadino; quando dice “sou caipira” in questo caso non vuol dire “sono contadino” ma sono “di campagna”, semplice, rozzo, che non ha studiato. “Caipira” è anche aggettivo che viene impiegato come in italiano si può usare “cafone”. In genere caipira indica qualcosa di rozzo e semplice, a volte anche genuino, come se, per esempio si dice: “essa é pinga caipira!” = questa è pinga (cachaça, distillato di canna da zucchero) genuina. Quindi “sou caipira” significa “sono contadino” soltanto nel senso di aggettivo (e non sostantivo nel nostro caso) come “di campagna”. La traduzione che riporti a mio avviso non “prende” completamente il significato. Del resto, so che ogni traduzione comporta sempre una scelta e una interpretazione. Quella che propongo io non è “letterale”, ma “letteralmente” non si può tradurre mai. Per fare un esempio, se io dovessi tradurre l’inglese “It is raining cats and dogs” non metterò mai “Stanno piovendo gatti e cani”, ma “Sta piovendo a dirotto” oppure “Sta piovendo come Dio la manda”. Così, se dovessi tradurre il portoghese “E’ aqui que a porca torce o rabo”, non tradurrò mai “E’ qui che la scrofa piega la coda”, che è la trasposizione letterale, ma “qui casca l’asino”, oppure “questo è il punto”, etc. Tradurre non significa trasporre le semplici parole equivalenti (come fa google, ad esempio, con risultati che a volte sono esileranti), ma trasporre il significato. Quindi ogni traduzione è sempre una interpretazione. Ma in alcuni punti penso che quella traduzione sia oggettivamente sbagliata. Ti propongo la mia, con le spiegazioni del perchè di certi cambiamenti:

 

ROMARIA

 

É de sonho e de pó

O destino de um só,

Feito eu perdido em pensamentos

Sobre o meu cavalo

É de laço e de nó[1], de gibeira[2] o jiló[3],

Dessa vida cumprida a sol…

 

È fatto di sogno e di polvere

Il destino di un solitario

Io, perso nei miei pensieri

Sul mio cavallo…

È fatto di laccio e di nodo,

di giubba, l’amaro

di questa lunga vita all’aria aperta.

 

Sou caipira, Pirapora Nossa,

Senhora de Aparecida,

Ilumina a mina escura e funda

O trem [5] da minha vida…

 

Sono un cafone [4], Pirapora Nostra,

Signora di Aparecida

Illumina questo buco nero e profondo

Questa “cosa” che è la mia vita…

 

O meu pai foi peão, minha mãe solidão

Meus irmãos perderam-se na vida

Em busca de aventuras

Descasei[6], joguei, investi, desisti,

Se há sorte, eu não sei, nunca vi.

 

Mio padre fu un poveretto, mia madre la solitudine

I miei fratelli si sono persi nella vita

Cercando avventure.

Ho lasciato mia moglie, giocato, ho investito, desistito

Se esiste la fortuna, non lo so, non l’ho mai vista.

 

Me disseram porém que eu viesse aqui,

Prá pedir de romaria e prece,

Paz nos desaventos,

Como eu não sei rezar, só queria mostrar

Meu olhar, meu olhar, meu olhar…

 

Però mi hanno detto di venire qui,

per chiedere, con pellegrinaggio e preghiera,

pace nelle disavventure,

poiché non so pregare, volevo solo mostrare

il mio sguardo, il mio sguardo, il mio sguardo…

 

1 Il “laccio” e fare nodi, è lo strumento di lavoro e l’attività del tropeiro – il protagonista di questo canto – che conduce il bestiame. Prendere il bestiame, legarlo, condurlo, etc. E’ in fondo un modo per descrivere, con poche parole,  il duro lavoro del tropeiro.

2 “Gibeira” è una parola che non viene riportata nemmeno dai dizionari. Alcuni la intendono come la giubba di cuoio di cui è vestito il tropeiro nordestino che deve attraversare spesso nel sertão della vegetazione che taglia e punge. Altri, la interpretano come “algibeira”, ossia una specie di borsa dove il tropeiro tiene il mangiare, il tabacco, etc. In entrambi casi si vuol sottolineare un elemento tipico del vestito del tropeiro del Nordeste.

3 Jiló è una verdura amarissima. Dire “o jiló dessa vida” è dire “l’amaro di questa vita”.

4 Nel senso antico di questo termine: persona di campagna, non istruito, semplice, ma lavoratore, con un suo mondo.

5 “Trem” è un’espressione per dire “una cosa” : esempio: “por favor disligue aquele trem!”: “Per favore, spengi quel coso!”.

6 “Descasar” non è necessariamente “divorziare”. Questo è un passo legale che nessuno della classe povera, alla quale appartiene il nostro tropeiro, fa mai. Invece è, purtroppo, molto comune, che l’uomo se ne vada, si metta con un altra, e così via. Quindi non tradurrei “divorziato”.   

Si potrebbe dire che il destino di un uomo solitario come questo tropeiro (e non contadino), che passa tutto il giorno a cavallo, perso nei suoi pensieri, è fatto di sogno e della polvere della strada (di nulla di concreto, quindi, di cose ben “volatili”); è fatto di una quotidianità di gesti ripetuti e sempre quelli (laccio, nodi e gibeira). Questo destino è così alla fine amaro (è un jiló): andare tutto il giorno vestito di cuoio, al sole, a fare sempre le stesse cose. L’unica speranza è questa preghiera, muta e semplice ma profonda, a Nostra Signora Aparecida, che è la patrona del Brasile, amatissima dalla gente. L’immagina così venerata, fu ritrovata in un fiume da alcuni pescatori, agli inizi del XVIII secolo. Dicono che sia una perfetta immagine del povero, un modo per stare vicino che Maria avrebbe scelto per quella terra: piccola, nera, sciupacchiata, ritrovata da gente povera, piccola, nera e sciupacchiata… Eppure… “

Ecco, io ve l’ho riportata, adesso, certe cose mi sono più chiare, e voi che ne pensate???

 

Buon Compleanno Charles

Il 12 febbraio del 1809, duecento anni fa nasceva Charles Darwin. 
Mentre centocinquanta anni fa veniva pubblicato il suo libro più famoso: "L’origine delle specie"


Sarà così che si è evoluta la specie umana???

L'evoluzione umana
O si è evoluta così??? 


C’è chi l’ha raccontata, cantando, così!!!


A me piace molto leggere com’è andata, da libri come questo!!!
Penso che una cosa non escluda l’altra!!!
  

Romarìa . . . una magnifica ossessione!

Da Bivigliano ho riportata: i biscotti della sposa, tanti bei ricordi, e una “fissa” per la canzone “Romarìa”. 

L’avevo sentita già l’altra volta, ma non ci avevo dato troppo peso, questa volta, invece, mi rimbomba continuamente nella testa.
A me, ascoltando col cuore le parole, è venuto alla mente il pubblicano della nota parabola. 

 

Quando qualcosa mi interessa, quando mi prende, voglio sapere tutto il possibile, e così, oltre la traduzione che avevo già, visti i tempi moderni, mi sono fatta aiutare da Google e ho fatto una ricerca.

 

Tra i primi risultati c’era un blog,“coscienzasporca”, sono andata a curiosare, ho trovato un post, di cui vi copio alcune frasi:
 … una canzone che si intitola “Romarìa” (con l’accento sulla i) ovvero “processione”. La canzone ha in effetti una sua dimensione profonda, (…) certamente spirituale. È stata scritta da Renato Teixeira e portata al successo da Elis Regina.
La canzone è innegabilmente bella (…) con 
un verso finale fortissimo: “Ma dal momento che non so pregare, sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo, il mio sguardo, il mio sguardo”. Ci sarebbe da parlare a lungo delle frasi che valgono un’intera canzone…”

 

E in più, da lui, ho trovato le parole e la traduzione, eccola:

 

ROMARIA
di Renato Teixeira

É de sonho e de pó
È di sogno e di polvere
O destino de um só
il destino di un uomo solo
feito eu perdido em pensamento
come me, perso nei miei pensieri
sobre o meu cavalo.
sul mio cavallo.
É de laço e de nó
È destino di lazzo e nodo,
De gibeira o jiló
della sacca il frutto amaro *
dessa vida comprida a sò.
di questa vita sofferta in solitudine.

Sou caipira, Pirapora
Sono un contadino, Pirapora
Nossa Senhora de Aparecida
Nostra Signora di Aparecida,
ilumina a mina escura
illumina la miniera oscura
e funda o trem da minha vida.
e profonda, il ‘treno’ della mia vita.

O meu pai foi peão,
Mio padre era un bracciante
minha mãe solidão,
mia madre era la solitudine,
meus irmãos perderam-se na vida
i miei fratelli si sono dispersi
em busca de aventuras.
cercando l’avventura.
Descasei, joguei,
Sono divorziato, ho giocato,
investi, desisti,
ho investito, poi ho abbandonato.
se hà sorte,
se esiste la fortuna,
eu não sei, nunca vi.
non lo so, non l’ho mai vista.

 

Sou caipira, Pirapora
Nossa Senhora de Aparecida
ilumina a mina escura
e funda o trem da minha vida

 
Me disseram, porèm

Mi hanno detto però
que eu viesse aqui
di venire qui,
pra pedir de romaria e prece,
per chiedere in pellegrinaggio e preghiera,
paz nos desaventos.
pace nelle mie disavventure.
Como eu não sei rezar,
Ma dal momento che non so pregare,
só queria mostrar
sono venuto semplicemente a mostrare
meu olhar, meu olhar, meu olhar.
il mio sguardo, il mio sguardo, il mio sguardo

 

Sou caipira, Pirapora
Nossa Senhora de Aparecida
ilumina a mina escura
e funda o trem da minha vida

 

Qui di seguito, copio/incollo il commento di “bipedeingrato” che ha portato alla traduzione di questo verso (*), in modo diverso dalle traduzioni più usuali.

“- De gibeira o jiló* (di poveri calzoni da festa e gilet  traduzione più usuale)
La gibeira è in realtà una borsa di panno e il jiló è un vegetale dal caratteristico gusto amaro (quindi metafora dell’amarezza della vita (…) Quindi un tentativo di traduzione più fedele potrebbe essere: “della sacca il frutto amaro di questa vita”.”

 

Ricomincio le ricerche con la parola Romaria e trovo tanto materiale, parte in italiano, parte in portoghese, tradotto a modo suo da Google.

 

Scopro che: “ In Brasile, la città di Aparecida do Norte si trova nello stato di San Paolo. È conosciuta, soprattutto, come il principale santuario mariano nazionale, al quale convertono i pellegrini provenienti da tutto il paese, per visitare la Basilica della Vergine Immacolata, Nostra Signora  di Aparecida, santa patrona del Brasile. (…) E’ il secondo santuario mariano del mondo” (Da qui)

 

Che tutto è cominciato in un giorno del 1717, quando : “I pescatori, tra cui Domingo Martins, Juan Alves e Felipe Pedroso, presero le loro canoe, andarono verso il fiume Paraíba e cominciarono a pescare. Lanciarono le reti più e più volte ma non riuscirono a prendere niente. (…) Buttarono di nuovo le reti ma l’unica cosa che presero fu una statuetta ricoperta di fango e senza la testa. Quando la ributtarono in acqua apparve la sua testa e scoprirono che era l’immagine di Nostra Signora della Concezione” (Da qui)

Inoltre, ho letto che “La Festa della Nostra Signora Aparecida è realizzata tra i giorni 3 e 12 di ottobre, con una novena festiva nella Nuova Basilica” (da qui)

 

Ho cercato i video su You Tube e ne ho trovati a bizzeffe, e questo e ancora  questo. Poi, ciliegina sulla torta, un pomeriggio di quelli di settimana scorsa, ho incontrato una conoscente che è brasiliana, avevo il testo, stampato su un foglio, in borsa e come gliel’ho fatto vedere ha esclamato: “Ah! Romarìa, è una bellissima canzone!”, poi, gentilmente, mi ha scritto la pronuncia, dove serviva! Canticchiandola! Grazie Ana Lucia.

 

Però c’è una cosa rimasta sospesa, in un’altra parte del commento, bipedeingrato dice: “A parte il geniale susseguirsi di giochi di parole (caipira = contadino / Pirapora = città dove si trova il santuario)”, e mi accende di curiosità nuove, non ho trovato da nessuna parte, un accenno che Aparecida do Northe sia chiamata Pirapora . . . ricomincio la ricerca.

Ho trovato qualcosa di veramente eccezionale, poi confermato anche da Ana Lucia, cioè, questo:
  Pirapora do Bom Jesus, l’ultimo comune della Grande Sao Paulo bagnata dalle acque del fiume Tiete(…) L’origine del suo nome deriva dal nome in lingua Tupi Guarani che significa pesce (Pira), che salti (Pora). (…) Nel 1725, la statua in legno del Buon Signore Gesù, patrono della città è stato trovato in uno scivolo, sostenuto da una pietra. del fiume Tiete, da José Almeida navigante, che ha dato luogo al 1° Centro Cristocêntrico del Brasile.(questo è tradotto liberamente da Google e adattato da me, se qualcuno vuol saperne di più, può andare qua, o, se sa il portoghese, andare direttamente sul sito originale!) 

 

Dopo tutto questo giro del mondo, mi sono ricordata, che  mia Suocera, usava dire: “”Chi va a Loreto non va a Sirolo, vede la Madre ma non vede ‘l Fijolo”. Ecco, cosa ho ritrovato, sempre “pescando” nel web“Il detto e’ riferito ad un crocefisso, che nel XV secolo fu pescato in mare e depositato in una piccola chiesa a Numana . (…) Sirolo ha sempre considerato suo il Crocefisso e molti anziani sirolesi si sentono derubati della Sacra immagine.” (Copiato da qui)

 

Quante cose stanno nascoste dietro una canzone . . . quante cose si scoprono!

 

Altri post che trattano ancora di questa canzone, con nuove traduzioni e nuove “scoperte” che integrano questo articolo, sono qui qua.