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Un compleanno . . . ben riuscito

Capita una volta sola all’anno e in casa è sempre una grande festa! 
Lui è davvero una persona speciale, malgrado a volte mi faccia innervosire, lo meritava! 
Loro li vediamo abbastanza spesso, ma sempre in momenti “di corsa”: c’è da portare o da prendere qualcosa, c’è da dare o ricevere una mano, ci sono cinque minuti e passiamo sotto casa, andiamo a trovarli . . . sono anni che non riusciamo a stare (come prima, quando era viva la Suocera e ci voleva in casa sua alla Domenica) tutti insieme attorno ad un tavolo e parlare con calma tutti quanti insieme. 

Così, durante le feste di Natale la FigliaGrande ne ha parlato con i fratelli e poi mi ha comunicato che per il compleanno del padre avremmo invitato gli zii (i suo fratelli e i relativi consorti) e cucinato un pranzo “a richiesta” . . . del festeggiato.

Detto fatto

Contattati gli zii, visto che la festa cadeva di domenica, confermata la festa.

Richiesta al padre sulle sue preferenze culinari . . .la cosa principale che l’Uomodellamiavita voleva assaggiare erano “i Maccheroncini di Campofilone, col sugo come li faceva la nonna” . . . semplice da dire ma non da fare (anche secondo la zia/sorella), pare che la carne non sia più quella di una volta e, l’osso di manzo con midollo e nervetti acclusi non è più consigliato per i nostri stomaci del 21° secolo.

Abbiamo risolto il secondo pensando a qualcosa che non fosse da cuocere “al volo” e, ricordando che agli zii piaceva molto mangiare qualcosa della cucina lombarda, abbiamo optato per una piccola porzione di polenta che accompagnasse ossibuchi con funghi e/o con piselli.

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Un antipasto tradizionale e semplice: lonza, olive ripiene e fritte all’ascolana, cremini fritti, pecorino e una fettina di bruschetta semplice, per accompagnare, ma non appesantire. 

FigliaGrande, la chéf di casa, si è messa a spignattare dalla mattina del sabato,  le bottiglie di pomodori dell’estate, carne trita e carne a pezzi per il sugo; ossibuchi, piselli, funghi, pentole e pentoloni . . .

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Alla domenica il pentolone della nonna (la mamma dell’Udmv), che da anni, confidenzialmente, viene chiamato “la pentola delle streghe” è stato riempito di acqua e messo sul fuoco appena tornati da Messa alle 11.00 (si sa, tanta acqua ha bisogno di tempo per scaldarsi). Mentre l’acqua nella “polentina” è stata messa più tardi. L’aggeggio ha fatto il suo lavoro con precisione, anche se abbandonata a se stessa per quasi un’ora.

E poi, alla fine, sono arrivati tutti e quattro gli ospiti: baci e abbracci, “dove appoggio la giacca e la borsa?”, “ecco, questo è il regalo per te!”, “Oh! Ecco il piccolino! Quanto è cresciuto!” (i due nipoti più grandi, PiccoloLord e PiccolaLady, erano a casa dei rispettivi padri)
Ci hanno sistemati, noi “vecchi”, sul tavolo più lontano dalla cucina, i miei giovani (più il PiccoloPrincipe sul seggiolone) dall’altra parte perché avrebbero pensato loro al servizio . . . come regalo per la festa del capofamiglia.

Abbiamo cercato di preparare la tavola un po’ diversa dal solito, semplice, ma nel miglior modo possibile. E per questa volta è stato molto semplice . . . La tavola, anzi le tavole, sono state coperte da due tovaglie gemelle e abbellite con una striscia colorata. Calcolando che poi, la mole delle pentole da appoggiare era ingombrante, non si è voluto creare disagi ai commensali . . . 

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Abbiamo messo in tavola le pentole (e non travasato il cibo su vassoi di portata) per permettere a ognuno di servirsi con libertà, come meglio credeva. E per non far raffreddare del cibo che, caldo rilascia aromi e gusti squisiti.

È stato tutto gradito, qualche bis, qualche brindisi, tanti racconti e ricordi dell’infanzia e filastrocche del tempo che fu, quelle che la zia (la sorella dell’Udmv) custode delle tradizioni di famiglia usava per intrattenere i bambini nelle sere invernali vicino al fuoco a casa della nonna. Gliele hanno richieste e filmate, per non perdere le memorie e poterci giocare con i piccoli di casa . . . ai miei figli piace la cultura vintage! 

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Arrivato il tempo della torta (una grande e bella, oltre che buona, Saint Honoré) e del caffè, sono arrivati anche i consuoceri per festeggiare con noi.
Siamo andati avanti in chiacchiere per un bel po’, poi il NonnoPapà se n’è andato a fare un pisolino, ma il pomeriggio è continuato con due gruppi e due conversazioni distinte, uomini e donne, con i figli e la nuora che ascoltavano e ridacchiavano commentando tra loro. 

Poi, è stato come un turbinio di vento . . . Sono arrivate le tre nipoti grandi (figlie dei miei fratelli). Per un attimo c’è stata un po’ di caos. Tutti che chiacchieravano con tutti.

C’è stato un tempo, anni fa, in cui era più semplice incontrarsi tutti insieme, la mia famiglia di origine e quella di mio marito, figli e nipoti erano ragazzi o bambini e giocavano tutti assieme. Per cui i miei nipoti chiamano “zii” gli zii dei miei figli e i miei cognati considerano quasi dei nipoti i miei . . .

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I cognati e i consuoceri se ne sono andati e i giovani si sono messi a giocare con un gioco da tavolo: Monopoly “Trono di Spade”. . . poi sono arrivati CognataGiovane con mio FratelloGiovane . . . è tornato a casa PiccoloLord, che viste tutte le cugine grandi e gli zii si è emozionato e non sapeva da chi cominciare a salutare . . . FigliaPiccola con le due cugine più grandi sono uscite insieme, la nipote n° 3 che deve prepararsi ad un esame, giudiziosamente, è rimasta con noi . . . e abbiamo riapparecchiato la tavola! E non è rimasto che una ciotola di funghi col sugo . . . giusto per condire la pasta il lunedì.
Gli impegni del lunedì mattina hanno consigliato il coprifuoco verso le 23.00 e quando è tornata anche la FigliaPiccola abbiamo chiuso tutto e persino i cani si sono messi buoni e tranquilli . . . 

Stanchi, ma felici, l’Udmv ed io ce ne siamo andati a letto . . . 

 

 

Pasqua, tra spiritualità e tutto il resto!

Mai come nelle festività vivo la vita come vorrei . . . come mi piacerebbe che fosse tutti i giorni.
L’allegra confusione delle visite, quella leggera ansia nel preparare cibo e accoglienza al meglio, le chiacchiere in libertà e i ricordi, i momenti seri e quelli allegri, conoscere realtà diverse e uguali (in fondo) alla nostra. La condivisione di pensieri, parole e vita.

Come sempre capita in certi periodi dell’anno c’è stata la parte spirituale. E sentire il sacerdote (nell’Omelia di Pasqua) ripetere, con altre parole, i concetti sentiti da un’amico (molto laico) la sera prima circa il saper guardare avanti, non aver paura del futuro, rinnovarsi e lasciare il passato indietro senza rimpianti è stato sconcertante!

Sono stati 3 giorni che hanno visto l’arrivo di Emily accompagnata da ReMida, le piacevoli conversazione sugli argomenti che ci accomunano: Outlander, figli, famiglia, la vita vissuta con entusiasmo, il lavoro fuori casa (anche se io, per quello, ormai ho tirato i remi in barca) , il piacere di viaggiare . . .
Tre giorni in cui era presente anche la FigliaPiccola, arrivata da Roma, che si fermerà (mirabile dictu) ancora qualche giorno.
Tre giorni che hanno visto la casa invasa da uova di pasqua, coloratissime! Regalate, comprate, da scambiare al PiccoloLord, alla PiccolaLady e alle piccole Masha e Lele. Ma ne è arrivato uno anche per me! Una bellissima sorpresa, un braccialettino col suo ciondolo!

Non vi sto a fare l’elenco di tutto quello che abbiamo preparato in cucina, di quello (molto di più) che abbiamo poi mangiato, vi dirò solo che per qualche giorno non avrò bisogno di fare la spesa.

Non so quale maligno pensiero mi ha portato a comprare 4 pagnotte di pane da 1/2  Kilo, che sono lì che occhieggiano e che la FigliaPiccola ha proposto di far diventare: Gnocchi di pane, torta di pane, panzanella e via riciclando! In questi giorni tutto si è mangiato, tranne che il pane (o almeno, poco poco), c’erano le “ciambelle strozzose” che di “strozzoso” non avevano molto, ma che si combinavano bene col pecorino abruzzese, col salame coi lardelli e col ciauscolo (marchigiano) e persino con la insalata “Olivier” (quella che in Italia è chiamata “insalata russa”) che ci ha portato l’amica Irina, ucraina Doc, preparata con la ricetta di sua madre.
E i dolci? Tra quelli confezionati, tipici di queste feste, le magnifiche paste portate dagli ospiti, quelli preparati dalla FigliaGrande per il suo PicNic con le famiglie della classe del PiccoloLord e quelli portati dall’amica A. Una felicità per gli occhi e le papille gustative (ho sentito chiaramente, in testa, l’invito: “pancia mia fatti capanna)!

Il tempo ci ha fatto preoccupare, ma alla fine si è risolto a darci un cielo “ttrecchi” come dice la Bice Piacentini (poetessa in vernacolo sambenedettese) nella poesia dedicata alla Città sulla Costa, che in questo vecchio post, potete trovare sia in vernacolo che tradotta.

Il sabato sera con Emily e Re Mida. In piacevole conversazione siamo arrivati alle 2 di notte senza nemmeno accorgercene.
Pasqua in gioiosa compagnia, con una parte consistente della famiglia, il NipoteF, momentaneamente “orfano” di mamma e sorella, proprio il giorno di Pasqua, Irina e le sue figlie . . . davvero una bel momento conviviale.
E “ultimo, ma non ultimo”, il pranzo della Pasquetta, sempre con Emily e il suo simpatico Re Mida, a chiudere le grandi “mangiate” delle feste . . . la sera, cena con una minestra con brodo vegetale e passato . . .

E ora? Ora si torna nei ranghi, in attesa di un’altra occasione per sentire le pentole che fan fracasso, per stare insieme a gente simpatica, senza troppi convenevoli, con delle belle chiacchierate, parlando di personaggi immaginari (libri, serie TV, film) o di blogger che si conoscono bene, senza nemmeno averle mai viste, pensando che ci si potrebbe rincontrare e quando.
Vivendo la vita di tutti i giorni come fosse una festa . . . malgrado i problemi che si possono incontrare.

(Ps. più tardi metto qualche foto! Ora, vado a far qualcosa! L’Udmv ha ricominciato a lavorare e ha i suoi orari! La cosa peggiore dei giorni feriali . . . gli orari!)

 

 

Di qua e di là dell’Atlantico, un’unica famiglia

Come ho raccontato in alcuni post . . . una parte della famiglia paterna, dopo la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato l’Italia per cercar fortuna in altri lidi ed è approdata in Argentina. Dopo un lungo periodo in cui si corrispondeva e, quando loro arrivavano in visita ci si incontrava, ci sono stati decenni in cui non abbiamo avuto più notizie . . . ci siamo ritrovati grazie a Fb.
E,  anche se il cugino di mio padre non è più con noi, si è sviluppato un senso di famiglia, affetto e una simpatia tra noi (parte italiana della famiglia) e loro (parte argentina della famiglia), supportata da mail, Fb, foto, telofonate . . . fino alla decisione di una delle ragazze dell’ultima generazione di venire in Italia a ritrovare i luoghi dell’infanzia di suo nonno e la famiglia . . .

Lei, A**** e il suo amore: J*** (anche lui di origine italiana) hanno scelto, purtroppo, la peggiore estate . . . e metà del loro viaggio è stato sotto la pioggia e tra le nuvolaglie mentre visitavano: Roma, Firenze, Pisa, Siena, Milano, Bergamo, Venezia . . .  poi, finalmente sono arrivati da noi e hanno visto il sole . . .
Ma soprattutto, hanno visto noi . . . la famiglia a ranghi serrati, tranne gli assenti giustificati (qualcuno alla Route nazionale di Rover, qualcuno nelle terre dell’estremo Nord in visita a un’amica), li ha abbracciati, accolti, coccolati, riempiti di chiacchiere e domande.
Ci sono state le foto (che non sono state “pensate” per la rete e, perciò, restano private), la pizza, i regali, le lasagne, le risate, le foto “antiche”, i racconti del tempo che fu, l’albero genealogico, le telefonate oltreoceano.

Poi, qualche passeggiata da soli o in compagnia . . . per godersi il panorama e la gioia del passeggiare senza problemi per le vie dalla Città sulla Costa
Poi, qualche momento in spiaggia . . . a rilassarsi
Poi, qualche bagno nell’Adriatico . . . un Mare così diverso dal loro Oceano

Come posso spiegarvi il fatto che, pur non avendoli mai incontrati prima, li sentivamo davvero “nostri”.
Come faccio a farvi sentire le risate, le battute e le domande che si rincorrevano intorno al tavolo (prontamente tradotti dal castigliano all’italiano e dall’italiano al castigliano dalla FigliaGrande)
Come faccio a raccontarvi . . . no, sono sicura che questo lo capite da soli . . . la voglia prepotente di conoscere presto anche il resto della famiglia argentina

Accidenti alla “Crisi”, ci toccherà aspettare, ma sappiamo che, benché distanti tanti chilometri, grazie ai moderni mezzi tecnologici, staremo sempre in contatto e quando ci incontreremo ci sembrerà di esserci appena salutati

Sono di Zaffiro . . . e non vi dico altro!

Volevo festeggiare “alla grande” . . . ma la crisi morde Volevo festeggiare “in famiglia” . . . ma la FigliaPiccola è latitante (forse che a Roma la pioggia s’è portato via FigliaPiccola o il suo telefonino?)  Volevo festeggiare di domenica . . . ma ieri no, non si festeggia in anticipo . . . e la prossima domenica sembra così lontana
 
_AA zaffiro_3 Volevo festeggiare o, almeno, farci i reciproci auguri oggi, e  ci penso da una settimana . . .  eppure, stamattina presi dalle incombenze mattutine del lunedì, lui non mi ha detto niente e io non ho detto niente a lui . . . due fessi!  Volevo festeggiare e lo so da 35 anni che, oggi, è il “GranGiorno” . . . eppure stamattina me ne sono ricordata solo quando ho sentito, in Tv, qualcuno dire: “Oggi 16 giugno” . . . rimbambita! Volevo festeggiare, vediamo cosa si riesce a fare, poi ve lo racconto . . . intanto vi lascio a leggere i post degli anniversari passati (per leggere tutto, cliccate sopra ogni “titolo”)  . . . sorridendo, mi raccomando! 😉

E sono 34

2013

Ecco, mi manca un anno alle nozze di zaffiro . . . ma anche 34 mi sembrano un buon numero . . . e stanotte, come allora, mi sono svegliata con lo stomaco contratto e tanta ansia . . . La chiamano “sindrome da Anniversario” . . .

Buon . . . quella cosa lì!

2012
Per quanto buono, Santo Subito, paziente, ecc ecc (mettete voi le doti di un marito perfetto, ma anche qualche difetto, perché ce li ha) l’Uomodellamiavita si ricorda ogni anno che oggi è un GIORNO SPECIALE, ma regolarmente non si ricorda la parolina magica . . . ANNIVERSARIO  (di Matrimonio) e così, dopo che un anno mi ha svegliato con un “Buon Onomastico”, non ci prova più, oggi è “quella cosa lì”! . . .

Love is . . .

2011
La vita è . . .  sguardi,  sorrisi,  risate,  pianti,  figli,  pappe,  cacche,  compiti,  vacanze,  mal di denti, salute, malattie,  lavoro,  riposo,  discussioni,  comprensioni,  famiglia,  fratelli,  sorelle,  nipoti,  giovani,  vecchi,  aiuto reciproco,  fiducia,  rispetto,  affetto,  allegria,  tristezza . . . amore . . . 

Il nostro Anniversario . . .

2010
Volevo parlare di me e di lui, due ragazzi di tanti anni fa . . . volevo parlare degli invitati alla cerimonia . . . volevo parlare dei sogni e dei desideri realizzati e no . . .  non avevo tanto tempo e ho pensato di mettere un cartello:

Post in allestimento!!! . . . 

La tovaglia a scacchi

2009

E’ una tovaglia a scacchi marroni e bianchi, marrone più chiaro e più scuro, in misto lino. E’ una tovaglia che ha scelto mio nonno, per me, quando ha saputo che stavo mettendo su casa. E’ una tovaglia sbiadita, bucata, tagliata e sfilacciata nell’orlo ad archetti, ma è una tovaglia che gira per casa da 30 anni, e non mi decido a buttarla via! . . . 

Auguri Mamma

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.

Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso.
A te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello del vulcano che ci orientava il sonno.

Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri De Luca

Come nonna, zero . . .

30 maggio 2013 . . . Sono andata a controllare, l’ultimo post che parla del PiccoloLord è di quasi un anno fa.

Come blogger nonna . . .  zero! Sono davvero una frana!

Quasi un anno senza parlare del PiccoloLord! Sì, va be’ ho la giustificazione che è stato un anno vissuto intensamente come “badante” ai miei simpatici vecchietti, per cui ho visto e vissuto la crescita del nipotino, le sue buffe avventure alla scoperta del mondo, della casa, di se stesso e degli altri . . .

Quanti aneddoti potrei raccontare di quest’anno.  Sono così tanti che li dimenticherò! E pensare che volevo mantenere, in questo mio “diario”,  il ricordo delle piccole cose che a sentirsele raccontare da grandi fanno arrossire figli e nipoti . . . E allora, direte voi, perché non te li sei scritti giorno per giorno, anche solo su un foglio di carta o su un file di Word . . . perché è più facile a dirsi che a farsi . . . quando nel frattempo devi vivere, sopravvivere e pensare al giorno dopo . . .

Vediamo di recuperare qualche cosa:
Lo sviluppo fisico è evidente, il PiccoloLord è alto (è sempre stato più altro della media della sua età), questo è uno dei pregi che gli ha passato suo padre.
È un bambino vivace, ama abbracciare e baciare, ama saltare e arrampicare, ama lavorare col nonno nell’orto o con la mamma tra i fiori (della giungla che chiamano giardino). Gli piace giocare a pallone e andare in bici, correre con le cagnoline di casa e giocare a nascondino (ma mi dice lui dove devo nascondermi) . . .
Gli piace stare con gli amici al parco. Pare che con loro si sia sempre capito anche quando non diceva altro che “no”! Gli piace andare sulla spiaggia, d’inverno, con la sua mamma.

Lo sviluppo intellettuale, non è mai stato messo in discussione (dalla nonna) e anche gli esperti sono d’accordo col dire che è un bimbo sveglio. Anzi c’è persino chi dice (e non sono io) che è anche più sveglio di come dovrebbe essere per la sua età. Per esempio conta i numeri fino a 10 (lo sapete che alla sua età si considera che basta che sappia contare fino a 5?) . . . però, c’è un però, salta il 5, lui si tocca la punta delle dita e dice: “Uo, ue, tè, a’tto, sei, ette, occio, noe, i-ecci!”,  l’altro giorno quando ha detto “sei” l’ho corretto e ho detto: “no, non è il sei, è il cinque, ripeti!” e lui, obbediente: “uo, ue, tè, a’tto, no sei!” e io mi sono messa a ridere così di gusto che si è messo a ridere pure lui.

Una cosa che mi diverte (e diverte tutte le nonne, lo so per esperienza di figlia e nipote) è abbracciare mia figlia e chiamarla “Figlia mia”, lui si arrabbia e protesta: “No, mamma MIA!” . . . è in un’età in cui l’idea che la sua mamma possa avere anche altri legami parentali, oltre che con lui, non lo sfiora nemmeno . . . una volta, non ricordo più cosa ha fatto la FigliaGrande, ho detto: “Che brava la mia ragazza!” e lui, pronto: “Noooo . . . mamma miiiaaaaaa!” 😉
È anche un gran curiosone, il primo a correre alla finestra quando suona il campanello o se i cani abbaiano. A volte io non mi muovo nemmeno e lui, dopo un’attenta osservazione mi riferisce: “gatto!” oppure, sbatte le mani all’altezza delle spalle e vuol dire che era/erano uccelli . . . la quantità viene specificata, oppure dice “tanti” . . .
Se suona il telefono della mamma, chiede subito: “Papa???” (no, non è che il Papa Francesco ci chiami abitualmente, è che gli accenti non li ha ancora scoperti) e il 99 % delle volte, ci azzecca, è il suo papà che vuole parlare con lui.
Una pomeriggio, suona il telefono, parlo mentre lui sta giocando tranquillamente da solo, concentrato sul suo gioco. Come chiudo, senza nemmeno alzare la testa chiede: “Ma’, i eee???”  Io e sua madre ci siamo guardate e ci siamo messe a ridere.

Senso di vuoto . . .

Sto pensando che, da ieri pomeriggio a domani (o forse domenica) sera, mi concedo un po’ di “ferie” per rielaborare e superare con calma lo stress da “perdita di impegni quasi continui e totalizzanti” . . . sembra facile, ma non lo è, dopo più di un anno in cui quasi tutti i miei pensieri giravano intorno alla BisNonna e al modo migliore di farla stare bene e in parte anche ai bisogni e alla salute del BisNonno. 
Da ieri, suo figlio ha portata la BisNonna in un altro Ospedale, più vicino ai suoi affetti familiari, noi la sentiamo giornalmente al telefono e, appena possiamo andremo a trovarla. 
So già che ce la farò a riprendere il ritmo, ci sono già passata con mia Madre e con la Suocera! Ma per ora, mi coccolo un po’! _aaa Senso di vuoto

Dis-appunti romani

Appunti su avventure e disavventure di un week end di trasloco nella Capitale . . .

Roma è una grande città . . . luci accese e traffico che non si ferma neanche di notte (la prossima volta, portare tappi per le orecchie).

Al prossimo trasloco della FigliaPiccola non ascoltare le sue rassicurazione, procurarsi scotch da pacchi, pennarello, borse e scatoloni.

Non contare su: “un sacco di amici mi aiuteranno” . . . quando servono, gli amici,  hanno altri impegni

Stampare e distribuire appunti che parlino di Space Clearing o di Decluttering a tutti e tre i Figli e all’Udmv, iniziare a ripeterli al PiccoloLord come se fossero una poesia, sperando che tutti, finalmente, imparino a comprare lo stretto necessario, eliminare le cose che non si usano da 2 anni e . . . trovare il modo di dare nuova vita a quello che non serve!

Quando la Nadia vi invita a pranzo: “una cosa semplice e rapida, giusto due spaghetti con pomodoro fresco”, limitatevi a quelli . . . perchè, dopo la pasta con sugo di pomodori e olive nere, ci sarà anche il pollo e l’insalata, i formaggi e il prosciutto, il dolce che abbiamo portato noi, acqua, vino, moscato, grappa e caffè . . . e quando ci siamo alzati da tavola è stato difficile ricominciare a fare “il facchino”

Portarsi, oltre la voglia di fare e gli attrezzi usuali; pinza, cacciaviti e martello, ricordarsi anche le lampadine di scorta della macchina della FigliaPiccola . . . per non essere meravigliati quando, ormai con la luce del sole che va scemando, per strada, ci si accorge che le luci di posizione dell’auto davanti (quella della FigliaPiccola appunto) non funzionano!

E sono 34

Ecco, mi manca un anno alle nozze di zaffiro . . . ma anche 34 mi sembrano un buon numero . . . e stanotte, come allora, mi sono svegliata con lo stomaco contratto e tanta ansia . . . La chiamano “sindrome da Anniversario” . . .

È da un po’ di tempo che vorrei fare un elenco con almeno un ricordo significativo per ogni “anno” . . . ma, a parte la nascita dei figli e del PiccoloLord, operazioni e qualche viaggio in giro per l’Italia durante le vacanze non riesco a riempire l’elenco . . . non sono mai riuscita a mettere nero su bianco questi avvenimenti, le cose accadute in un anno sono sempre tante e, malgrado da qualche anno abbia questo blog, non sono mai stata molto precisa e attenta a tener segnato in un diario ogni minima cosa . . . così rimangono, confusi come in un vortice, i ricordi di attese al ProntoSoccorso per questo o quel piccolo incidente a uno dei tre figli. I momenti di festa: compleanni, Natale, Pasqua e le varie cerimonie di 1° Comunione e Cresima . . . a parte quel compleanno della FigliaPiccola (penalizzata, quell’anno, dalla concomitanza tra feste di Pasqua e chiusura per le elezioni) a cui partecipò solo G. di tutte le amiche invitate.
Fine settimana dai nonni in campagna, fine settimana in roulotte sulla neve o, d’estate, in giro con altre famiglie di capeggiatori . . . gite con zii (fratelli e cognati) e cugini (nipoti) e tanto mare, stagioni intere di spiaggia!
E alla fine, da tutto questo caos che sono i ricordi spuntano anche quelli che vorresti dimenticare, le paure, le arrabbiature, le discussioni, le notti col patema d’animo . . . e allora penso che sia meglio che i ricordi, belli e brutti, restino dove sono, nella scatola dei ricordi . . . cerchiamo di guardare avanti, verso il futuro . . . tutto ancora da scoprire!

È ufficiale . . .

. . . il PiccoloLord è MOLTO intelligente!

Io lo sapevo già, mai avuto dubbi . . . ma io sono la nonna e se lo dico io mi dicono che sono di parte! Che sono la solita nonna che sbrodola dietro ai nipotini. Che “ogni nipote è sveglio a nonna sua” e così via discorrendo, ho deciso di non dire niente in tutti questi mesi, ma adesso . . . adesso l’han detto loro . . .

Adesso l’han detto in quattro, le due logopediste e le sue due maestre.

. . . vi dirò, secondo me,  anche le sue maestre sono di parte. Lui, da quel gentiluomo che è, prodigo di sorrisi e baci, se le compra. E siccome a scuola è bravo (per quel che può essere bravo un bambino al primo anno di scuola dell’infanzia), gli perdonano anche il suo essere un filino testardo. Comunque, all’incontro scuola/famiglia, l’hanno detto alla mamma: ” È sveglio, intelligente, capisce e si fa capire, un po’ troppo indipendente per la sua età! Ma poi, ti guarda e ti viene vicino, finisce tutto in baci e abbracci e ti dimentichi che è un po’ prepotente!” 

Per le logopediste il discorso è diverso, loro sono all’opera (finalmente dirà qualcuno) per capire e aiutare questo bambino che comunica ma non parla. . . usa la mimica, ogni movimento possibile, dei piccoli “fonemi” che lui associa a nomi, azioni, sensazioni . . . da mesi continua a dire (e usare bene) “No”, declinato in vari toni a secondo del concetto che vuole esprimere. Dice chiaramente “Ahi! Ahi!” quando si fa male, anche leggermente, mentre scorrazza per casa o in giardino (be’, ultimamente in giardino non molto, visto il tempo inclemente!).

Insomma le logopediste si sono messe all’opera e hanno “somministrato” i test . . . Mi dicono che lui se l’è cavata benissimo, capisce e riconosce un sacco di parole, molti concetti astratti e un sacco di frasi anche complesse . . . tipo: “trova la bambina che ha in mano il gelato” in un foglio con 10 personaggi intenti a compiere varie azioni.

Malgrado, la prima volta che c’è andato, fosse da solo con la logopedista (la mamma l’hanno lasciata fuori dallo studio) è riuscito a farle capire che doveva andare al bagno e aveva bisogno della mamma . . . e ogni volta che va è sempre meglio.  “Gioca” con attenzione e impegno ogni volta che va al suo incontro con la logopedista di turno.

Ma anche qui a casa ci sorprende con i suoi progressi, ma questa è un’altra storia, ve la racconto un’altra volta! 🙂

 

Buon Compleanno

Una volta, in un film del pomeriggio, ho sentito questa filastrocca : 

Di lunedì nascono i belli

di martedì, sono gemelli

al mercoledì, per farsi amare

il giovedì, per lavorare

il venerdì, nascono i guai

il sabato, cattivi non sono mai

ma se di domenica sei nata, sarai brava, bella e fortunata

e mi piace ricordarla oggi, per augurare: 

Buon Compleanno!

alla FigliaGrande . . . brava, bella e fortunata (malgrado quello che pensa lei!)

Quando è nata, sembrava fosse nata una principessa . . . l’nfermiera, (che aveva 2 maschi) era tutta euforica e continuava ad esultare: ” E’ una bambina, è una bambina!”. Fuori, in corridoio, c’erano ad aspettarla, suo padre, una nonna, due zii e la cugina, venuta a vedere con i suoi occhi, se davvero, finalmente, dopo due cugini, era nata la cuginetta!

Io, il giorno prima avevo riordinato, con il marito, uno sgabuzzino, e di notte, sentivo mal di shiena, e mi rigiravo nel letto . . . al mattino, questi dolorini, continuavano e mi infastidivano, avevo anche la pancia dolorante, sì, avevo esagerato, pensavo, dovevo riposare!

Al pomeriggio, c’era la corsa di Formula 1, e il marito, spaparanzato sul divano, se la godeva, tifando Ferrari . . . i miei fastidi, continuavano, e mia madre mi chiedeva: “ma hai i dolori?” e io: “dolori, no, . . . sono fastidi!”
Quando mia madre si è accorta che questi “fastidi” avevano una regolarità di 15 minuti, ha chiamato l’Ospedale . . . le hanno detto di andare subito, è andata in sala e ha detto a mio marito :”Dobbiamo andare all’Ospedale!” Lui, gentile, le ha risposto:”adesso, non posso . . . la Ferrari è davanti!” Passa ancora un po’, arriva il marito e fa:”Possiamo andare, la Ferrari è fuori gara!” (rotto il motore? non ricordo!)

Insomma per farvela breve, alle 21.45 di un 17 maggio, di qualche anno fa, con me che chiedevo al ginecologo: “non si può aspettare domani?” . . . e lui, che serio serio, mi spiegava: “Oggi è domenica, e porta fortuna!” è nata la n° 1, la figlia primogenita . . . quella che, nella miglior tradizione di una volta, porta il nome di sua nonna! (anche se sua nonna, all’inizio, non voleva!)

Fior di cactus, perché? Bis

Ultimamente qualcuno mi chiede di questo mio soprannome . . . ricordandomi che l’avevo già spiegato . . . eccomi qua ad approfittare dei mezzi tecnologici.
Faccio “copia/incolla” di un vecchio post . . . ecco, revisionato, quello che avevo scritto nel lontano 2007.

Lo voleva sapere Graciete, me l’ ha chiesto Aleike e ora Factum, ci ha scherzato su!”

Ecco, sciolgo l’enigma. . . “fior di cactus”,  perché così mi chiamava mio padre da piccola! Perché io, in effetti sono piena di spine!

A mio padre, piacciono i soprannomi, e mentre mio fratello era: “il vichingo” per i suoi capelli biondissimi. Mia sorella era: “begli occhi”, per ovvi motivi e l’ultimo arrivato era, senza troppa fantasia: “il piccolo”! Io ero “fior di cactus”, per il mio carattere scontroso o come si diceva una volta “rustico”! Che non è migliorato molto, nel tempo . . . anche se ormai molti hanno capito che le spine servono più a proteggere che a ferire . . . !

Poi, sì, mi piace anche quel film con la Ingrid Bergman che fa la segretaria da un dentista!

Infine, anche se non amo troppo le piante grasse e spinose, perché le spine danno fastidio anche a me e per la maggior parte dell’anno, sono lì come morte, quando decidono di fiorire, però, che spettacolo, mi incantano.

Tornare bambina . . .

Ci sono dei momenti in cui vorresti tornare bambina con tuo padre che ti guida.
Ci sono dei momenti in cui vorresti essere considerata per gli anni e l’esperienza che hai alla guida. 

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Ci sono quei momenti in cui devi seguire tuo padre, per via di un problema di salute. Devi andare a prenderlo sotto casa e accompagnarlo in ospedale, aspettare mentre fa le sue terapie e riportarlo a casa. Una o due volte la settimana, per 7 settimana. Un lavoretto pulito, semplice e di poco impegno, pensi. Ma ti sbagli.

A mio padre hanno riscontrato un carcinoma alla prostasta (no, non vi sto a spiegare per filo e per segno i suoi guai con la prostata, non ho parlato io con i medici e, sinceramente, questa volta passo volentieri la mano a mia sorella) e, oltre a certe pastiglie che deve prendere giornalmente e certe punture da fare ogni tot giorni di cui si è fatta carico la vicina, deve essere “bombardato” da raggi, “radioterapia”, si chiama e non la fanno nella Città sulla Costa, bisogna andare un po’ più lontani. Per arrivare all’Ospedale lo accompagniamo noi figli. A turno.

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Lo accompagniamo solo per sicurezza . . . metti che . . . se nel caso . . . insomma una necessità quasi più nostra di figli che sua di ammalato.  Fosse per lui, 82 anni e qualche mese, se la caverebbe da solo, ma, visto che mia sorella è stata convincente, ha acconsentito a questa “schiavitù”!  Poi, va be’, quando usciamo dalla sala d’attesa per arrivare al parcheggio, camminiamo lentamente, lui ha dei capogiri (“onde”, non “giramenti di testa”, mi ha specificato proprio stamattina), ma questo non sminuisce il fatto che lui sta ancora bene. È presente e molto più sveglio di me malgrado l’età, me lo assicura lui, a ogni mia distrazione.

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Quando finalmente ha accettato di averci come autisti-accompagnatori, per questi suoi “viaggetti”  tra una provincia e l’altra, ha cominciato a fare il pater familias : si è informato in quale dei giorni della settimana avevamo meno impegni e potevamo dedicargli quelle poche ore. Ha elaborato un “planning” settimanale e ce l’ha comunicato . . . Quasi sempre siamo in due, una/o dei  figli e lui, ma prima di Pasqua, è stato accompagnato da ben 2 nipoti, chi ha guidato all’andata e chi al ritorno, con tanto di “giudizio” finale sullo stile di guida espresso all’arrivo dal nonno. Ieri ha avuto il piacere di viaggiare con mio fratello e sua figlia, la NipoteBeatlesManiaca così contento che me l’ha detto stamattina.

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Non mi  sono confrontata con i miei fratelli su come fa con loro . . . ma vi racconto quello che succede a me di solito.

 Mi ha detto che devo telefonare quando parto da casa e quando sono a metà strada, così lui (l’efficienza fatta uomo) si fa trovare sul cancello e io non perdo tempo .  . . io comincio a telefonare mentre metto la giacca e abbranco la borsa, verso le 6,35 . . . esco, apro e chiudo il cancello, parto e scendo verso la Costa, e quando sono in piano, chiamo un altra volta, dopo un po’ richiamo, faccio un ulteriore tentativo appena sono in vista di casa sua e, alla fine, suono il campanello del citofono svegliando la NonnaBisnonna.
Ah! Per ogni telefonata sento la voce registrata che dice: “il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, resti in attesa per attivare la richiamata” 
Quando sale in auto, mi chiede come mai non l’ho chiamato che si faceva trovare pronto . . . “ti ho chiamato” gli dico . . . lui controlla e fa: “Ah! Guarda te, ho il telefono ancora in “modalità aereo”! Mi capita solo con te.” e provvede a disattivare. Dopo un momento è tutto uno squilli di telefonini (devo dire che la richiamata in automatico funziona).

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Cosa se ne fa della modalità “aereo” uno che se ne sta a casa sua, non l’ho indagato, preferisco restare nell’ignoranza.

Lungo la strada si chiacchiera di tante cose, ma tra una frase e l’altra riesce a infilare: “Attenta alla macchina a destra” . . . “Attenta al semaforo” . . . “Guarda, vedi come fa quell’auto, fa così anche tuo fratello, questo semaforo è lungo” . . . “rallenta” . . . “va un po’ più veloce” . . . bene o male, arriviamo all’Ospedale e pretende che il parcheggio sia dove dice lui, anche se non c’è un buco libero. Alla fine si rassegna, ma comincia con “Spicciati, muoviti!” . . . tutto perché bisogna rispettare l’orario, anche se poi ci fanno comunque aspettare qualche minuto, sempre
Si incammina verso l’Ospedale, ancor prima che abbia chiuso l’auto  e mentre si aprono le porte dell’Ospedale  mi dice: “tu chiama l’ascensore, io arrivo subito” . . . ci aggiriamo per i corridoi dell’Ospedale lui sempre un paio di passi prima di me, mai che mi aspetti , saluta tutte le infermiere e gli altri ammalati con il suo solito sorriso e, finalmente si ricorda di me . . . per darmi in consegna occhiali, telefono e portafogli . . . lo chiamano quasi subito e via. Neanche il tempo di leggere il secondo articolo di uno dei giornali che sono sul tavolino ed è già uscito . . . allunga la mano a reclamare le sue cose e siamo di nuovo in marcia . . . appena abbiamo lasciato il parcheggio chiama la NonnaBisnonna per avvisarla che siamo sulla strada di casa . . . e ricomincia a spiegarmi come devo fare a guidare e  a elargirmi tutti i consigli che, da padre, trova giusto dover spiegare alla FigliaMaggiore per insegnarle a resistere nella battaglia quotidiana con un marito, due figli,e un PiccoloLord + due cani a casa e una FigliaPiccola fuori casa . . .

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Mi viene da ridere quando parenti e amici mi telefonano per sapere della sua salute, sono timorosi di chiamarlo per paura di disturbare o di mandarlo in depressione chiedendogli notizie . . . ragazzi, meno male che c’è ancora solo un’altra settimana, altrimenti quella a rischio depressione sono io! 

Pasqua (e Pasquetta) anche quest’anno!

Pasqua e Pasquetta sono arrivate anche quest’anno e oltre all’aspetto religioso che ognuno ha “onorato” nell’orario più comodo,  sono state festeggiate con gioia e buon umore (con qualche, giustificato, piccolo momento di malinconia), perché, diciamocelo, le feste, religiose e no, sono anche un’occasione di rivedersi, di ritrovarsi, di stare insieme e banchettare. Dalla notte dei tempi.

Così, quest’anno abbiamo festeggiato Pasqua con i NonniBisnonni, con la ziaSorella e parte della sua famiglia, essendo la NipoteFashion impegnata in un corso di musical (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi su chi organizza certe cose anche il giorno di Pasqua). Con tutti e tre i figli, in formazione compatta, ma niente nipote perché era dal suo papà. Con 2 sole cagnoline, perché  il cane del PiccoloLord è andato a passare Pasqua con lui!

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Per cui, possiamo dire che è stata Pasqua anche quest’anno, malgrado la mancanza del PiccoloLord (che poi, comunque, visto che ci siamo svegliati tutti presto, le uova di Pasqua le ha aperte prima di andar via e per cena era già di ritorno, lui e il suo Pik(kolo) cane!)
È stata Pasqua, malgrado il pranzo non  comprendesse l’agnello (e non per una scelta dettata da una deriva vegana, ma dalla decisione della “chef” di casa per un menù diverso)
È stata Pasqua, malgrado il freddo, già per noi avrei acceso i caloriferi, ma essendoci la NonnaBisnonna che notoriamente patisce il freddo è stata accesa anche la stufa a pellet)
È stata Pasqua, malgrado si sia sentita la mancanza dell’AmatoBene della FigliaPiccola (quello è mancato proprio. Ci sono mancate le sue battute argute, i suoi brontolamenti sul nostro chiacchierare che gli tiene lontana la FigliaPiccola. La sua voglia di mare, anche se un triste “mare d’inverno”. Il suo sorriso che si apre fino agli occhi, specialmente se riesce a prendermi in giro. )

DSCN2866I nuovi arrivi (sorprese delle uova di Pasqua) insieme alle altre auto
nella scuderia del PiccoloLord

Ma sono stati anche due bellissimi giorni.
Belli perché mi sono goduta la “fratellanza” di quei tre, che in giorni normali , vuoi per la distanza, vuoi per gli orari del lavoro, vuoi per le “lune” non è sempre perfetta.
Belli perché ho avuto, in tutti e due i giorni,  i miei nipoti e mia sorella (con marito) e si è chiacchierato, giocato e “cazzeggiato” come non succedeva da Natale . . . (colpa della scuola e del lavoro)
Belli perché sono stata la scusa per far uscire la NonnaBisnonna dall’eremitaggio e farle passare in compagnia (e forse anche troppa cagnara) un paio d’ore.
Belli perché la FigliaGrande ha sfoggiato le sue doti di cuoca patentata e ci ha preparato dei nuovi antipasti (involtini di cicoria e lardo), un primo tutto “made in casa” (ravioli alla ricotta e spinaci con sugo di burro fuso e salvia con zafferano e noci), e un secondo da leccarsi i baffi (roast beef all’inglese), verdure cotte e crude e dolci pasquali.
Belli anche perché l’Udmv ha provveduto ai vini, ripescando dalla cantina un Lacrima di Morro d’Alba e il Verdicchio di Jesi . . .
Belli perché a Pasquetta ce la siamo presa comoda e abbiamo fatto un “pic nic” in casa, con la carne arrosto sulla brace, i crostini e tutto il resto, col PiccoloLord allegro e felice che giocava con i cugini e gli zii (la ziaSorella è la sua madrina e prende molto sul serio questo impegno, appena può se lo spupazza)

Insomma, sono quelle feste che mi piacciono . . . peccato che, presi dalle chiacchiere in  compagnia non abbiamo fatto foto ai piatti del pranzo! Alla prossima occasione!

Incontri . . .

Mia Figlia, la Grande, dice che dovrei uscire, vedere gente, parlare con le persone . . .  secondo lei stare in casa quasi tutto l’inverno non mi fa bene, mi vede sul “depresso andante”, ma non è colpa mia se un giorno sì e l’altro pure ha piovuto, se ho avuto 2 volte la febbre e più volte il piede dolorante, senza contare i 20 giorni di Ospedale della NonnaBisnonna.

Stamattina sono uscita a piedi,  sono andata dal medico, il piede era leggermente dolorante e la giornata appena un po’ fredda ma non pioveva.
Dopo la visita del medico che, bontà sua, ha decretato ” Lei ha l’artrosi, se la deve tenere finché campa, può solo peggiorare . . . ” dovevo passare in Biblioteca . . . e poi, visto che era un orario intermedio e se fossi tornata a casa a piedi sarei arrivata stanca e in ritardo, mi sono incontrata con la FigliaGrande e abbiamo fatto un giro per le strade del centro della Città sulla Costa, guardando vetrine e incontrando gente.

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Vicino alla Biblioteca, ho incontrato uno che conosco da anni, a cui a febbraio è morto il padre, era insieme al suocero (valente giudice in pensione) che conosco da quando sono qua e che, avendolo io salutato non mi ha risposto e ha continuato a camminare a testa bassa con la figlia. Il genero mi ha spiegato che sta via con la testa . . .
Dalle parti del Comune,  abbiamo incontrato una signora della mia età, il cui marito l’ha lasciata per una più vecchia ,  mi ha raccontato un po’ delle sue peripezie e di come l’ex marito sia diventato insofferente anche con le figlie. Negli occhi le lacrime. Ci siamo promesse di rivederci così mi spiega bene tutto . . .

Siamo passata dalla mia “spacciatrice” di lana, che per tutto inverno non ho visitato (in questo periodo ho tanti lavori iniziati e pochi soldi da spendere) . . .

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Abbiamo visto negozi “storici” chiusi e col cartello AFFITTASI/VENDESI . . . camminando abbiamo incrociato alcune persone che conosco di vista (genitori di compagni dei figli, clienti del negozio dove lavoravo) che non vedevo da un pezzo . . . camminare un po’ curvi, camminare un po’ impacciati, capelli grigi. Insomma, vedendo i miei problemi rispecchiati in loro, mi sono sentita vecchia . . .

Per ultimo, sul lungAlbula, seduta su una panchina, ho notato una delle prime persone che ho conosciuto nella Città sulla Costa . . . al di fuori delle persone con le quali lavoravo o di quelle di famiglia . . . e, con gioia abbiamo fatto a gara nel ricordare i nostri primi discorsi su suocere e mariti della Città sulla Costa (anche lei non è nata qua). Lei spiegava il nostro rapporto a una sua amica, io alla FigliaGrande . . . poi (visto che si avvicinava il mezzogiorno) lei col suo cane, la FigliaGrande e io ci siamo avviate per la stessa strada, visto che lei abita dalle parti dell’asilo del PiccoloLord . . . così ci siamo messe a parlare dei suoi figli, dei miei e abbiamo ricordato alcuni aneddoti su suo marito, morto da due anni . . . alla fine piangevamo tutte e due come due fontane.

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Mentre aspettavamo fuori dall’asilo del PiccoloLord aspettando l’orario giusto per riprenderci lui e tornare a casa, la FigliaGrande mi dice: “vedi, dovresti fare così, ogni tanto, uscire, guardare vetrine e incontrare gente, hai visto che bello oggi, abbiamo passeggiato, guardato le vetrine . . . hai incontrato gente che conosci e avete parlato. Non sei contenta???”

Ci ho pensato un attimo e, ridendo, le ho risposto: “se ogni volta che esco incontro e chiacchiero con le persone, come oggi, quando torno a casa mi taglio le  vene!”

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Avventure in Umbria . . . giochi finiti!

I giochi sono finiti, la loro avventura non ha vinto, io nemmeno . . . ma le tante cose belle che hanno visto e raccontato, sono sempre lì, da vedere in un fine settimana, in una gita di un giorno . . . Buon Viaggio!   

Il team Patrizio

Il video della FigliaPiccola

Siamo due marchigiane, di cui una trapiantata a Roma, ed un romagnolo: varchiamo le mura millenarie di Amelia di mattina, con un Sole che acceca alto nel cielo e un’aria frizzante che spazza via ogni cosa che trova sul suo cammino . . . “

(Il post del Team Patrizio inizia così, se vuoi leggerlo tutto, clicca qui!)

Poi, ci sono le foto . . . un sacco di foto . . . se solo sapessi come metterle tutte qua!

Occhiolino

Papa Emerito

Sembra ieri che, nel buttare uno sguardo al monitor del Pc, ho letto su Fb una frase che mi ha sconcertato . . . subito ho cercato conferme in rete (un click ed ero sul Corriere della Sera) e nello stesso tempo ho acceso la Tv . . . e da lì, notizie, illazioni, speciali Tv . . . e una grande tenerezza per questo Papa che ha avuto il coraggio di “lasciare”.

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Oggi è il suo ultimo giorno di Papa in carica . . . da domani, sarà Papa Emerito.

Non so voi, ma per me è stato una tale notizia, di portata storica che mi ha lasciato senza parole! Paragonabile solo al crollo delle torri gemelle dell’ 11 settembre 2001.
E come allora, mi sono salite alle labbra solo preghiere!

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