Questa domanda mi gira in testa da quando l’ho letta (Intenet, giornale, libro? non ricordo)So che l’ho letta da mesi, più o meno dall’inizio dell’estate, se devo credere alla cronologia di Word, dove ho iniziato a scrivere il titolo e poi ho chiuso e ho riaperto stamattina . . .
Quando è stata l’ultima volta che ho pensato a me?Sono sicura di aver pensato a me a luglio, quando sono risultata “POSITIVA” al SarsCov-19
E ancora, a inizio settembre quando sono stata in ospedale per un piccolo intervento.
E nella settimana dopo, quando le Figlie hanno fatto di tutto per lasciarmi in convalescenza totale.
Ancora di più quel pomeriggio di qualche settimana fa, quando sono caduta. Inciampando banalmente nelle coperte, messe male, del letto del NonnoPapà.
Ma è stamattina, che mi sono svegliata piena di dolori dappertutto. Dopo che ho preso l’antidolorifico che ho cominciato a pensare a me!
Quante volte mi sono detta:“Sto bene!” anche se non era vero . . .e subito dopo: “Prendo una pastiglia e mi passa tutto!”
Quante volte ho fatto le veci dello Stato, della Scuola o della Sanità che non sono sempre così attivi come dovrebbero o come si raccontano
Quante volte, mi è stato detto: “c’è da fare! L’unica che lo può fare sei tu, gli altri hanno altri impegni”.
Anche se anch’io ho sempre avuto un mazzetto di impegni giornalieri
E quante, poche, volte ho detto “non posso”!
Questa è la “mala educacion” di cui, ironicamente, mi lamento con le figlie e la nuora.
L’educazione che abbiamo avuto noi donne nate a ridosso della II Guerra Mondiale, quelle che le classificazioni delle generazioni chiamano “boomers”, in cui siamo comprese sia io che mia sorella (certo è che tra me, nata nei primi anni, e mia sorella, nata negli ultimi, c’è una bella differenza. Infatti io mi sento molto più vicina a quelle donne nate durante la guerra o nei primissimi anni del dopoguerra. Lei, no, lei è cresciuta con i cambiamenti dovuti al ’68).
Come mi hanno spiegato quando ero una giovane mamma, i figli imparano da quello che gli dici, ma anche molto da quello che vedono che fai. per cui, io vedendo mia nonna (nata nel 1914) e mia madre (nata nel 1930) sono cresciuta con la fissa del “prima gli altri”.
Che di per sé è una bella fissa. Ma quando tu ce l’hai e gli altri se ne aprofittano, è squilibrata.
Che dite, nel cammino verso i miei 70 anni riuscirò a essere (in modo sano) un po’ più egoista e a prendermi cura di me stessa? A coccolarmi? A cercare prima la mia soddisfazione e poi pensare agli altri?
D’altra parte, figli e nipoti possono fare da soli, sono sicura.
D’altra parte, qualche errore l’ho fatto anch’io. Ne faranno anche loro e impareranno.
Potrei dedicarmi a me e a quegli interessi (chiamiamoli hobby) che per troppi anni ho seguito solo saltuariamente, riannodare i fili di tanti “progetti” iniziati e mai conclusi . . . vuoi vedere che è l’età giusta per pensare a me stessa?
Mi e vi farò sapere!
Penso che questo blog diventerà un po’ più intimistico, sempre ironico. Perché l’ironia e l’ottimismo mi hanno aiutato a superare tanti ostacoli e a rialzarmi dopo i miei errori . . . A presto!
Ps. e se riesco ad aggiungere qualche immagine, sarò anche più felice!