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Quando è stata l’ultima volta che hai pensato a te?

Questa domanda mi gira in testa da quando l’ho letta (Intenet, giornale, libro? non ricordo)So che l’ho letta da mesi, più o meno dall’inizio dell’estate, se devo credere alla cronologia di Word, dove ho iniziato a scrivere il titolo e poi ho chiuso e ho riaperto stamattina . . .

Quando è stata l’ultima volta che ho pensato a me?
Sono sicura di aver pensato a me a luglio, quando sono risultata “POSITIVA” al SarsCov-19
E ancora, a inizio settembre quando sono stata in ospedale per un piccolo intervento.
E nella settimana dopo, quando le Figlie hanno fatto di tutto per lasciarmi in convalescenza totale.  
Ancora di più quel pomeriggio di qualche settimana fa, quando sono caduta. Inciampando banalmente nelle coperte, messe male, del letto del NonnoPapà.
Ma è stamattina, che mi sono svegliata piena di dolori dappertutto. Dopo che ho preso l’antidolorifico che ho cominciato a pensare a me!

Quante volte mi sono detta:“Sto bene!” anche se non era vero . . .e subito dopo: “Prendo una pastiglia e mi passa tutto!”
Quante volte ho fatto le veci dello Stato, della Scuola o della Sanità che non sono sempre così attivi come dovrebbero o come si raccontano
Quante volte, mi è stato detto: “c’è da fare! L’unica che lo può fare sei tu, gli altri hanno altri impegni”.
Anche se anch’io ho sempre avuto un mazzetto di impegni giornalieri
E quante, poche, volte ho detto “non posso”!

Questa è la “mala educacion” di cui, ironicamente, mi lamento con le figlie e la nuora.

L’educazione che abbiamo avuto noi donne nate a ridosso della II Guerra Mondiale, quelle che le classificazioni delle generazioni chiamano “boomers”, in cui siamo comprese sia io che mia sorella (certo è che tra me, nata nei primi anni, e mia sorella, nata negli ultimi, c’è una bella differenza. Infatti io mi sento molto più vicina a quelle donne nate durante la guerra o nei primissimi anni del dopoguerra. Lei, no, lei è cresciuta con i cambiamenti dovuti al ’68).

Come mi hanno spiegato quando ero una giovane mamma, i figli imparano da quello che gli dici, ma anche molto da quello che vedono che fai. per cui, io vedendo mia nonna (nata nel 1914) e mia madre (nata nel 1930) sono cresciuta con la fissa del “prima gli altri”.
Che di per sé è una bella fissa. Ma quando tu ce l’hai e gli altri se ne aprofittano, è squilibrata.

Che dite, nel cammino verso i miei 70 anni riuscirò a essere (in modo sano) un po’ più egoista e a prendermi cura di me stessa? A coccolarmi? A cercare prima la mia soddisfazione e poi pensare agli altri?

D’altra parte, figli e nipoti possono fare da soli, sono sicura.
D’altra parte, qualche errore l’ho fatto anch’io. Ne faranno anche loro e impareranno.
Potrei dedicarmi a me e a quegli interessi (chiamiamoli hobby) che per troppi anni ho seguito solo saltuariamente, riannodare i fili di tanti “progetti” iniziati e mai conclusi . . . vuoi vedere che è l’età giusta per pensare a me stessa?

Mi e vi farò sapere!
Penso che questo blog diventerà un po’ più intimistico, sempre ironico. Perché l’ironia e l’ottimismo mi hanno aiutato a superare tanti ostacoli e a rialzarmi dopo i miei errori . . . A presto!   


Ps. e se riesco ad aggiungere qualche immagine, sarò anche più felice!

Mercoledì delle Ceneri – 2019

Oggi, mercoledì delle Ceneri,  nella Chiesa cattolica di rito romano e in molte Chiese protestanti, ci si mette in cammino verso la Pasqua. (i fratelli di rito Ambrosiano, iniziano domenica)
È come un nuovo Capodanno, è un nuovo inizio, un cambiamento . . . o almeno, così dovrebbe essere. Oggi, a chi crede e va in chiesa, verrà posto sul capo un pizzico di cenere. Verrà pronunciata una piccola frase: “Convertiti e credi al Vangelo”.
Oggi è un giorno particolare anche in cucina (sempre per chi crede e “pratica”), tutti i cattolici dei vari riti latini sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni.

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Ora, siccome io non sono teologa o nemmeno catechista, vi lascio con alcune riflessioni di una che ne sa più di me!  

Il tema scelto da Papa Francesco per il tempo liturgico che iniziamo a vivere da oggi, è: “L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19). In Terris, ne ha parlato con Suor Roberta Vinerba, teologa e prima donna a guidare l’Istituto superiore di scienze religiose (Issra) di Assisi, collegato alla Pontificia università lateranense.

Qual è il significato biblico delle Ceneri?
“La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri. Prima di tutto rappresentano la fragilità, la precarietà, dell’uomo: Abramo rivolgendosi a Dio dice: ‘Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…’ (Gen 18,27). Questo non vuol dire però che Dio ci abbia creati manchevoli in qualcosa. E’ proprio la nostra condizione di creatura a renderci indigenti perché la vita la riceviamo in dono. Noi siamo creature amate che tutto ricevono e che su questa Terra sperimentano la propria condizione di precarietà. Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: ‘I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere’ (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: ‘Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore’ (Gdt 4,11).

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Che cosa rappresentano oggi?
“Oggi più che mai abbiamo bisogno di ‘qualcuno’ che ci ricordi che siamo cenere e cenere torneremo. L’uomo infatti nonostante i progressi della scienza, della tecnologia, resta sempre una creatura precaria, debole. Pertanto le ceneri sono una memoria che parla alla nostra superbia ogni volta che ci sentiamo onnipotenti e pensiamo di essere noi stessi gli autori della nostra vita. Ma anche un invito a rendere il nostro tempo pieno d’amore, proprio perché essendo così effimero, non sappiamo quando finirà”.

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“La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri”, scriveva don Tonino Bello in una riflessione sulla Quaresima, inquadrando ogni azione di questo tempo nella cornice di due segni, la cenere e l’acqua: due tra le infinite immagini che si accavallano e rincorrono in tanti componimenti poetici dedicati al tempo dei quaranta giorni: il deserto, la strada, il viandante, la croce e la prova, il calvario e la sete, la preghiera e la purificazione.” 

Finalmente Settembre . . . L’Uva

Cosa meglio dell’Uva rappresenta questo mese?
A me, di questi giorni, pare ci sia solo questo frutto . . . questo “dono di Bacco”! 
I frutti estivi, sanno ormai di poco, i kiwi non mi attirano. Altri frutti, come l’uva, sono dolci, anche troppo, per qualcuno che abita con noi e non dovrebbe mangiarne. 
E poi, nel gesto di “piluccare” l’uva c’è un qualcosa di antico e rilassante, mangiar l’uva non è solo nutrirsi, è qualcosa in più! 

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Settembre è il mese in cui si ricomincia il lavoro, dopo le ferie estive.  Riaprono le scuole, e si fa la conta di quello che manca, di quello che dev’essere sostituito; si provano e riprovano scarpe e vestiti ai bambini ai ragazzi. In una stagione, a questa età, crescono in fretta, ci sono un sacco di cose da eliminare e altrettante da andare a comprare . . . sono due settimane frenetiche. Libri scolastici che non sono ancora arrivati e l’inventario del resto del corredo scolastico, c’è sempre qualcosa che manca. 
Settembre è quasi un “capodanno”, ma più reale. in effetti (più che a fine dicembre) c’è un cambio di ritmi: le giornate si accorciano, la luce diventa più dolce. Tende e tendine danno quasi noia, da un giorno all’altro si rinfresca l’aria. A volte si sente il bisogno di chiudere le finestre. Da qualche parte, in montagna, hanno già visto la neve!

Settembre, e le cose da fare in casa tornano, prepotenti, a farsi notare . . . l’estate con la sua luce accecante le aveva messe in ombra, ma ora che il sole si abbassa, si vede tutto, anche negli angolini più remoti della casa . . . e molto di quello che è stato rimandato, ecco che torna di attualità! 

“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare”, per anni è stato l’unico pezzo di una bellissima poesia su questo mese, che ho imparato in terza elementare. La poesia intera l’ho trovata anni dopo. E l’ho apprezzata ancora di più da quando sono arrivata quaggiù, e scoprendo (in gita con la famiglia), l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. Certe cose hanno bisogno di tempo e di vita vissuta per capirle fino in fondo, non basta studiarle a scuola.

Settembre e l’Uva . . . e qualche ricetta “dall’antipasto al dolce” per gustare a 360°

Finalmente Agosto . . . I Pomodori

Con questo caldo, caldo d’agosto, i pomodori nell’orto finalmente sono al loro meglio . . . 
abbiamo solo una parte delle molte varietà di pomodori esistenti, ma quando sono ben maturi e non vanno bene per essere conditi in insalata (“sapore di sugo” dice l’Uomodellamiavita) si comincia a fare il sugo fresco . . . 

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Si va nell’orto (di preferenza nelle ore più fresche, ovviamente) e si raccolgono nella cesta i pomodori rossi rossi . . . siano “cuore di bue” o “ciliegini“, “a pera” o “datterini“, i “robin” o i “sanmarzano” (che a me paiono gli antichi “bisceglie“) o i “costoluto  marmande”

Agosto è pomodori e melanzane “arrosto”, sulla brace del fuoco che scalda il calderone pieno di “bottiglie di passata” per l’inverno!
Agosto è pomodori con tutti i formaggi che trovo, anche se qualcuno dice che non si dovrebbe mangiarli assieme, fanno male!
Agosto è il mese del compleanno del blog . . . e quest’anno sono 11!
Non me lo sono dimenticato, ma ero impegnata in altre 1001 cose!
Agosto è il mese del compleanno del PiccoloPrincipe! Delle ferie dell’Udmv! Del ritorno a casa della FigliaPiccola! Degli impegni in spiaggia del PiccoloLord e della sua mamma!
Agosto è il mese (quasi) senza orari, senza regole, senza impegni pressanti . . .

E anche quest’anno il mese è passato in un lampo . . . caldo (un po’ troppo), la pioggia al momento giusto per ricordarci che a breve sarà autunno e si ritornerà a scuola.
È stato funestato, quest’anno, da vari incidenti, sciagure, morti, feriti e sfollati (ne avrete sentito parlare nei telegiornali e sui giornali, inutile riparlarne) . . . e anche noi, qua sulla Costa abbiamo avuto il disagio di un surplus di traffico stradale, perché in autostrada (proprio nei giorni del “rientro”) un camion ha preso fuoco in una galleria e hanno bloccato tutta la corsia per giorni . . . dirottando auto e camion sulle strade “normali” e dove passa la maggior parte della gente. Ma dalla Strada Statale Adriatica, creando file a passo d’uomo e impedendo a chi scende dalla collina di attraversare per poter raggiungere la propria destinazione . . . disagi per tutti!

 

 

Qualche notizia di oggi e due chiacchiere su una pendola

Al controllo definitivo all’Allergologia della Città Gemella nella regione “forte e gentile”, la mia schiena appariva senza segni di reazione . . . per cui la diagnosi è stata: “allergia alla polvere” . . . tre mesi di cura anche per questo e poi, di nuovo una batteria di controlli.
Il viaggio è stato diverso da quello di ieri, tanto sole c’era ieri, tanta pioggia c’era oggi . . . si lo so che era previsto, ma io (in certi casi) spero sempre che quelli del meteo non ci prendano!
Oggi PiccoloLord è tornato da scuola e sbirciando nei suoi quaderni, ho scoperto che ieri hanno studiato le frazioni . . . il NonnoPapà non può ancora riprendersi da questa notizia.
Nel pomeriggio abbiamo avutola visita della Nuora e del PiccoloPrincipe, che comincia a farsi sentire, usando dei suoni decisi se vuole che qualcuno lo osservi. Ha anche un grande interesse per i nostri 3 pelosi e loro per lui (aspetto con ansia di vederlo “trottolare” in giro con i cani che gli fanno da scorta! Lo so perché facevano lo stesso col PiccoloLord)

Tra un viaggio e l’altro all’Ospedale, tra una spesa e l’altra, un nipote e l’altro, sono passata da un anziano artigiano, per ritirare un pendola, ricordo di famiglia. . . . . .

Quando due anni fa siamo stati nella città delle Orobie, lo ZioPadrino ha insistito perché mio padre prendesse la pendola del nonno V (in pratica, il mio bis nonno).
Con l’aiuto della “cuginetta”E l’abbiamo imballata bene bene e le abbiamo fatto fare un ennesimo lungo viaggio . . . fino alle colline che sovrastano la Città sulla Costa.

Questa pendola ha una lunga storia. Faceva bella mostra di sé nella casa del mio avo.
Quando lui e la moglie sono invecchiati e sono andati a vivere con i miei nonni (mio nonno era il suo figlio minore), come capita si son portati dietro quasi tutto quello che potevano: una serie di pentole di rame, quel che restava del corredo della bisnonna, un quadretto da mettere in capo al letto e il lettone, coi suoi materassi, di crine e di lana. Qualche rara fotografia, scattata dal fotografo nelle occasioni speciali. E la pendola.
Poche cose, che resteranno in casa per anni, all’epoca non c’era bisogno di fare “space clearing”, di spazio ce n’era poco, ma di roba ancora meno. Quello che c’era in casa era costato sacrifici, veniva usato con attenzione e tenuto con cura.
Ho ancora, del corredo della mia di nonna, un paio di asciugamani di tela operata, con lunghe frange, tassativamente bianchi.

La pendola, dicevamo, che segnava il passare del tempo con i suoi rintocchi.
La pendola funzionava, bene. Ma dopo un po’ di anni, morta la Nonna e anche il NonnoV, si fermò pure la pendola.
Mio Nonno, la fece aggiustare, da un orologiaio “piccoletto e della BassaItalia con un buffo accento”, questo è il ricordo di mio padre.
Se lo ricorda bene, il negozietto, l’artigiano che veniva da lontano e la pendola che nel giro di pochi giorni ritornò a casa funzionante e fui riportata dall’orologiaio per un nuovo assestamento. L’orologiaio l’aveva aggiustata così bene che scandiva le ore con un forte rintocco: “don don don . . . “, tanti rintocchi quante erano le ore. Il rintocco poteva essere ripetuto, tirando una cordicella . . . visto che i due figli si divertivano a tirare questa cordicella per sentire più e più volte i rintocchi, mio nonno ritornò dall’orologiaio con la pendola e gli fece togliere la cordicella.

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Sotto la lente d’ingrandimento, la fotografia di Frau Marta Linz . . . . .  nella didascalia quasi le stesse parole che ho trovato su Wikipedia

Doveva essere il lontano 1934 o, al massimo, il 1935. I ricordi sulle date sono contrastanti e poi vi spiego il perché, mio padre (ed è l’unico rimasto a poter dire qualcosa di quell’epoca) è convinto che fosse il 1935, in base a dei calcoli e ragionamenti su nascite e  fatti accaduti in famiglia. Ma sul retro della pendola c’erano due fogli di giornale, scostando delicatamente le pieghe abbiamo scoperto che appartengono alla “Tribuna Illustrata” del 17 febbraio del XII Anno dell’era fascista  (che, grazie a Google, abbiamo scoperto “andare” dal 29 ottobre 1933 al 28 ottobre 1934), Due pagine che ci raccontano un po’ di storia, ma anche tanta pubblicità . . . l’articolo più interessante riguarda una donna, una musicista, la signora Marta Linz la cui storia sono andata subito a cercare. Ho trovato notizie, ma solo in tedesco . . . Comunque, un paragrafo, corrisponde esattamente all’articolo del giornale: “(…) Nel 1934 e nel 1935, Linz diresse la Berliner Philharmoniker, annunciata come la “prima donna” sul podio dell’orchestra, il che non era vero; c’erano almeno sei donne che avevano diretto l’ensemble prima di lei (…)”
Si parla anche dei programmi di una “Radio Rurale” e anche di questa abbiamo subito cercato e trovato notizie

Abbiamo potuto leggere questi “reperti” perché, purtroppo, la pendola, malgrado la sua storia quasi leggendaria in famiglia, non funziona più (da anni). L’abbiamo portata da più di un orologiaio, ognuno di loro si è defilato, indicandoci un anziano signore. L’unico, sono tutti concordi, che ha l’esperienza e gli attrezzi adatti a un meccanismo così antico.
Ci siamo andati e lui, dopo averla studiata per qualche giorno, ha sentenziato che, oltre agli ingranaggi della pendola (che lui potrebbe aggiustare con una spesa di circa 250€), bisognerebbe far aggiustare anche la “cassa” di legno da un restauratore . . . la pendola è tornata a casa e, visto che fa freddo e si prevede neve, resta qua ancora per qualche settimana, forse prima o poi la faccio vedere a un restauratore per un preventivo . . . Perché mi piacerebbe sentire quei rintocchi . . . anche solo di giorno!

E poi all’improvviso . . .

E poi, all’improvviso ti trovi nello studio di un’allergologo
Che, contrariamente a quello che ti ha detto il MedicodiBase (MdB), ti toglie tutte le illusioni di avere avuto un forte attacco allergico . . . “Lei ha preso un qualche virus, intestinale, polmonare o che so io e solo successivamente, avendo le difese basse, le è arrivata l’allergia. I sintomi che lei mi racconta NON sono da allergia! Le ghiandole sotto le ascelle e sotto la mascella non si gonfiano per l’allergia!”  (il discorso l’ho riportato come l’ho capito!)

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Così cosa fai??? Vai a prendere la sostituta della sostituta del MdB e gli chiedi dove ha preso la laurea? Una Dottoressa che è più giovane della FigliaPiccola? 
Vai di corsa negli uffici della Usl e cambi MedicodiBase? Ma chi si sceglie? Dove ti informi? Senti i parenti che, poco o tanto, si lamentano di qualche pecca di ognuno dei loro MdB . . .
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Ci pensi . . . aspetti . . . ti prepari ad andare a parlare con la dottoressa giovane e disponibile per vedere se, dopo quasi 20 giorni dal primo “star male” riesce a ricavare qualcosa dagli indizi di cui ho tenuto un diario. 

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Per altro, in questi 20 giorni sono stata in studio almeno 5 volte, tra i miei fastidi e le ricette per le medicine del NonnoPapà, abbiamo parlato ampiamente di me e dei disturbi che mi affliggevano in quei giorni (e che ora, pare si siano quietati), sempre imputati a una generica “allergia” . . . 

AAA Dott House cercasi . . . un medico che davvero si concentri sul paziente e non solo sulle ricette, prescrizioni, impegnative e non pensi: “alle 10.30 chiudo lo studio!” 

DR-HOUSE
Intanto, ho l’ordine di non prendere altre medicine, sopportare dolori e fastidi, fino a nuovo ordine. Sto in attesa di una data, quella in cui il luminare delle allergie mi farà dei test per stabilire (non una volta per tutte, perché, mi dicono , le allergie sono “ballerine”) a cosa sono allergica in questo periodo, onde evitare certi “incontri” e vivere felice! 

Pare che “vivere con le allergie” non sia facile, ma possibile sì! 

 

 

Un nuovo Anniversario . . . 9 anni di blog

Chi mi segue lo sa . . . oggi per me è un giorno triste! 
Chi mi legge da un po’ lo sa . . . oggi per me è un giorno da festeggiare!

Questa dicotomia mi segue da anni! Me la tengo stretta, fa parte di me! 

Sono 9 anni che questo blog è nato, nel giorno del ricordo della morte di mia madre. 

Non posso parlare di mia madre con la leggerezza e l’ironia che uso su queste pagine.
Non posso parlare dei miei sentimenti nei suoi confronti o nei confronti di quel giorno. Ne ho parlato una volta, velocemente.
Certe sensazioni sono presenti, sempre, in fondo al mio pensiero, le sento scorrere nei giorni allegri e in quelli tristi, nei momenti di gioia e in quelli di dolore, negli incontri con vecchi e nuovi amici, nei ricordi con chi l’ha conosciuta e nel racconto di aneddoti o di citazioni quando, a volte, se ne parla con chi non l’ha conosciuta.
Ma sono solo miei, non li condivido con nessuno.

Però, non posso non festeggiare la nascita di questo blog, un blog un po’ abbandonato, ma mai chiuso. (*)
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Allora, andiamo a cominciare . . . 9 è uno dei numeri “importanti” sia nella matematica, sia nella mitologia, sia nella religione e persino nella letteratuta . . .

9 sono i mesi di gestazione di noi umani e, infatti, nella “smorfia” il numero 9 è la figliolanza.

Nel Cristianesimo il numero nove è simbolo del miracolo in quanto quadrato di 3, simbolo della trinità e del sacrificio di Cristo per la salvezza degli uomini. Nei Vangeli, Gesù crocifisso alla terza ora, comincia l’agonia alla sesta ora, e spira alla nona.
Nove giorni e nove notti sono la misura del tempo che separa il cielo dalla terra e questa dall’inferno.
Novena . . . è un’attività di devozione cristiana che consiste principalmente nel recitare preghiere (come il Rosario) ripetute per nove giorni consecutivi.

Nove sono le Muse, personificazione per le scienze e le arti della somma delle conoscenze umane. In mitologia sono nate da Zeus in nove notti d’amore. Ecco i loro nomi e le espressioni a loro associate: 

 

Clio, colei che rende celebre, la Storia 
Euterpe, colei che rallegra, la Poesia lirica
Talia, colei che è festiva, la Commedia
Melpomene, colei che canta, la Tragedia
Tersicore, colei che si diletta nella danza, la Danza
Erato, colei che provoca desiderio, la Poesia amorosa 
Polimnia, colei che ha molti inni, la danza rituale e il canto sacro, ovvero il Mimo
Urania, colei che è celeste, l’Astronomia 
Calliope, colei che ha una bella voce, l’Elegia

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Nel rugby a 15 la maglia numero 9 è indossata dal mediano di mischia

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Il rugby è una buona occasione per tenere lontani trenta energumeni dal centro della città. (Oscar Wilde)

Dante identifica nel numero nove la massima espressione dell’amore divino. Al numero nove identifica anche Beatrice, simbolo divino, che gli apparve per la prima volta all’età di nove anni. Il secondo incontro avviene esattamente nove anni più tardi dove Beatrice rivolge a Dante il suo primo saluto nell’ora nona di quel giorno. Dante poi compila l’elenco delle sessanta donne più belle di Firenze e Beatrice significativamente compare non al primo posto, bensì al nono. 
Nella Divina Commedia di Dante nove è anche il numero dei cerchi infernali e simmetricamente nove sono le sfere celesti del paradiso.

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Novembre si chiama così perché, nel calendario romano, era il nono mese dell’anno

Che dire d’altro??? Non mi sento di promettere post a raffica, non mi sento di escludere nuovi post.  Intanto, festeggio . . . poi vedrò cosa mi viene voglia di fare in questo decimo anno da blogger che vado a cominciare! 🙂

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(*) Già qua ci vorrebbe una/o psichiatra che mi spiegasse perché non scrivo e non cancello tutto. Nella mia testa ci sono 101 giustificazioni per questa trascuratezza e 101 volte in cui ho provato a ricominciare a scrivere, per poi cancellare il post. Pensando tra me e me che di sicuro, l’argomento di cui volevo parlare non sarebbe stato interessante ad altri che me . . . 

Non sono mai stata brava a tenere un diario . . . ci sono cose che scrivendole mi sembrano più pesanti . . . e non voglio ritrovarmi, in futuro, massi e macigni che sono riuscita a superare, ancora tra i piedi! 

La pazzia da Buon Samaritano

Pazzie da Buon Samaritano!
Cose che capitano a casa di Fiordicactus, in una tranquilla mattina d’estate.

Le ferie appena appena cominciate, tutti in pieno relax . . . Fiordicactus si dedica (con calma) a qualche incombenza “straordinaria”. All’aperto, sulla ghiaia del cortile, è impegnata nella pedicure del NonnoPapà. Il pranzo, la casa, il resto delle faccende possono aspettare, c’è tempo!
All’improvviso, i cani che abbaiano da un po’ e un rumore di auto col motore al minimo di sottofondo le fanno chiedere alla FigliaGrande (che sta beatamente tenendo d’occhio il PiccoloLord sull’altalena) di andare a vedere cosa sta succedendo sulla strada.
Arriva la notizia che due auto, piene zeppe di roba e di bambini, sono ferme sotto il sole e gli adulti sono in cerca di una casa per le vacanze, un appartamento per 10 persone per il quale hanno mandato già tutti i soldi (e che dovrebbe trovarsi nella nostra zona) . . . Truffati e a 600 e rotti kilometri da casa.
Arrivano direttamente dal Nord, dopo un viaggio lungo e faticoso. Adulti, ragazzi e bambini . . . Dico alla FigliaGrande che li inviti a entrare, se hanno bisogno di rinfrescarsi, di qualcosa di fresco da bere, di uno spazio dove i bambini possano sgranchirsi le gambe mentre gli adulti cercano di risolvere la situazione . . .
Quando ci raccontano il loro viaggio, lungo e faticoso, di notte, con una giornata di lavoro sulle spalle. Quando ci raccontano del loro sogno di una vacanza dopo anni di estati in città, con i sacrifici per raccogliere i soldi risparmiati per un’anno. Quando ci parlano di come è andata la faccenda della truffa . . . mi piange il cuore e mi sento di aiutarli.
Oltre ad aver messo sul tavolo bevande e bicchieri (non vogliono molto di più, giusto qualche fetta di pane ai più piccoli), prendo a telefonare a tutti quelli che mi immagino possano aiutarmi, ma è difficile, in pieno agosto, trovare posto a un gruppo così numeroso e quando si trova qualcosa è troppo caro per il loro gruzzolo. Bisogna ricordare che hanno perso sia l’appartamento (inesistente) che i soldi per l’affitto (inviati con bonifico in largo anticipo rispetto alla partenza “Sa, signora, ho altre persone che sono interessate, se mi manda tutto, ferma la casa ed è pià sicura!” così era stato detto, lo sapremo dopo dalla signora stessa).
Da un paio di “esperti” del settore turismo scopro che questo tipo di truffa, nella zona, va avanti da un paio d’anni, miete vittime di tutta Italia. Loro scoprono, tramite Internet, che lo stesso nome e gli stessi dati bancari compaiono su un articolo di giornale che parla di una truffa simile, in quel di Jesi . . . e uno di quei casi in cui non vale il detto: “Mal comune, mezzo gaudio”
Alla fine, malgrado li avessimo invitati a dividere con noi un piatto di pastasciutta, se ne vanno per passare del tempo al mare, fare pranzo e, fiduciosi,  provare a telefonare a degli amici loro, che stanno in vacanza tra Marche e Abruzzo, per vedere se riescono a trovare un alloggio. E poi, devono anche  andare dai Carabinieri per la denuncia di rito.
Li salutiamo, convinti di non vederli più, anche noi speranzosi che possano trovare casa e proseguire la loro meritata vacanza.

Ritornano nel primo pomeriggio, 3 adulti, una delle signore è rimasta al mare con i bambini. Sconfortati e sfiduciati.
Dai Carabinieri, niente di fatto, tornare domattina . . . le telefonate fatte da loro hanno sortito lo stesso risultato delle mie: niente da fare, i posti non si trovano, se c’è qualcosa è fuori dal loro budget.
Il pomeriggio scorre e lo sconforto cresce . . . anche volendo ritornare a casa, una notte di sonno ci vuole! Almeno i bambini possono riposare in auto, ma i grandi??? Si prospetta l’idea di sedersi su un marciapiede per vegliare le auto, parcheggiate, con i figli dentro.

Voi che avreste fatto???

Io ho messo a disposizione un mezzo appartamento (grezzo e con finestre di fortuna), un bagno ai minimi termini, una doccia improvvisata all’aperto (ma con acqua calda e fredda) e tutti i letti che sono riuscita a recuperare, più due brandine da campeggio, il frigor che sta in garage, fornello da campeggio e tutto il nostro affetto. Mi sono sentita di aiutarli, perché non volevo che perdessero la fiducia nella gente.

Anche se era una sistemazione mooolto provvisoria, giusto in attesa di vedere come andava a finire e lo sapevamo sia noi che loro.

Il giorno dopo, denuncia ai Carabinieri. Ragazzi e adulti in spiaggia. Adulti alla ricerca di relax e della casa che quelli dell’Associazione Turismo hanno cercato di trovare in tutto il giorno, senza risultati soddisfacenti per i nostri ospiti. Sono riusciti persino a concedersi una serata in centro, al porto e all’Ufficio del Turismo.

Il terzo giorno, pioggia, nuvole e vento e il giorno dopo, dicono al meteo, si prevede ancora tempo incerto . . . la sera, dopo una giornata passata a telefonare senza risultato, decidono di rientrare a casa loro.
Rifanno le valige, ricaricano tutto in macchina, baci e abbracci (e scambio di numeri telefonici), promessa di ritornare (e far controllare da noi, prima, l’esistenza di eventuali case trovate in Internet) l’estate prossima.

 

 

 

. . . e sono otto!

Sono otto anni che è nato questo blog, una mattina estiva ho iniziato a scrivere di getto, parole che volevano uscire . . . a tutti i costi.

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Purtroppo, ultimamente non sono riuscita a scrivere tutti i post che avrei voluto . . . non mi faccio nemmeno più promesse, troppe cose nella testa

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Però, ho speranze per questo blogghettino, il numero 8 è un gran bel numero.
In Giappone il numero otto è considerato sacro dai tempi più remoti: esso rappresenta la quantità innumerevole, immensa quantunque non indefinibile.
L’otto è universalmente considerato il numero dell’equilibrio cosmico.
Ruotato di 90 gradi, l’otto diventa il simbolo dell’infinito.

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Devo solo trovare il tempo di organizzare i pensieri!

Quando l’amore . . .

 Quando l’amore

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Quando l’amore vi chiama, seguitelo, benché le sue vie siano faticose e ripide.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a esso, quantunque la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand’esso vi parla, credetegli, sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché proprio come l’amore vi incorona, così vi crocifiggerà.
Come è per la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Proprio come sale fino alla vostra altezza per accarezzare i vostri più teneri rami che tremano nel sole, così esso scenderà alle vostre radici per scuoterle dov’esse sono più fortemente attaccate alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie a sé.

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Vi trebbia per mettervi a nudo.
Vi setaccia per liberarvi dalle vostre pellicole.
Vi macina sino a rendervi candidi
Vi impasta sino a quando non sarete flessibili, e poi vi cede al suo sacro fuoco, affinché voi possiate diventare pane sacro per la santa mensa di Dio.
Tutte queste cose farà a voi l’amore affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.
Ma se per paura cercherete dell’amore soltanto la pace e il piacere, meglio sarebbe allora per voi coprire la vostra nudità, uscire dall’aia dell’amore, ed entrare nel mondo senza stagioni dove voi riderete,però non tutto il vostro riso, e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

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L’amore non dà nient’altro che se stesso e non prende nulla se non da se stesso.
L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto, perché l’amore basta all’amore.
Quando amate non dovreste dire:
“Dio è nel mio cuore”, ma piuttosto “Sono nel cuore di Dio”.
E non pensiate di poter dirigere il corso dell’amore, perché è l’amore, se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L’amore non ha nessun altro desiderio che quello di adempiersi.
Ma se nel vostro amore non potete fare a meno di desiderare, fate che questi siano i vostri desideri:
Sciogliersi ed essere come un ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere feriti dalla comprensione stessa dell’amore.
E sanguinare volentieri e con gioia.
Destarsi all’alba con un cuore alato e render grazie per un altro giorno d’amore.
Riposare nell’ora del meriggio e meditare l’estasi dell’amore.
Rincasare la sera con gratitudine,e addormentarsi con una preghiera in cuore per l’amato e un canto di lode sulle labbra.

  Gibran

Pasqua 2015

A tutti quelli che oggi passano di qua, auguro

BUONA PASQUA

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 viole. . . e nella migliore tradizione, vi “recito” la poesia . . . 😉

Uccellino venuto dal bosco, che piangendo fuggivi, cos’hai visto laggiù?

Ho veduto di sotto gli ulivi, sanguinare Gesù.

Uccellino venuto dal monte, che scappavi veloce, cos’hai visto lassù?

Ho veduto tre uomini in croce, ed in mezzo c’era Gesù.

Uccellino venuto dal piano, che cinguetti nel volo, cos’hai visto laggiù?

Ho veduto dal bianco lenzuolo, risvegliarsi Gesù.

E’ una poesia che ho studiato io, ai tempi delle elementari . . . (tanti anni fa) poi, l’ha studiata qualcuno dei figli . . . l’ho ritrovata in una di quelle scatole di scarpe, dove, le mamme, conservano i “lavoretti” e le letterine . . . senza decidersi a buttarle! 😉

Inizio d’anno

Non so se a scuola si scrive ancora, in cima al foglio, il nome della città/paese/paesello seguito dalla data Non so se ci sono altri che come me, almeno per tutto il mese di gennaio si imbrogliavano con l’anno e scrivevano il numero di quello finito Pensavo stamattina che se avessi scritto una data avrei dovuto stare attenta a non  sbagliare l’anno. Ma poi, subito dopo, ho pensato che ormai è raro che scrivo una data. Quello che scrivo, ultimamente, lo data il Pc . . . 

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L’anno nuovo è anche il momento di fare bilanci e proclamare buoni propositi. Ricordo che li feci, fine anno del 2008 . . . li potrei riproporre pari pari, ma quest’anno almeno la metà li voglio mantenere.

Mi sono accorta che questo blog è in discesa, in forte discesa (se non fosse che ogni giorno vi sono almeno 30 visite e almeno una persona viene a leggere una delle pagine che riguardano la canzone Romaria), non ho più spam, vorrà dire che WordPress lavora bene e li blocca a monte o che, essendo il blog quasi in coma, agli spammatori seriali non interessa più?

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Avevo detto che mi sarei impegnata a postare con una certa regolarità, ma si sa, Fior di Cactus propone e Dio dispone  . . . non ho più l’entusiasmo di un tempo, il tempo di raccogliere le idee e gli amici che mi supportavano anni fa, quando ho iniziato . . . dovrò darmi da fare, come consigliano gli esperti, per crearmi una nuova cerchia di lettori/amici?

Social media buttons

Ogni tanto mi capita di cliccare l’indirizzo di un blog amico e lo trovo chiuso, con tanto di “ultimo post” di spiegazioni. Solo un paio, dopo lunghi mesi di silenzio, hanno ricominciato a scrivere . . . la situazione è deprimente. Sarà colpa dei “social”? Sarà colpa dei tanti problemi che abbiamo nella (così detta) vita reale? Sarà stanchezza, pigrizia, mancanza di tempo (o tutte e tre le cose insieme)?

Mi do una smossa e recupero il tempo perso . . . questo post era una bozza, iniziata il 4 gennaio, l’ho finita con un po’ di ritardo, ma la posto con la sua data di nascita

Si cucina per vivere o si vive per cucinare???

Il dubbio amletico del titolo non aleggia tutti i giorni in casa di Fiordicactus, ma durante le feste (a volte prima a volte dopo essersi seduti a tavola) ci si infervora sull’argomento e qui di seguito, vi scrivo alcuni pareri.

10888661_10205604691626845_7538978648653482984_nInsalata russa (nascosta dalle uova sode)  . . .  tradizione del NonnoPapà

Secondo il NonnoPapà, si mangia per campare, per cui si dovrebbe spendere poco tempo per cucinare, piatti semplici e, possibilmente, facili da masticare. La tavola ordinata, ma essenziale. 🙂

Secondo il Nonno, si mangia per lavorare, per cui, per il primo, pastasciutta col sugo rosso e, per il secondo, scegliamo fra una decina di preparazioni a rotazione per i giorni feriali. La domenica tagliatelle col sugo. E alle “feste”, le solite 4 preparazioni che faceva sua mamma. La tavola ordinata, ma essenziale. 🙂

10633625_10205604714827425_6654673823202365439_oPreparazione . . .  Cuoca all’opera! 

Secondo la Nonna, si mangia con tutti i 5 sensi e il suo motto è “meglio poco, ma buono”, ama i piatti tradizionali, qualche “novità”, in dosi minime, viene accettata, ma durante l’anno. La tavola le piace curata e, nelle “feste”, un po’ di più. 🙂
Secondo lo ZioFiglio, si mangia per gustare e per mantenersi in salute, il suo motto è: “Vario! Buono! Abbondante”. La tavola . . . È proprio obbligatorio apparecchiare la tavola per mangiare??? 😉

10887430_10205604694506917_1282308284686709310_oAntipasto tradizionalissimo . . . per accontentare il Nonno

Il peggio che può capitare in una casa (e in questi giorni in questa casa) è una FigliaGrande (cuoca e gourmand, a cui piace sperimentare piatti nuovi come ne sente parlare, a cui è stato insegnato che la “mise en place” è altrettanto importante che il cibo che si porta a tavola) in piena tempesta creativa da “feste” natalizie e di fine anno . . .  

10896448_10205604725547693_2332394465144384273_oCannelloni ripieni di ricotta e spinaci . . . da leccarsi i baffi! 

unita a una FigliaPiccola che  (in questo periodo, fa l’operatrice video in alcune trasmissioni Tv di cucina, pasticceria et similia) ha portato a casa delle ricette (dolci e salate) da provare,

10906218_10205604723107632_7353709388117313223_nPolenta, zampone e lenticchie

sono una catastrofe alimentare . . . un delirio di piatti e piattini, bicchieri e bicchierini, ciotole, ciotoline e ammenicoli vari, in cucina e in tavola.

1399081_10205604703507142_9085081470719407638_oCottege Pie – Adelaide Michelini

E mi è capitato di sentire conversazioni ai limiti dell’assurdo, tipo questa:
FigliaPiccola: “Ho queste ricette, che hanno fatto i cuochi del programma dove lavoro in questo periodo!”
FigliaGrande: “Ma tu, queste ricette le hai viste fare?”
FigliaPiccola: “Certo!”
FigliaGrande: “Ah, bene . . . che “gancio” ha usato?”
FigliaPiccola: ” . . . Boh! Io sono lì a lavorare, non ho fatto caso . . . ”
Ognuno il suo mestiere . . . ecco che questo proverbio trova spiegazione pratica, ognuno, nel suo mestiere SA
 quali sono i particolari di cui tener conto!

10885594_10205604712187359_2200635192672830389_nTorrone Cremoso – Ricetta dello chef Maurizio Santin

In questi giorni, cioè dalla vigilia di Natale a oggi (e, è facile prevederlo, si andrà avanti fino all’Epifania), la loro alleanza ha prodotto “piatti”, che hanno soddisfatto in pieno il Figlio. Che hanno reso perplesso il NonnoPapà. Che hanno fatto scuotere la testa al Nonno . . . e che hanno fatto pensare alla Nonna che ha perso completamente il controllo della SUA cucina (e questo fatto la fa sentire più vecchia che non l’aumentare delle candeline sulla sua torta di compleanno).


1889032_10205604692826875_5856346443421175180_oOlive ripiene e fritte, all’ascolana – dalla Morosa del Figlio

Ma come si sa, l’Epifania tutte le feste si porta via! Speriamo che per quella data siano finiti anche tutti i dolci natalizi.
Torneremo al solito tram tram culinario . . . cercando di smaltire quei kiletti in più dovuti alla cucina delle feste. 


10869639_10205604726707722_6193545985545678_oCin Cin al nuovo anno

 da voi, si mangia per vivere o si vive per mangiare??? 

Le didascalie sottolineate, l’avrete capito, nascondono un link

Com’è andato il blog nel 2014 ???

2014Il 2014 ci sta lasciando . . .  mancano poche ore 

Chiudo quest’anno vecchio con le belle notizie di WordPress  . . . ringrazio i followers, ringrazio chi mi segue fin dal primo post, ringrazio gli ultimi arrivati, ringrazio chi commenta, ringrazio chi passa, legge e non commenta, ringrazio chi capita qua per sbaglio e magari ci ritorna . . .

Quest’anno non ho condiviso molto con questo “diario che risponde”, ma ne ho sentito spesso la mancanza . . . il mio angolo, neanche troppo segreto, dove cercare la gioia anche in quello che non sempre è allegro. 

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Mi dicono che questo blog è stato visitato circa 16.000 volte in 2014. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 6 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.

Ho caricato 101 immagini, quasi 2 immagini alla settimana, malgrado io abbia scritto poco .

Sul “podio” dei post più letti abbiamo: 

  1. Cuffia rasta/scaldacollo 
  2. E’ il suo Battesimo  
  3. Ancora Romaria . . . nuove notizie e nuova traduzione  

I lettori, ma non tutti commentano, sono arrivati principalmente dall’Italia (ma va’), USA e Germania oltre altri 63 paesi (un giorno vi stupirò con l’elenco dei paesi . . . mi sono stupita anch’io quando ho letto le statistiche) 

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Vi invito a fare un brindisi con me, vecchi e nuovi “amici”, sperando che il nuovo anno ci porti un po’ di serenità. 

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Ci si legge . . . ai prossimi post . . . al prossimo anno

2015

Ottobre, nei vecchi proverbi

Quando la civiltà era a prevalenza contadina, si tramandavano le conoscenze con racconti, leggende e proverbi . . .

Proèrbe del mis de Utùer – Proverbi del mese di Ottobre

A san Brünù, durcc a muntù.
A san Bruno tordi in grande quantità.

A santa Terésa, lódole a distésa.
A santa Teresa, allodole in quantità.

Per san Gal, sómna sènsa fal.
Per san Gallo, semina senza alcun fallo.

Quando a utùer a l’ piöv e l’ truna, l’invernada la sarà buna.
Quando ad ottobre piove e tuona, l’invernata sarà buona.

A san Fransèsch sómna ‘l formét se te ö troàs contét.
A san Francesco semina il frumento, se vuoi essere contento.

De la Madóna del Rosare, castègne e zét per i strade.
Per la Madonna del rosario, castagne e gente per le strade.

A san Simù, la ventaia ‘n d’ü cantù.
A san Simone, si mette in disparte il ventaglio.

Se l’ fa bèl tép ol dé de san Gal, a l’ fa bèl tép fina a Nedàl.
Se fa bel tempo il giorno di san Gallo, fa bel tempo fino a Natale.

11   De san Simù e Giüda la raa l’è marüda; marüda o de marüda la raa l’è de strepà.
A san Simone e Giuda la rapa è matura; matura o no la rapa è da strappare.

A utuèr: rae, castègne e fóns, melgòt, durcc e móst.
A ottobre: rape, castagne e funghi, granoturco, tordi e mosto.

Söcc o bagnàt, per san Löca töt somnàt.
O asciutto o bagnato, per san Luca tutto deve essere seminato.

Adesso, edotti dalla saggezza dei nostri vecchi, non ci resta che cercare sul calendario i santi . . . controllare se piove e tuona . . . e goderci le belle giornate autunnali.

La crisi del 7° anno . . . del Blog

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Si dice che al settimo anno la crisi ci può stare. . .
Si dice che l’importante non è guardare cosa è successo, ma cosa succederà . . .
Si dice che il blog non è come i diamanti, non è per sempre . . . ci si può stancare di raccontarsi, si può avere un sacco di altre cose da fare, si può scrivere meno e poi, ricominciare a scrivere con nuovo slancio . . .

Si dice, si pensa, si prevede e si discute l’impatto sociologico di questa crisi del 7° anno (anche se, in questo periodo c’è in giro un’altro tipo di crisi . . . 

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Qualche giorno fa, si è compiuto il 7° anno di vita di questo blog, per cui posso dire che, sì, in questo ultimo anno ho trascurato il mio blog, per il quale, comunque nutro ancora dell’affetto . . . abbiamo deciso (io e il Blog) di darci ancora una possibilità . . . ricominciare a raccontarsi, per parenti, amici e conoscenti . . . e per i posteri!

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In quest’ultimo anno i miei fedeli lettori, molto ridotti ma sempre costanti, non mi hanno mai lasciata sola, li ringrazio . . .
In quest’ultimo anno c’è stato un vero e proprio exploit di “followed”. Certo,  mi piacerebbe leggere i loro commenti, ma sono vergognosi . . .

In quest’ultimo anno, mi sono accorta di quanto il mio blog sia caduto in basso . . . nemmeno uno spammatore . . .

Malgrado tutto, il giorno 4 agosto, questo blog (anche se fino al gennaio 2012 era su “Splinder”) ha compiuto il suo 7^ anno . . . festeggiamolo!

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Il 7  nelle tradizioni mistiche antiche aveva un forte significato simbolico.

In indoeuropeo  si diceva: septṃ; in latino:  septem, i greci lo chiamavano:  ἑπτά, in  sanscrito era: saptà, e per i Goti:  sibun (i Goti parlavano ostrogoto, si sa!)

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Forse per qualcuno sarà una sorpresa, ma è il numero naturale dopo il 6 e prima dell’8. Da non crederci!!! 

Sette sono i colori dell’arcobaleno, ovvero il numero di bande di frequenza in cui viene convenzionalmente suddiviso lo spettro visibile: giallo, arancione, rosso, verde, blu, indaco e violetto.

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Sette sono le stelle più luminose delle costellazioni dell’Orsa maggiore e dell’Orsa minore.
Da septem triones, che in latino significa “i sette tori da traino”, nome con cui i Romani chiamavano le stelle del Grande Carro, deriva il termine settentrione. (e qui, giuro, la sorpresa l’ho avuta io) 

Sette sono le isole Canarie maggiori: Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, Lanzarote, La Palma, La Gomera ed El Hierro. (e patirei subito a visitarle, una per una, perché sono stufa di questa estate uggiosa)

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Sette sono gli storici Re di Roma  . . . vediamo se li sapete ancora tutti, senza passare il mouse sui loro nomi, che stanno (nascosti) tra le due virgolette:   Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio,Tarquinio il Superbo Lucky-Number-Seven-1183690

Il comune dado da gioco ha le facce disposte in modo tale che la somma dei numeri delle facce opposte sia sempre 7 (Es. 1 opposto al 6, 4 opposto al 3, 5 opposto al 2).

“BubuSETTEte!” è un tipico ritornello utilizzato per scherzare con i bimbi.

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Sette sono i pezzi che compongono il Tangram, antico rompicapo cinese.

Sette sono le proverbiali vite di un gatto.

Sette sono i nani nella favola di Biancaneve e i sette nani: in italiano si chiamano: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo.sette nani
Ma in inglese si chiamano: Grumpy, Dopey, Doc, Sneezy, Happy, Bashful, Sleepy.

“Sette anni nel Tibet” è un libro autobiografico dell’alpinista austriaco Heinrich Harrer (e, come capita, m’è piaciuto molto di più il libro che il film)

“7 spose per 7 fratelli” e “I magnifici 7” son due film che rivedo sempre con piacere.

Sette sono le note musicali: do, re, mi, fa, sol, la, si.

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E sette sono i giorni della settimana: Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica.

E dopo tutte queste utili notizie che avreste potuto trovare su Wikipedia (come ho fatto io che ne ho scelte solo alcune), vi saluto e vi prometto nuovi post a breve!

 

Sono di Zaffiro . . . e non vi dico altro!

Volevo festeggiare “alla grande” . . . ma la crisi morde Volevo festeggiare “in famiglia” . . . ma la FigliaPiccola è latitante (forse che a Roma la pioggia s’è portato via FigliaPiccola o il suo telefonino?)  Volevo festeggiare di domenica . . . ma ieri no, non si festeggia in anticipo . . . e la prossima domenica sembra così lontana
 
_AA zaffiro_3 Volevo festeggiare o, almeno, farci i reciproci auguri oggi, e  ci penso da una settimana . . .  eppure, stamattina presi dalle incombenze mattutine del lunedì, lui non mi ha detto niente e io non ho detto niente a lui . . . due fessi!  Volevo festeggiare e lo so da 35 anni che, oggi, è il “GranGiorno” . . . eppure stamattina me ne sono ricordata solo quando ho sentito, in Tv, qualcuno dire: “Oggi 16 giugno” . . . rimbambita! Volevo festeggiare, vediamo cosa si riesce a fare, poi ve lo racconto . . . intanto vi lascio a leggere i post degli anniversari passati (per leggere tutto, cliccate sopra ogni “titolo”)  . . . sorridendo, mi raccomando! 😉

E sono 34

2013

Ecco, mi manca un anno alle nozze di zaffiro . . . ma anche 34 mi sembrano un buon numero . . . e stanotte, come allora, mi sono svegliata con lo stomaco contratto e tanta ansia . . . La chiamano “sindrome da Anniversario” . . .

Buon . . . quella cosa lì!

2012
Per quanto buono, Santo Subito, paziente, ecc ecc (mettete voi le doti di un marito perfetto, ma anche qualche difetto, perché ce li ha) l’Uomodellamiavita si ricorda ogni anno che oggi è un GIORNO SPECIALE, ma regolarmente non si ricorda la parolina magica . . . ANNIVERSARIO  (di Matrimonio) e così, dopo che un anno mi ha svegliato con un “Buon Onomastico”, non ci prova più, oggi è “quella cosa lì”! . . .

Love is . . .

2011
La vita è . . .  sguardi,  sorrisi,  risate,  pianti,  figli,  pappe,  cacche,  compiti,  vacanze,  mal di denti, salute, malattie,  lavoro,  riposo,  discussioni,  comprensioni,  famiglia,  fratelli,  sorelle,  nipoti,  giovani,  vecchi,  aiuto reciproco,  fiducia,  rispetto,  affetto,  allegria,  tristezza . . . amore . . . 

Il nostro Anniversario . . .

2010
Volevo parlare di me e di lui, due ragazzi di tanti anni fa . . . volevo parlare degli invitati alla cerimonia . . . volevo parlare dei sogni e dei desideri realizzati e no . . .  non avevo tanto tempo e ho pensato di mettere un cartello:

Post in allestimento!!! . . . 

La tovaglia a scacchi

2009

E’ una tovaglia a scacchi marroni e bianchi, marrone più chiaro e più scuro, in misto lino. E’ una tovaglia che ha scelto mio nonno, per me, quando ha saputo che stavo mettendo su casa. E’ una tovaglia sbiadita, bucata, tagliata e sfilacciata nell’orlo ad archetti, ma è una tovaglia che gira per casa da 30 anni, e non mi decido a buttarla via! . . . 

48ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

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clicca sull’immagine e potrai vederla grande

Per il papa Francesco non ci sono dubbi, la comunicazione raggiunge il suo apice quando si mette al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, quando cioè il verbo «comunicare » viene coniugato insieme ai verbi «ascoltare, dialogare, incoraggiare e condividere».


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Perché coloro che sono chiamati a guidare la società civile usino con saggezza ed equilibrio i mezzi della comunicazione sociale, mirino al bene di tutti, evitando ogni protagonismo e interesse di parte

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Perché gli scrittori, i giornalisti, i registi e gli operatori della comunicazione nel raccontare il mondo che li circonda siano sempre attenti e rispettosi della verità e della dignità di ogni uomo, incoraggino a cercare ciò che è bello, buono e santo

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 Perché ognuno di noi usi con saggezza ed equilibrio le nuove tecnologie che il progresso scientifico ha messo nelle nostre mani, ci servano a costruire una società dove primeggiano l’amore di Dio, il rispetto reciproco, il dialogo e l’amicizia

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Perché la nostra comunità, illuminata dallo Spirito Santo, non tema
di affrontare le nuove sfide e di testimoniare il Vangelo
anche dove il terreno sembra più arido e impervio

Istinti . . .

D’istinto, se vedo un sasso a portata di piede, lo calcio. Anche per più volte, senza vergogna, seguendolo mentre percorro la via . . .

Sassi sulla strada.
© Fiordicactus

 

D’istinto, se trovo una “spoletta” di filo da cucire, ci metto il pollice sotto e l’avvicino alle labbra, fischiando . . .  Me lo insegnò mia nonna, dovrei insegnarlo al PiccoloLord

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D’istinto, se passo vicino a una cancellata, ci faccio scorrere le dita o se ce l’ho sottomano, una chiave. Per sentire l’allegra canzone che mi dona . . .

Ringhiere ferro battuto per esterno con punte

D’istinto, se vedo un paffuto bimbetto nel passeggino con i piedi nudi, mi verrebbe di fargli il solletico  . . . ma di questi tempi è meglio non indulgere a questo divertimento, si potrebbe essere fraintesi 

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D’istinto, se c’è una fontanella, devo bere “a canna”, ma senza appoggiare le labbra alla cannella, bagnandomi sempre un po’   . . .

FOntanella

D’istinto, se compro il pane e me lo danno caldo e profumato (capita ancora in certi forni), ne stacco un bel pezzetto e me lo mangio con piacere . . .

pane-fresco

D’istinto,  ci sono un sacco di cose che faccio e di cui mi accorgo solo dopo che le ho fatte. È la “bambina” che è in me, non si accorge che sono, ormai, una vecchia signora, una nonna . . .

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Eh, l’istinto!

Aggiornamento: (*) Siccome non trovavo una foto che mi andasse bene per illustrare la voglia di calciare sassi, ho cercato un sasso nel mio cortile, me ne sono andata sulla strada, ho appoggiato il sasso e mi sono inginocchiata . . . (con tutti i miei 75Kg e oltre), mi sono semi sdraiata e ho fatto la foto che vedete (con una compattina Nikon . . . solo dopo mi sono accorta che un vicino mi guardava perplesso.  😉
Anche questo è un’istinto . . . adesso le ginocchia si fanno risentire! 🙂

Auguri Mamma

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.

Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso.
A te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello del vulcano che ci orientava il sonno.

Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri De Luca