Eccomi qua, a 15 giorni dal Natale a pensare al menu . . . avrò gente, ma ancora non so quanta, sia alla cena della Vigilia, sia al Pranzo di Natale, sia per una Merenda Sinoira nel pomeriggio di Santo Stefano.

Finché mia Suocera è stata la “Vergara” (*), si cucinava talmente tanta roba che gli avanzi, equamente distribuiti, giravano per casa giorni, facendo bramare alla gente un piatto di riso in bianco, un po’ di insalatina e mezza mozzarella . . . ma da un bel po’ di anni, ormai le cose sono cambiate, tradizioni nuove e vecchie si incrociano, nuove ricette, nuovi sapori.
Addirittura, qualche anno fa ho scoperto “Il manifesto del gusto per le feste di fine anno” scritto da uno che di cibo se ne intende . . . uno che si occupa, da oltre vent’anni, come giornalista, di economia agricola ed enogastronomia. E da allora, cerco di attenermi alle sue regole . . .
Paolo Massobrio scrive:
”Oddio le feste, il pranzo di Natale e quello di Capodanno, il sovrappeso, lo stare tanto a tavola, il cerchio alla testa, dove vado poi a dormire quando è finito il pranzo?
Il disagio avanza, incombe, soprattutto quando si è ospiti. E la chiamavano festa…
Diciamola tutta, i festeggiamenti di fine anno sono un cumulo di stress e nel 90% risultano anacronistici, fuori misura e fuori attualità.
Dieci consigli? Eccoli
1- Non sia la quantità a ispirare un pranzo: lo fai solo per ostentazione, ma il dopoguerra è ormai lontano. Allora si doveva esorcizzare la fame; oggi siamo tutti ipernutriti e accanto a noi c’è sempre qualcuno che ha patologie legate all’alimentazione. Perché metterlo a disagio? Già la festa… per chi?
2- La donna di casa non stia più relegata tutto il tempo in cucina. Per celebrare il dio cibo, lui e lei si fanno in quattro, ma chi è venuto a casa nostra vuole stare insieme con noi, non con il bicchiere di vino in mano e la faraona in tavola, mentre chi ci ospita è in ritardo con i contorni o i dolci.
3- Abolire una volta per tutte il menu italiano (così detto “menu alla russa”) con la sequenza di portate: antipasti, primo, secondo, dessert (comprensivo di formaggi e dolci).
4- Mettere in tavola in due sequenze, come fossero due quadri, le pietanze.
Prima scena con antipasti e assaggi vari di cui ognuno possa servirsi a piacimento e in quantità desiderata. E anche i padroni di casa non siano impegnati a cuocere. Secondo scena, con zuppe, insalate varie e piatti di sostanza.
5- Durante i festeggiamenti sia uno il piatto importante che segni quella festa, il resto siano assaggi di contorno. Se è una faraona ripiena, si celebri la faraona con i contorni rinfrescanti di almeno tre verdure (una cotta e due fresche), e i vini adeguati. Ma non si ceda a far diventare importante anche il primo, che forse è un piatto in più nell’economia del menu.
6- A Natale e a Capodanno si uccidano i tempi morti a tavola con questo esempio di menu alla francese, già in uso alla corte dei Savoia nell’Ottocento.
7- Si aboliscano le paste ripiene. Anche perché la farcia nasce come recupero – il giorno dopo – del piatto importante della festa, avvolto nella pasta. Quindi rimandiamo questo piatto al suo posto: il giorno dopo.
8- Che in casa quando si fa festa ci sia musica (e anche musicanti), possibilità di giocare insieme, spazi socializzanti per i fumatori (almeno una volta l’anno facciamo loro un regalo), che non condizionino gli altri.
9- Il vino sia dosato al massimo in spumante come apertura, ma lasciando la possibilità a chiunque di concederselo a tutto pasto. Quindi un vino bianco e un vino rosso (importante quanto l’importanza del piatto) e infine si chiuda con un vino dolce leggero, un Asti, un Fior d’Arancio, una Malvasia, un Brachetto. Qualcuno può avere anche il disagio di mettersi in auto; in ogni caso aboliamo i vini passiti a fine pasto (si chiamano infatti – secondo Veronelli – “vini da conversazione” o “vini da meditazione”, non da fine pasto). Questi, alla fine, non fanno altro che appesantire un lauto pranzo.
10- Se con il panettone e i dolci vanno bevuto vini e spumanti dolci (errore e gusto stridente mettere un brut con un dolce), a Capodanno non fate il botto sciocco, ma per augurare ogni bene a chi vi sta accanto aprite la miglior bottiglia della vostra cantina. Non farà il botto, ma almeno sarà memorabile.
Alla fine di tutto questo avremo recuperato:
– il senso della festa e dello stare insieme
– la simpatia dei nostri ospiti che non si saranno sentiti imbrigliati in una forma a cui dire di no
– il tempo dello stare insieme che veniva regalato solo alle mandibole (che palle!)
– e infine avremo anche risparmiato, il che non guasta in questi tempi.
Su tutto si scelga la qualità dei prodotti di stagione, senza far mancare la frutta fresca e le verdure. Si fa festa quando si mangia una cosa memorabile, non quando si segue una forma. Buone feste a tutti! “

Così, quest’anno devo trovare qualcosa per una Cena di magro per persone che non amano il pesce con le spine . . . un’idea per il Pranzo di Natale, che sia insolito, gustoso e apprezzato . . . e tante idee per la Merenda Sinoira per il pomeriggio del 26, quando i parenti vengono a trovarci per scambiarsi i regali, per stare insieme, raccontarsi aneddoti di lavoro e scuola, quest’anno abbiamo la NipoteBeatlesManiaca che ha iniziato l’Università, ci sarà chi arriva da vicino e qualcuno che arriva da lontano.
E voi, cosa preparate? O fate parte di quelli che sono invitati da mammà???
Comunque sia, cuochi o invitati, Buon Appetito!
(*) VERGARA: nel mondo contadino, detentrice della verga del comando, dispensatrice di vita, morte, scappellotti, vincisgrassi e vi’.