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Non Abbandonarti . . . e non che non m’abbandono!

Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura. Guarda, sul fronte dell’oriente di tra l’intrico della foresta si è levata la stella del mattino. Coraggio, non aver paura.

Son figli della notte, che del buio battono le strade la disperazione, la pigrizia, il dubbio: sono fuori d’ogni certezza, non son figli dell’aurora. Corri, vieni fuori; guarda, leva lo sguardo in alto, il cielo s’è fatto chiaro. Coraggio, non aver  più paura.

(Rabindranath Tagore)

Alba-Otranto

Mai come in questo periodo ho trovato conforto in una poesia . . . davvero caduta “a fagiolo”, come si dice. Anch’io in certi momenti mi vorrei “abbandonare” . . . abbandonare la lotta, abbandonare allo sconforto, abbandonare ai ricordi e dimenticare gli impegni di ogni giorno e quelli a venire. Abbandonare i sogni che devono (spesso) essere rimandati per vari motivi. Ho trovato, in mezzo a vecchi foglio, queste parole fotocopiate da un libro scolastico (con tutte le spiegazioni delle parole difficili, come: “aurora” = il momento che precede l’alba) e con questa poesia ho inaugurato un quadernone a righe di terza elementare (secondo me le “righe” più belle). Vi sembra strano che una signora “agée” come me si metta a ricopiare poesie in “bella scrittura” come un’amanuense del medioevo? Ultimamente mi sono accorta che la mia firma era diventata simile a uno scarabocchio, tutte quelle lettere, alte, slanciate, con occhielli sotto . . . peggio che stenografata! Così, mi sono decisa e ho preso (con me stessa, una “padrona” piuttosto elastica) l’impegno di una poesia al giorno. Su righe di 3° elementare, per avere ben preciso lo “spazio” di ogni lettera.

Purtroppo, mi sono accorta che, ben prima della fine della pagina ho ripreso la scrittura “adulta” e, appena girata la pagina, le ultime righe sono meno curate . . . farò meglio la prossima poesia. Adesso vi lascio e vado a scrivere, la poesia di oggi si intitola: “L’uomo che spera” e non so nemmeno di chi è . . . ritaglio i giornali e lascio lì le cose . . . devo cominciare a buttare, fare pulizia tra il vecchiume accumulato.

Pasqua 2015

A tutti quelli che oggi passano di qua, auguro

BUONA PASQUA

resurr_cristo

 viole. . . e nella migliore tradizione, vi “recito” la poesia . . . 😉

Uccellino venuto dal bosco, che piangendo fuggivi, cos’hai visto laggiù?

Ho veduto di sotto gli ulivi, sanguinare Gesù.

Uccellino venuto dal monte, che scappavi veloce, cos’hai visto lassù?

Ho veduto tre uomini in croce, ed in mezzo c’era Gesù.

Uccellino venuto dal piano, che cinguetti nel volo, cos’hai visto laggiù?

Ho veduto dal bianco lenzuolo, risvegliarsi Gesù.

E’ una poesia che ho studiato io, ai tempi delle elementari . . . (tanti anni fa) poi, l’ha studiata qualcuno dei figli . . . l’ho ritrovata in una di quelle scatole di scarpe, dove, le mamme, conservano i “lavoretti” e le letterine . . . senza decidersi a buttarle! 😉

San Giuseppe – Festa del papà – Inizio del nuovo papato di Papa Francesco

San Giuseppe 

poesia-san-giuseppe-su-pergamena

Buon Onomastico
ai Giuseppe, Peppe, Beppe e alle Giuseppina, Pinuccia, Pina & Giusy

 

Festa del papà . . . 

papàIl mio papà, lo ricordo così, come quando l’ho conosciuto io e anche se adesso ha 80 e passa anni, per me è sempre così.

IL MIO BABBO (A. Novi)

Che dite, ci sarà nel mondo intero
un altro babbo come il babbo mio?
A me sembra il più bravo, il più sincero,
il più giusto, il più tenero, il più pio,
e ne sono così lieto e così fiero,
che ne ringrazio sommamente Iddio.
Posso dirmi davvero fortunato!
C’era un tal babbo, e proprio a me è toccato.

Quando, tanti e tanti anni fa, l’ho studiata, lui da vero “nordico”, ha preteso che cambiassi ogni “babbo” con “papà”! E la maestra ha sorriso . . . lui è così ancora adesso: testone, il mondo (quando è possibili) deve adattarsi a lui! 😉

 

Inizio del nuovo papato di Papa Francesco

1131129_papa-francesco-vede-la-kirchner_thumbL’anello “piscatorio” del nuovo Papa

” . . . La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! . . .”

(Santa Messa per l’inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma Francesco – Omelia del Santo Padre)

C’è qualcosa di nuovo . . . anzi d’antico

L’AQUILONE
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.   (. . . )
un’aria d’altro luogo e d’altro mese
e d’altra vita   (. . .)
Le siepi erano brulle, irte; ma c’era
d’autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.  (. . . )
Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto… – Chi strilla?
Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all’improvviso,
una dolce, una acuta, una velata…
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni!  (. . .)
“Avevo ancora gli occhi chiusi, ma sentivo di essere sveglio e mi girai sotto le coperte per godere ancora un po’ del calore del mio corpo. Nel girarmi mi resi conto di non essere nel mio letto quella era la camerata in cui avevo dormito la mia prima notte della mia nuova vita”
Incomincia così il racconto di mio padre, dei suoi primi anni da orfano di guerra . . . nel 1943, perse il padre e la madre . . . sono passati quasi 70 anni, eppure ha ricordi nitidi di quello che ha vissuto, degli amici, degli adulti e dei luoghi che ha frequentato in quei mesi terribili, la guerra, la fame e l’incertezza del futuro, visto che erano mancate tutte le certezze del passato . . . eppure, le racconta con una certa ironia, come se avesse fissato per sempre i sentimenti della fanciullezza, lo stupore e la curiosità  davanti a tante cose nuove, la fiducia nelle promesse dei parenti . . . promesse che purtroppo per il susseguirsi dei fatti storici, non sono state mantenute. 

Chiuso per ferie

Chiuso per ferie?  . . . può un diario chiudere???
Accadrà pur sempre qualcosa durante le ferie!
Le maestre, consigliano proprio di tenere un diario delle vacanze . . .
Ebbene, siccome prevedo quel che succederà,
Le ferie dei miei uomini, Udmv (*) e Figlio 
So già come vanno queste cose . . .
Il marito mi chiama di qua, il Figlio, dorme di là
Arrivano da Roma i soliti tre: CarrieB e i suoi coinquilini umani
Aspetto l'arrivo di gente a casa, aspetto con ansia
È gente che è da anni che non vedo,
Cugini con cui ho passato una bella fetta di vita
E poi, ci sarà il PiccoloLord e la sua corte
E in questi giorni non possono mancare
Il Patriarca e la Facente Funzione di Nonna
Insomma, tra tutte queste persone, non voglio trascurarvi
Ma non posso promettervi che riuscirò ad aggiornarmi
Aspettatemi, torno appena posso . . .

Intanto, c'è sempre il post qua sotto
rispondete alle domande!

 

(*) Udmv = Uomo della mia vita

S. Pasqua 2011

Il Signore è veramente risorto!
Buona Pasqua 
      

Burnand – I discepoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro la mattina della Risurrezione
 

Per il mattino di Pasqua

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto.
E a chiunque venga
anche al ricco dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
( . . . )
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: pace!
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco

Davide Maria Turoldo

 

Per leggerla tutta, clicca qui!

San Martino . . . fra ricordi e attualità!

San Martino

La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar
 
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
 
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
 
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
 

(Giosuè Carducci)

Ricordo ancora il quaderno grande (non lo si chiamava ancora: "quadernone") delle poesie, questa era la seconda, e dovevamo illustrare le varie strofe . . . io, come tutti i bambini (quarta o quinta elementare) odiavo già dover studiare la poesia, figuriamoci illustrarla, io che sono negata per il disegno . . . arrivò in mio soccorso mio padre, lui sì che è portato per quest'arte, disegnò, direttamente con i colori.
 

La nebbia e i marosi che si frangevano sugli scogli (li aveva visti in Liguria, nei suoi anni adolescenziali). Un bel tino e persino il contadino che ci versava un secchio di mosto. Il cacciatore, sull'uscio aperto, che faceva intravedere, sullo sfondo, un camino col suo spiedo. E per ultimo, alcune nuvole, striate di rosso arancione, tra cui delle piccole "V" aperte, nere, rappresentavano gli stormi d'uccelli!
Ogni anno, a San Martino mi ricordo di questa poesia e di tutti i ricordi che si trascina dietro.

Oggi a Grottammare, vicino alla Città sulla Costa,  c'è grande festa con un grande mercato, si mangiano le "caciole", castagne a cui viene tolta pazientemente la buccia dura e poi sono bollite, si gusta "lu pitò co' li gobbi" e "lu sonnere alla cazzimberie" (il primo: tacchino con i cardi "gobbi", fatti crescere del tutto sotto terra, piegati, perciò: gobbi; il secondo: sedano condito con molto pepe,  che viene ritenuto afrodisiaco)  si beve il vino nuovo . . .  prima di sera c'è una corsa,  che si chiama "la corsa dei cornuti" . . . la corrono solo gli uomini.
 

Autunno

Le foglie
 
Noi, lieve famiglia,
fioriamo e splendiamo
e tempo assai breve
sui rami restiamo.
Per tutta l'estate
facemmo gran mostra,
giocammo coi raggi,
bevemmo rugiade!…
Ma tacquer gli uccelli,
sfiorirono i fiori,
sbiancarono i raggi,
andaron le brezze.
Cosi, perché invano
qui pendere gialle?
Non meglio è con loro
andare anche noi?

di F. Tjutcev
 

 

"Equinozio di settembre, la notte al dì contende"
E così, siamo in autunno, stagione che si ama o si odia, stagione di passaggio, stagione di cambiamento e di malumori!
Si ripongono gli abiti estivi, si tolgono dagli armadi le coperte più leggere. Di giorno, al sole, si sta ancora bene; di sera, il fresco è pungente, qualcosa di caldo fa solo piacere!

Gli uccelli migratori, sono partiti; nell'orto: pochi pomodori rossi, più zucche giallo/arancio; le olive, le arance, e le giuggiole, sono ancora verdi, ma promettono un buon raccolto.
Però c'è del bello, in questo, si è meno bombardati dai suoni, dai rumori; dai colori violenti e dalla luce abbagliante; si è meno distratti, e davanti ad una tazza di tè, ci si può perdere dietro un filo di pensieri!

Ripropongo un post di un blog che non ha ricevuto nemmeno un commento . . . pensieri ispirati da poesie o poesie ispirate dalla vita . . . ho pensato di  "ripescarli" ogni tanto, se sono ancora validi . . . Questo, con la poesia delle "foglie morte", perchè, girando per blog, sono andata a trovare l'amica blogger Mirtillo14 e ci ho trovato una poesia di Trilussa, che mi ha fatto ricordare questa poesia!
 

Settembre

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
I sciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

Gabriele D’Annunzio – Alcyone – Sogni di terre lontane

Questa poesia, veramente solo le prime tre righe, ricordo di averla letta la prima volta in terza elementare, era nell’angolo in basso di una pagina, tra le prime pagine, intitolata “Settembre” e ricordo che mi lasciò perplessa, incompleta com’era (anche se allora non lo sapevo).
Poi, ebbi modo di rileggerla tutta intera, di vedere i documentari sulla transumanza, di vedere l’Abruzzo, le greggi e i cani da pastore abruzzesi, (vere montagne di pelo bianco, molto aggressivi), di capire D’Annunzio, e di paragonarlo (in questa poesia) alla Lucia Mondella che da l’addio ai monti! Anche se sinceramente, io questa nostalgia non la sento! Io, cittadina del mondo, con i miei affetti a portata di mano, o di mouse, vedo settembre come l’inizio dell’autunno, delle stagioni più fredde, più calme, più intime! Nelle quali, il pranzo della domenica diventa una cosa più impegnativa, nelle quali si ha più tempo da dedicare alle chiacchiere, con una tazza di té fra le mani e una torta fumante sul tavolo, nelle quali trovare il bello della natura che si prepara al grande sonno, ma che nel frattempo, si prepara al risveglio, malgrado i venti freddi, la pioggia battente o il gelo, facendosi aiutare da quel sole pallido!

Nonne di ieri e di oggi . . .

FILASTROCCA DELLA NONNA

Filastrocca della nonna
tiene i piedi sotto la gonna,
sta in poltrona tutto il giorno,
non va in giro, non va intorno.
Se c’è il sole, oppure piove,
lei sta in casa e non si muove.
Io che invece vado a scuola
non vorrei lasciarla sola
con il gatto e lo scaldino
senza neanche un nipotino,
ma la saluto dalla finestra
perché mi aspetta la maestra.

Ecco, vi giuro, io sono diventata nonna, ma non mi sento assolutamente così . . . chi ha inventato questa filastrocca, spero sia morto e sepolto, segno che era una cosa di tanti, tanti anni fa. Al giorno d’oggi, le nonne devono correre e molto, per stare “in casa e non si muove” ormai bisogna essere bisnonne . . . !
Oggi di corsa a preparare qualcosa per pranzo . . . prepararmi e poi via, verso il capoluogo . . . oggi siamo di uffici! Per cui preparo qualcosa per il pranzo (non si sa mai) e in pista!!!!!

Ah, chi aspetta il post sul Pranzo del Battesimo, incominci con gli antipasti, nel frattempo . . . non vorrei moriste di fame!

25 Marzo, nove mesi al Natale!

E Gabriele corre
in trepidante attesa
e spiega le sue ali
sulla terra.
La Vergine in ascolto
accoglie la Parola
e la risposta
è piena di fiducia.
E corre Gabriele
verso l'alto
e sul suo volto
danza il suo sorriso.
Esulta il Padre
lo Spirito s'incanta
mirando il Figlio
nel grembo della Madre
 

Tratto da "Quando il Rosario diventa Poesia – di Cecilia Ronchetti – Ed. dell'Immacolata


Leonardo da Vinci – Annunciazione -Galleria degli Uffizi – Firenze

"Oggi festeggiamo il «Sì» che ha cambiato la storia del mondo."

Ringraziando CuorediPizza . . . vi rimando da lei!

Festeggiamo l'Amore

Oggi, San Valentino, prima di tutto, auguri di buon Onomastico a mia cugina, la più "piccola" tra i miei cugini . . . anche adesso che è grande!

 


San Valentino, è il
patrono degli innamorati, non vi sto a tediare con il perchè e il percome di questa festa, che arriva dalla notte dei tempi, ma negli ultimi decenni è strabordata in un esagerato consumismo, in un esplosione di fiori e cioccolatini . . . l’Udmv, complice una trasmissione Rai, mi ha fatto un regalo, atipico, due bei rami di rosmarino e di alloro, che a sentir lui, rappresentano "Amore eterno e Prosperità" 
Vi metto una delle vignette che hanno accompagnato la mia adolescenza . . . e che rivaleggiavano, per le frasi con quelle dei Baci . . .


Ma soprattutto, vi voglio far sorridere, leggendo una poesia che mi piace molto

Amarsi impossibile, lasciarsi
era scritto sul telegramma
che ti inviai in pieno dramma
ma l’impiegata delle poste, forse per far presto
spostò la virgola e cambiò il testo
amarsi, impossibile lasciarsi
ed è grazie alle poste e ad una virgola
se oggi ti amo e non sono singola


(Bruno Ialuna)



Questa poesia, è la vincitrice della Prima Rassegna Nazionale di Poesia Postale, e che sta stampata su una cartolina (che uso come segnalibro) che ho trovato qualche anno fa, sul bancone dell’Ufficio Postale e che poi (ho chiesto anche alle impiegate), non ho saputo se c’è stata una Seconda o Terza o  . . . edizione!

L’ultima pecora della sera

Questa l’ho trovata in posta, tempo fa, l’ho ritrovata in questi giorni. A me è piaciuta, e a voi?

Avevano fatto un concorso, sulla poesia postale, e poi, avevano stampato le poesie vincitrici su delle cartoline postali, le ho prese, per usarle come segnalibro, ce n’erano altre due, chissà sove sono finite??? Davvero carine!

 

L’ultima pecora della sera

Fatta la conta, porca miseria

Tocca a me di nuovo,

E’ cosa seria.

– Sono –

L’ultima pecora del salto in oltre,

Non sostenuta, non ripresa, a metà scartata.

Dal buio del sonno coperta nella coltre.

A panciata sulla staccionata.

                                      D. Vetta

 

Ricordatevi della povera pecora la prossima volta che non riuscite a dormire . . . contate anche lei, non la lasciate lì, spanciata sulla steccionata! 😉

 

Santa Pasqua 2009

Ancora una volta, saccheggio la scatola dei ricordi, per lasciarvi una poesia dei bei tempi andati!
Per augurarvi una Pasqua serena e di speranza, perchè, come dice una mia amica, mai come quest’anno la speranza è stata così necessaria e così vera.

Lillà - Syringa - Arbusti

 

   Una campana    

 

Una campana

piccina, piccina

con la sua voce

fresca e argentina

si sveglia all’alba

tutta contenta

nessuna nuvola

più la spaventa.

Dondola dondola

nel cielo blu

e dice a tutti:

"Risorto è Gesù!"

 

 

Il Signore è risorto! E’ veramente risorto! Alleluia!



Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
 
 

(Mc 16,1-7)

 

 

Di nuovo poesie, di nuovo Szymborska

Mi accorgo adesso che il titolo può far pensare ad una minaccia!
Invece, con la gioia del neofita, oggi, vi lascio da leggere le poesie della poetessa polacca, che hanno raggiunto
i due voti nel nostro piccolo "concorso"!

Foglietto illustrativo  (scelta da Diggiù e Vanwitch)

Sono un tranquillante.
agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all’udienza,
incollo con cura le tazze rotte –
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d’acqua.

So come trattare l’infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l’ingiustizia,
rischiare l’assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti –
fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto
che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso –
lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata)
per le quattro zampe su cui cadere.

Vendimi la tua anima.
Non ci sarà un altro acquirente.

Un altro diavolo non c’è più.

("Ogni caso" – 1972 – Traduzione Pietro Marchesani)

MINIATURA MEDIOEVALE  (scelta da Crosta e PiccolaLori)

Sulla piu’ verde delle colline,
nel piu’ equestre dei cortei,
coi piu’ setosi dei mantelli.

Verso un castello dalle sette torri,
ciascuna la piu’ alta.

In testa un principe
il piu’ lodevolmente non panciuto,
al suo fianco, la principessa,
giovane, leggiadrissima.

Dietro di loro, le dame di corte,
da incorniciare, in verita’,
e un paggio, il piu’ donzello,
e sulla spalla del paggio
qualcosa di assai scimmiesco
col piu’ strabuffo dei musetti
e una codina.

Seguono tre cavalieri,
e ognuno si fa in quattro,
e se uno ha l’aria dura,
l’altro tosto ha l’aria rude,
e se uno cavalca un baio,
di piu’ bai non ce n’e’,
e tutti come sfiorando con gli zoccoli
le margherite le piu’ al ciglio della strada.

Chi e’ invece triste, stanco,
strabico e con un gomito stracciato,
manca nel modo piu’ evidente.

Nessunissimo problema
borghese o contadino
sotto il piu’ azzurro dei cieli.

Neanche una forca piccinissima
per il piu’ aquilino degli occhi,
e nulla getta un’ombra di dubbio.

Cosi’ avanzano stragraziosamente
in questo realismo il piu’ feudale.

Lo stesso, nondimeno, badava all’equilibrio:
gli preparava l’inferno su un altro quadretto.
Ah, questo andava
arci da se’.

("Grande numero" – 1976 – Traduzione Pietro Marchesani)

 

Avvertimento    (scelta da ZiaCris e Angela S.)

 

Non portate nel cosmo i burloni,

non ve lo consiglio.

 

Quattordici pianeti morti,

qualche cometa, due stelle,

e già durante il viaggio per la terza

i burloni cambieranno umore.

 

Il cosmo è quel che è,

ossia perfetto.

E  i burloni non glielo perdoneranno mai.

 

Non il tempo – giacchè troppo eterno,

non la bellezza – giacchè senza pecche,

non la gravità – giacchè non si lascia volgere in scherzo.

 

Tutti saranno ammirati,

loro sbadiglieranno.

Limitati.
Preferiscono il giovedì all’infinito.

("Grande numero" – 1976 – Traduzione Pietro Marchesani)

Amore a prima vista       (scelta da Cautelosa e Factum)

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

("La fine e l’inizio" – 1993 – Traduzione Pietro Marchesani)


Una miniatura medioevale rappresentante la vendemmia

 Una miniatura mediovale rappresentante la vendemia!

Alla scoperta di un premio Nobel

Wisława Szymborska (Bnin (Kórnik), 2 luglio 1923) è una poetessa e saggista polacca.
Premiata con il
Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca vivente

Ho conosciuto da poco questa poetessa, quando ho letto il suo libro: "Letture facoltative" (sì, perchè mi era stato detto che avrebbe potuto ispirarmi, per scrivere la recensione del " Il cavallo rosso". Immaginatevi il mio stupore nel leggere la biografia dell’autrice).
Poi, sempre su consiglio, ho trovato in biblioteca, una raccolta di poesie: "Vista con granello di sabbia", da dove "ho rubato" quelle poesie di cui, fin ora, sapete solo i titoli!

Dopo aver contato e ricontato i vostri voti,  oggi, vi faccio dono delle due poesie, prime a pari merito: "Lode della cattiva considerazione di sé” e “Nulla è in regalo

Lode della cattiva considerazione di sé

La poiana non ha nulla da rimproverarsi.
Gli scrupoli sono estranei alla pantera nera.
I piranha non dubitano della bontà delle proprie azioni.
Il serpente a sonagli si accetta senza riserve.

Uno sciacallo autocritico non esiste.
La locusta, l’alligatore, la trichina e il tafano
vivono come vivono e ne sono contenti.

Il cuore dell’orca pesa cento chili
ma sotto un altro aspetto è leggero.

Non c’è nulla di più animale
Della coscienza pulita
Sul terzo pianeta del Sole.

(La fine e l’inizio 1993 Trad. Pietro Marchesani)

Si ringraziano per la scelta: LaTendaRossa, Vnnvvvn e Strato2006

 

Nulla è in regalo

Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

E’ così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

E’ troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
 di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
noi la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
che manchi nell’inventario.

(La fine e l’inizio 1993 Trad. Pietro Marchesani)

Si ringraziano per la scelta: Delphine, Aleike e Jesino

Per le altre, abbiate pazienza, un po’ alla volta e le metto tutte!

Poeticamente incatenata!

Se volete sapere di chi è la colpa, è di Delphine56  lei mi ha lanciato questa catena, mi ci è voluto un po' per portare a termine il lavoro! Ma finalmente, eccovi qua:

 

LA CATENA DEI POETI E DELLE POESIE

 

Le regole sono queste:

1. Citare almeno cinque nomi di poeti di ogni tempo e luogo di cui si è “innamorati”;

2. Citare alcuni versi significativi di almeno uno dei suddetti poeti;

3. In aggiunta o in alternativa al punto 2, (se è vero che siamo un popolo di poeti, navigatori, santi, ecc.) citare, con tutta la spudoratezza di cui si è capaci, almeno un PROPRIO componimento poetico o anche soltanto alcuni versi di esso;

4. Per i veri patiti dell'arte poetica, sarebbe gradito un componimento anche brevissimo, creato e pubblicato appositamente in prima esclusiva per questo gioco blogghereccio;

5. Si possono interpretare in piena libertà i suggerimenti di cui sopra, tuttavia si richiede un minimo di "serietà" in rispetto della nobile arte nella quale vi chiedo di cimentarvi a qualsiasi livello, ma con ONORE;

6. Infine… invitare alla partecipazione altri bloggers (3, 6, 9…) e raccomandare il rispetto di queste semplici regole ai malcapitati.

 

Ecco, io l'ho continuata così:

Il primo poeta, è un blogger, ha scritto una poesia, per me, anzi per i miei nipoti, ispirato da questo post. . . 

"I Nuovi Barbari"

Affetto disinteressato
Scorrazza per casa
Libero
Senza restringimenti
Ascoltando il respiro del tempo
Serenamente.

Età differenti
Scandiscono bisogni diversi
come un metronomo regolato sulla vita.

Un soffio di fiato
Un loro semplice sorriso
Una complicità sottile.

E le lancette della tua anima
Riprendono a girare. 

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA

Settembre  2007 

 

La seconda, è la poesia che mi torna in mente in questa stagione . . . in quelle giornate calde calde . . .

MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

 

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale

 

Questa, la recitavo, nei giorni in cui mia madre era ammalata. Soprattutto la prima e le ultime strofe! La associo al dolore profondo, quello che ti lascia davvero con un senso di oppressione nel petto!

 ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo

 

Questa, a scuola era la mia preferita, perché è corta! Diventando “grande” trovo che rende bene, con poche parole, la sensazione di gioia del cuore, quando al mattino si scopre un nuovo giorno . . . specialmente il primissimo mattino, poco dopo l’alba, quando non c’è gente in giro, e sei sola davanti al creato!

 

MATTINA

 

M’illumino

d’immenso.

 

Giuseppe Ungaretti

 

 

Lascio per ultima questa, avendo già, più volte parlato della poesia in dialetto Sambenedettese, per una volta, vi faccio conoscere la poesia in Bergamasco, omaggio alla mia città natale!

 

BERGHEM DE SASS

 

Bèrghem de sass sità de la colina

smàgia bianca söl vèrd de la pianura

profil söperbe e bèl di müre stagne

di cupole, di tòr e di pàlass

denàcc al gran sipare di montagne

Bèrghem sità de préda tràcia sö

per i rate con làgreme e fadighe

fondàl de piasse pòrtech e fontane

per i arlechì che i canta al ciàr de lüna

Bèrghem visiù de sògN in de la cüna

di müra sòta ‘l sul de la matina

che sberlüs sura ‘l mar de nèbia spèssa

Berghem de sass italiae urbs alpina

 

 Umberto Zanetti

 

 

 

Metto la traduzione, per tutto il resto d’Italia

 

Bergamo di sassi, città della collina

Macchia bianca sul verde della pianura

Profilo superbo e bello delle mura solide

delle cupole, delle torri, e dei palazzi

davanti al gran sipario delle montagne.

Bergamo città di pietra edificata (lett. tirata su)

su per le erte con lacrime e fatica

fondale di piazze di portici e di fontane

per gli Arlecchini che cantano al chiaro di luna

Bergamo visione di sogno nella culla

delle mura sotto il sole della mattina

che risplende sopra il mare di nebbia fitta

Bergamo di sassi, città alpestre d’Italia

 

 

E per obbedire al punto n° 4, ci ho pensato un po’, ma poi, mi sono scappate fuori le parole, così, senza pensarci e senza sapere come . . . c’è una rima, ve lo dico subito, che lascia un po’ a desiderare, ma mica sono Dante . . .

 

COSI’ SON IO

 

Dietro le spalle, non mi guardo mai,

se succedesse, potrebbero essere guai,

non come la moglie di Lot di sale divento,

è che di tante scelte, a volte mi pento,

ma se di fessi son piene le fosse,

io non ho tempo per queste cose!

 

Qui c’è la vita, quella vera, che va avanti,

e anche sui blog gli amici sono tanti,

tra cani, figli e l’Uomo della mia vita

vi giuro, ora di sera sono sfinita,

ma quei cinque minuti, (dite un po’ di più?)

non li perdo, ormai, davanti alla Tivù!

 

Se a volte, sembro un po’ invadente

Qui son gentili e fan finta di niente.

Se non capisco e capita frequente,

non c’è problema, mi spiegan immantinente.

Ma se la cosa si fa privata, o un po’ così

Ecco pronto, arriva un Pì Vì Tì

 

Fior di cactus

 

  

Ps. Nessuno è obbligato a continuarla, per me è un gioco!

A noi, va a fuoco l'anima . . .

Quando guardo . . .Canne

 

 

 

 

fico dquesti fiori . . .

 

 

 

 

queste piante . . .cuscino di Suocera

 

 

 carciofo fiorito

 

 

 

che Dio, con la natura . . . 

ci ha donate . . .dalia pon pon

 

 

                                                                                  

 

 

Melograno nanonon capisco quelli che

 

le distruggono  . . . Lavanda

 

 

 

Carciofo 2senza motivo . . .

 

 

 

ed ecco perchè . . .Lavanda

 

 

 

 

fiordicactusvi invito a riflettere con me!

 

 

 

 

Vi offro una poesia che l’amico-bloger Daniele Verzetti RockPoeta, ha scritto per  ricordare a tutti la stupidità e il danno che fanno i, così detti, "piromani" , quelli che, non sanno apprezzare la bellezza che c’è in una montagna coperta di alberi, di fiori, casa per animali grandi e piccoli . . . ristoro per tutti noi!

Si avvicina l’Estate e come ogni anno un’altra delle solite nostre "eterne emergenze" si profila tristemente all’orizzonte…

BURN!

A Noi
Va a fuoco l’anima

Piange lacrime vane
Per spegnere quel rogo.

A Noi
Bruciano i sensi
Dal dolore di quell’aria acre
Pungente
Irrespirabile.

Pazzi
O spregevoli guitti di convenienza
Uccidono ettari di sogno
E colori di vita
In un unico grande Forno Crematorio.

A Noi
per il troppo calore
Soffoca la nostra bocca
Desiderosa di acqua e di verde

A loro si è ustionato il cervello.

DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA

 

 

 

Se passate dal blog di Daniele, che è sempre attento all’attualità, trovate una poesia che festeggia la liberazione della Signora INGRID BETANCOURT

 

Fiori e piante della nostra "giungla", fotografate, come sempre, dall’Uomo della mia vita! Che ringrazio, per la pazienza . . . anche se non mi ha fotografato i girasoli! 😉

A tutti quelli che oggi passano di qua, auguro

BUONA PASQUA

 viole

. . . e nella migliore tradizione, vi "recito" la poesia . . . 😉

Uccellino venuto dal bosco,
che piangendo fuggivi,
cos’hai visto laggiù?

Ho veduto di sotto gli ulivi,
sanguinare Gesù.

Uccellino venuto dal monte,
che scappavi veloce,
cos’hai visto lassù?

Ho veduto tre uomini in croce,
ed in mezzo c’era Gesù.

Uccellino venuto dal piano,
che cinguetti nel volo,
cos’hai visto laggiù?

Ho veduto dal bianco lenzuolo,
risvegliarsi Gesù.

E’ una poesia che ho studiato io, ai tempi delle elementari . . . (tanti anni fa) poi, l’ha studiata qualcuno dei figli . . . l’ho ritrovata in una di quelle scatole di scarpe, dove, le mamme, conservano i "lavoretti" e le letterine . . . senza decidersi a buttarle! 😉

Pasqua . . . risurrezione di Gesù

"Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa . . . Disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocefisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto; venite a vedere illuogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risusitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco il ve l’ho detto". Abbandonato in freta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli"

(Mt 28,1-2. 2,5-8)

 

 

 

                     

 

Ed anche il mio sepolcro   
si aprirà   
udendo la Sua voce   
e io risorgerò    
con Lui.

 

Ed il mio corpo   
danzerà con l’anima   
salendo verso il cielo  
nella luce.

 

E con i miei fratelli   

mano nela mano   

inizierò la festa   

dell’eternità.

 

 

 

 

 

 

Signore, sei risorto!

Vogliamo portare questa gioia

a tutti i nostri fratelli,

iniziando da quelli

 provati da una vita dura.

Alleluia!

 

 

Sempre tratto da "Quando il Rosario diventa Poesia – di Cecilia Ronchetti – Ed. dell’Immacolata
L’immagine, su Internet.
La preghiera finale: tratto da "Di me sarete testimoni" Ed. Periodici San Paolo