Al controllo definitivo all’Allergologia della Città Gemella nella regione “forte e gentile”, la mia schiena appariva senza segni di reazione . . . per cui la diagnosi è stata: “allergia alla polvere” . . . tre mesi di cura anche per questo e poi, di nuovo una batteria di controlli.
Il viaggio è stato diverso da quello di ieri, tanto sole c’era ieri, tanta pioggia c’era oggi . . . si lo so che era previsto, ma io (in certi casi) spero sempre che quelli del meteo non ci prendano!
Oggi PiccoloLord è tornato da scuola e sbirciando nei suoi quaderni, ho scoperto che ieri hanno studiato le frazioni . . . il NonnoPapà non può ancora riprendersi da questa notizia.
Nel pomeriggio abbiamo avutola visita della Nuora e del PiccoloPrincipe, che comincia a farsi sentire, usando dei suoni decisi se vuole che qualcuno lo osservi. Ha anche un grande interesse per i nostri 3 pelosi e loro per lui (aspetto con ansia di vederlo “trottolare” in giro con i cani che gli fanno da scorta! Lo so perché facevano lo stesso col PiccoloLord)
Tra un viaggio e l’altro all’Ospedale, tra una spesa e l’altra, un nipote e l’altro, sono passata da un anziano artigiano, per ritirare un pendola, ricordo di famiglia. . . . . .
Quando due anni fa siamo stati nella città delle Orobie, lo ZioPadrino ha insistito perché mio padre prendesse la pendola del nonno V (in pratica, il mio bis nonno).
Con l’aiuto della “cuginetta”E l’abbiamo imballata bene bene e le abbiamo fatto fare un ennesimo lungo viaggio . . . fino alle colline che sovrastano la Città sulla Costa.
Questa pendola ha una lunga storia. Faceva bella mostra di sé nella casa del mio avo.
Quando lui e la moglie sono invecchiati e sono andati a vivere con i miei nonni (mio nonno era il suo figlio minore), come capita si son portati dietro quasi tutto quello che potevano: una serie di pentole di rame, quel che restava del corredo della bisnonna, un quadretto da mettere in capo al letto e il lettone, coi suoi materassi, di crine e di lana. Qualche rara fotografia, scattata dal fotografo nelle occasioni speciali. E la pendola.
Poche cose, che resteranno in casa per anni, all’epoca non c’era bisogno di fare “space clearing”, di spazio ce n’era poco, ma di roba ancora meno. Quello che c’era in casa era costato sacrifici, veniva usato con attenzione e tenuto con cura.
Ho ancora, del corredo della mia di nonna, un paio di asciugamani di tela operata, con lunghe frange, tassativamente bianchi.
La pendola, dicevamo, che segnava il passare del tempo con i suoi rintocchi.
La pendola funzionava, bene. Ma dopo un po’ di anni, morta la Nonna e anche il NonnoV, si fermò pure la pendola.
Mio Nonno, la fece aggiustare, da un orologiaio “piccoletto e della BassaItalia con un buffo accento”, questo è il ricordo di mio padre.
Se lo ricorda bene, il negozietto, l’artigiano che veniva da lontano e la pendola che nel giro di pochi giorni ritornò a casa funzionante e fui riportata dall’orologiaio per un nuovo assestamento. L’orologiaio l’aveva aggiustata così bene che scandiva le ore con un forte rintocco: “don don don . . . “, tanti rintocchi quante erano le ore. Il rintocco poteva essere ripetuto, tirando una cordicella . . . visto che i due figli si divertivano a tirare questa cordicella per sentire più e più volte i rintocchi, mio nonno ritornò dall’orologiaio con la pendola e gli fece togliere la cordicella.
Doveva essere il lontano 1934 o, al massimo, il 1935. I ricordi sulle date sono contrastanti e poi vi spiego il perché, mio padre (ed è l’unico rimasto a poter dire qualcosa di quell’epoca) è convinto che fosse il 1935, in base a dei calcoli e ragionamenti su nascite e fatti accaduti in famiglia. Ma sul retro della pendola c’erano due fogli di giornale, scostando delicatamente le pieghe abbiamo scoperto che appartengono alla “Tribuna Illustrata” del 17 febbraio del XII Anno dell’era fascista (che, grazie a Google, abbiamo scoperto “andare” dal 29 ottobre 1933 al 28 ottobre 1934), Due pagine che ci raccontano un po’ di storia, ma anche tanta pubblicità . . . l’articolo più interessante riguarda una donna, una musicista, la signora Marta Linz la cui storia sono andata subito a cercare. Ho trovato notizie, ma solo in tedesco . . . Comunque, un paragrafo, corrisponde esattamente all’articolo del giornale: “(…) Nel 1934 e nel 1935, Linz diresse la Berliner Philharmoniker, annunciata come la “prima donna” sul podio dell’orchestra, il che non era vero; c’erano almeno sei donne che avevano diretto l’ensemble prima di lei (…)”
Si parla anche dei programmi di una “Radio Rurale” e anche di questa abbiamo subito cercato e trovato notizie
Abbiamo potuto leggere questi “reperti” perché, purtroppo, la pendola, malgrado la sua storia quasi leggendaria in famiglia, non funziona più (da anni). L’abbiamo portata da più di un orologiaio, ognuno di loro si è defilato, indicandoci un anziano signore. L’unico, sono tutti concordi, che ha l’esperienza e gli attrezzi adatti a un meccanismo così antico.
Ci siamo andati e lui, dopo averla studiata per qualche giorno, ha sentenziato che, oltre agli ingranaggi della pendola (che lui potrebbe aggiustare con una spesa di circa 250€), bisognerebbe far aggiustare anche la “cassa” di legno da un restauratore . . . la pendola è tornata a casa e, visto che fa freddo e si prevede neve, resta qua ancora per qualche settimana, forse prima o poi la faccio vedere a un restauratore per un preventivo . . . Perché mi piacerebbe sentire quei rintocchi . . . anche solo di giorno!