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Il Piave mormorava . . .

Il Piave mormorava mentre Francesco scendeva, col treno, dal nord al sud. Era da un po’ di mesi che il Piave mormorava ed era un po’ di mesi che Francesco era stato “richiamato” e mandato nelle regioni più a nord dell’Italia, tutte montagne intorno e lui aveva nostalgia del suo mare, della sua terra e della sua famiglia.
Era colpa della guerra, di quella guerra che poi i suoi figli, i suoi nipoti e i pronipoti avrebbero conosciuto come la “Grande Guerra”.

Pensandoci, si diceva, mentre il viaggio era scandito dal “tu tum, tu tum, tu tum” del treno, a lui non era andata poi così male: stava tornando a casa in licenza.C’erano stati altri suoi compagni che erano morti nelle trincee, sulla neve. Tra loro anche dei suoi compaesani, di quelli che conosceva bene.

La licenza non l’aveva chiesta lui, ma gliel’aveva concessa il suo tenente. Un tenente abruzzese. Quando aveva saputo che Francesco abitava nell’ultimo comune delle Marche aveva pensato a un buon sistema per aggirare la censura e far arrivare alla sua fidanzata una lettera senza che nessun’altro la leggesse.
Così aveva chiamato il sottoposto e gli aveva fatto una proposta: Francesco sarebbe tornato a casa, in licenza, per una settimana, ma prima doveva passare a Pescara e consegnare una lettera all’indirizzo che era scritto sulla lettera. Lettera che non doveva consegnare a nessuno che non fosse la signorina che aveva rubato il cuore del tenentino.
Poi, prima di tornare, doveva ripassare a Pescara, prendere la risposta della fidanzata per il signor tenente e poi, di corsa al fronte. In treno.

Tra andare e tornare da Pescara, consegnare la lettera, abbracci e coccole a moglie e figli, una visita in chiesa per ringraziare della protezione divina e implorare l’aiuto per i prossimi mesi, una sosta in piazza e all’osteria per raccontare ad amici e parenti le novità della guerra, un paio di visite ai parenti degli amici caduti al fronte e la settimana è finita in fretta e Francesco si trovò di nuovo sul treno per Pescara . . .”tu tum, tu tum, tu tum”

E da Pescara, con la lettera di risposta per il suo Tenente al sicuro in una tasca interna della giacca della divisa, di nuovo sul treno che va verso il nord . . . “tu tum, tu tum, tu tum”

Prima, al fronte, poco sonno. In quella settimana, a casa, poco sonno. Adesso, sul treno,  guardando il mare che si allontanava sempre più, dopo aver mangiato un po’ delle provviste portate da casa, dopo aver bevuto un bel bicchiere del vino del compare Giovanni, col sole che scaldava l’aria vicino al finestrino, Francesco si abbandonò al sonno.

Non era un uomo di lettere, il nostro contadino marchigiano prestato all’esercito, sapeva giusto scrivere il suo nome e il suo cognome, quando serviva. Gli avevano assicurato che quel treno andava al nord, gli avevano anche detto che a Bologna doveva cambiare treno, ma a Bologna lui dormiva e quando si svegliò non sapeva dov’era, ma chiedere gli sembrava “brutto”: era ammettere di non saper leggere. Sulle banchine si vedeva ancora gente in divisa e qualcuno saliva anche sul suo treno. Pensò di essere sulla strada giusta.

E mangiando ancora un po’ di pecorino col pane di casa e bevendo il solito vinello, un pisolino ogni tanto, si fece notte. Quando al mattino il treno si ferma Francesco scende e quando si trova fuori dalla stazione ha un attimo di smarrimento. Non tanto per l’abbigliamento così diverso da quello di casa o per il linguaggio che non capiva; anche nei paesi vicino al fronte la gente aveva “costumanze” diverse da quelle di casa sua: nel vestire, nel mangiare e, soprattutto nel parlare. La cosa che lo lasciava interdetto era il pane, invece che panini, pagnotte o pagnottelle, questa gente portava a spasso del pane lungo lungo . . . ma dov’era capitato?
Non poteva continuare a far finta di niente, doveva informarsi . . . come fu, non ci è stato raccontato, ma si dice che in giro per il mondo un’italiano lo trovi sempre. Finalmente il mistero fu svelato, era arrivato in Francia.  Un bel po’ lontano dal “suo” fronte. E adesso??? Avrebbe dovuto essere al suo posto quel giorno e invece . . .

Riprese un treno, con un foglio con le “istruzioni” che avrebbe dovuto far vedere al capotreno per essere sicuro di essere sul treno giusto. Quello che portava alle regioni interessate dalla guerra.

Finalmente Francesco, grazie alle Ferrovie Italiane, tornò al suo Reggimento. Ma là, dopo due giorni di ritardo, l’avevano già considerato disertore e la faccenda si era fatta grave. Per i disertori c’era la fucilazione. Francesco non si perse d’animo e chiese di parlare col Tenente. A cui, dopo aver consegnato la lettera della morosa, spiegò la sua avventura in terra di Francia, consegnando biglietti ferroviari e quel famoso foglio con le “istruzioni”, con i nomi delle città in cui aveva cambiato il treno. Tutto si aggiustò.

“E tacque il Piave si placaron le onde . . .”
Ormai era tempo di pace e Francesco riprese il treno, con altri mille e mille combattenti e tornò a casa, dalla famiglia. Riprese il suo lavoro nei campi. Ogni tanto raccontava di quella volta che aveva rischiato la fucilazione per un paio di lettere d’amore, nemmeno sue.

La mia prima volta . . .

No, non quella che pensate voi, la mia prima volta alla presentazione di un libro.

Il libero di una nuova amica . . . chiamarla amica mi pare un po’ presuntuoso, ma visto che (mi assicura) è un’amica della FigliaPiccola, posso considerarla un po’ anche amica mia. Simona, scrittrice, attrice e molto altro! 

Tutto è cominciato con un link su Facebook, annunciava l’arrivo nella Città sulla Costa della Nera e della Scépa . . .  la FigliaPiccola le aveva conosciute a Roma e con quel link su Facebook, mi invitata ad andare a conoscerle anch’io . . . prima cosa mi sono dovuta attivare: andare a comprare il libro e  farmi spiegare ben bene  il come, il dove e il quando era l’appuntamento, a tutto questo ha provveduto una delle prime persone conosciuta da quando sono arrivata quaggiù: Mimmo della Bibliofila (non è pubblicità, solo storia) che è tra i promotori di Piceno d’Autore, il Festival che comprendeva anche la presentazione del libro di Simona. 

Giunti_EvelinaELeFate (1)Cliccando sul la copertina, leggerete la trama


Ho fatto un po’ di inviti, di telefonate e sono riuscita ad avere con me due delle nipoti . . . Siamo arrivate alla presentazione, nella miglior tradizione della Costa: con un leggero ritardo. Per fortuna la presentazione non era ancora cominciata, ci siamo presentate, abbiamo fatto due chiacchiere con Simona, Mimmo Minutoli e la signora Cinzia Carboni, lui è il Presidente e lei una dei consiglieri dell’associazione “I luoghi della scrittura”, l’associazione che organizza il festival . . . ci siamo sistemate in prima fila (non c’erano molti altri posti liberi, c’era un bel po’ di gente) e abbiamo assistito alla presentazione del libro. 
M’è piaciuto tutto, molto. Il libro (divorato in un fine settimana) e la presentazione, una nuova esperienza, la mia prima volta. 
M’è piaciuto tantissimo il modo di essere della scrittrice e il racconto delle spinte che l’hanno portata a scrivere questo libro . . .  il racconto della sua vita, così interessante . . . e l’esperienza di sua mamma, una mamma con delle doti particolari. Di cui io non dubito, avendo avuto anch’io una mamma con esperienze simili (si vede che le mamme di una volta erano speciali).

Durante la presentazione, Simona ha raccontato che l’ExdellaFigliaPiccola è stato l’ispiratore del personaggio del “Toscano” (io avevo letto che questo partigiano era di Prato, ma non avrei  mai immaginato). Questo particolare ha risvegliato in me un ricordo 

DSCN2659Ecco Simona con la signora Cinzia, scrittrice anche lei . . .
che l’ha “scoperta” al salone del libro di Torino

Dopo la presentazione ci siamo fermate ancora un po’, per salutare e per farci fare la dedica sul libro (che poi è partito con la nipoteBeatlesManiaca verso Urbino), due chiacchiere supplementari dove io raccontavo di quella volta che  l’ExdellaFigliaPiccola nell’agosto 2011 mi aveva chiesto se poteva scaricare un racconto di una sua amica, perché c’era un personaggio che era stato ispirato da lui . . .  pensate, ce l’ho ancora nella memoria del computer, era lì da leggere e io non l’ho mai letto perché non avevo mai chiesto il permesso, l’avevo salvato solo perché non sapevo se potevo buttarlo! E due chiacchiere per parlare con Simona e il suo compagno, Fabio, di cani, dei loro e dei nostri  . . . loro infatti conoscono bene CarrieB, la mamma della nostra Bella.

Che dire del libro: ho amato tutti i personaggi. Incominciando da Evelina, piccola bambina di 5 anni presa tra incombenze domestiche e gli orrori della guerra. È il racconto di quello che vede e i suoi ragionamenti di bambina che creano la magia del racconto. Ci sono poi i fratelli, la mamma, la nonna e il papà che condividono con lei la fatica della vita (non solo di quel periodo di guerra)e la visione delle “fate”, la Nera e la Scépa, presenze ben accette e considerate normali nella casa del podere piantato sulle colline marchigiane, in quella zona di confine tra Marche, EmiliaRomagna e Toscana.
Gli sfollati, povera gente unita momentaneamente dai problemi della guerra, ognuno con la sua storia alle spalle e con modi diversi di affrontare i problemi della vita.

Poi quei personaggi che da soli varrebbero un libro . . . Il Toscano, partigiano venuto da lontano. L’Angela, figlia di un fascista convinto, eppure con altre idee a cui lei rimarra fedele fino in fondo. Peppe, anche lui non è del posto, ma qui trova l’amore.

Davvero consiglio la lettura di questo spaccato di “storia minima” dell’entroterra marchigiano durante i mesi che passarono fra l’attestarsi dei tedeschi sulla “linea gotica” e lo sfondamento della stessa da parte degli “Alleati”!

_ a Woolf

Piccolo Post Scriptum: ieri, alle casse del SuperMercato c’erano gli espositori dei libri a 0,99€, ne ho preso uno al volo: ” Una stanza tutta per sè ” di Virginia Woolf . . . l’ho preso d’impulso solo perché avevo letto questo titolo nei ringraziamenti in fondo al libro! 

13 ottobre . . . una mattina di scoperte culturali

Metti una sabato mattina di ottobre,  veramente un bel sabato mattino di sole.
Metti che questa sabato è anche la festa del Patrono, nella Città sulla Costa.
Metti che in questa mattina ci siano a casa sia l’Uomodellamiavita che il Figlio.

E siamo partiti tutti per il vecchio incasato di San Benedetto del Tronto, quello che viene chiamato “Paese Alto”, che in dialetto invece è: “Sù dentre”, ricordando quando ancora c’erano mura e porte che si chiudevano di notte.


Sabato 13 ottobre, san Benedetto martire, siamo arrivati e abbiamo parcheggiato sul piazzale del Cimitero, come consigliato da numerosi cartelli. Ci siamo avviati verso la piazza dove c’è il “Torrione”,la Torre del Gualtieri  aperto al pubblico, ma non è la nostra metà principale, siamo arrivati principalmente per guardare le foto esposte in una mostra, in piazza, con gli scorci del Paese Alto. Tra le tante foto ce ne sono 3 fatte da me, in una delle domeniche in cui, con l’Udmv, facciamo i turisti nelle città dei dintorni.

Nei pressi della mostra incontro con piacere Silvia Del GranMastro, direttore de “Il Punto sulla Riviera” che ha organizzato la raccolta e l’esposizione delle foto, Mentre ci perdiamo tra le chiacchiere di due amiche che non si vedono da un po’, mi da i gadget che verranno dati a tutti i partecipanti, so già che la borsa, col logo del giornale, la userò quando giro con il lavoro a uncinetto o a maglia per rendere meno noiose le file in posta/banca/ dottore e/o ospedale. Con marito, figli e nipote guardiamo le mie e le altre foto (suggestive quelle notturne della nevicata di febbraio) e poi, troviamo i cartelli esplicativi dei risultati dei vari scavi archeologici.

 Gli scavi, sono iniziati per combinazione nel novembre 2010, durante i lavori di sistemazione delle strade e altre cose, sono stati trovati dei reperti, poi anche degli scheletri . . . insomma, alla fine sono arrivati sotto il pavimento della vecchia scuola (la scuola dove era andata anche mia Suocera negli anni ’20) e hanno trovato un mosaico dell’epoca romana, con sopra altre “cose” di altre epoche, tardo romaniche, medievali ecc ecc fino ai primi del ‘900, appena prima della costruzione della scuola.

L’Archeologa che era lì a spiegare tutte queste cose è stata bombardata da domande, dal Figlio ( sempre interessato alla storia dell’antichità), dall’Udmv (che forte di quello che ha visto nei suoi viaggi, comparava SBT con Creta, Cartagine e Cipro) e qualche frase qua e là siamo riuscite a buttarla anche io e la FigliaGrande. Un’Archeologa davvero preparata e disponibile, mi ha colpito la sua grande disponibilità, non solo con noi, ma anche con altri gruppi che si affacciavano alla finestra che dalla strada dava all’interno della scuola e chiedevano informazioni, gruppi formati anche di persone anziane con poca istruzione, ma lei riusciva a farsi capire da tutti.


L’Udmv ha voluto provare l’ebbrezza di salire in cima alla Torre del Gualtieri, per vedere oltre l’orizzonte di noi mortali con le ginocchia acciaccate, e noi, girellando sotto, ci siamo gustate il cambio di una lampadina (così ci hanno detto) in cima al campanile della e proseguendo nell’attesa abbiamo fatto due chiacchiere con le conoscenze che erano lì a fare volontariato . . . come quella signora che era di “corvée” al “ristorante” . . .

peccato che poi, non siamo tornati per  gustare l’ampia scelta del Menù!


Ancora a distanza di giorni, un bel ricordo di una bella mattinata.

Questo matrimonio s’ha da fare . . .

Questa è una storia di altri tempi, tempi remoti. Una storia che ha più di 100 anni.
Una storia che è successa in una Città sulla Costa . . . i personaggi, i loro figli e pure qualche nipote ormai sono lontani dai problemi terreni, è per questo che la racconto . . . anche per quelli che, al giorno d’oggi, si scandalizzano di certe cose che capitano. Anche per quelli che, al giorno d’oggi, borbottano dei vecchi tempi, considerandoli migliori. Anche per quelli che sono curiosi delle storie di una volta . . . come Silvia

Tutto è successo per colpa di un ragazzo, un ragazzo di cui non so niente, come in quella canzone di Guccini . . . non so che viso avesse, neppure come si chiamava, con che voce parlasse, con quale voce poi cantava, quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli, ma nella fantasia ho l’immagine sua, so che doveva essere un bel ragazzo, sapendo di esserlo. 

Era fidanzato di una giovane donna, bella, mora e con lunghi capelli neri, che chiameremo Livia. Una ragazza che era brava in un arte che adesso è praticamente scomparsa, lei girava per le case a preparare i fili dell’ordito sui telai a mano con cui si tessevano le pezze che poi, unite ” a tre teli”  sarebbero state usate come lenzuola. Lei, di suo, lavorava sul telaio le tele più fini (tutto lino) e in misure diverse per altri usi: asciugamani, strofinacci, pannolini, e per i vestiti. Era conosciuta, e veniva da una famiglia conosciuta, la sua parentela era vasta e (per quell’epoca) importante nel paese . . . era una “sudentrina” abitava all’interno della parte più antica di quella che adesso è la Città sulla Costa, “su dentr’ ” alle mura del vecchio “Castello”, a due passi dalla casa della famiglia della poetessa Bice Piacentini, chissà, mi piace pensare che qualche volta si sono incontrate, si sono parlate.
Questa ragazza aveva una sorella, bella anche lei, ma, al contrario di lei che era riservata e schiva, questa era più socievole, non sfacciata, ma vivace . . . sposata con qualche bimbo piccolo e un marito partito per l’America. Ah l’America, terra dei sogni per tanti italiani.

Questo ragazzo, che chiameremo Nazzareno, era sinceramente innamorato della sua fidanzata, le aveva regalato un anellino. La madre di lui le aveva fatto visita con le figlie e la giovane nuora e l’aveva trovata di suo gradimento, questo era stato chiaro a tutti, quando Ida era uscita il giorno dopo con al collo la collana d’oro che le era stata regalata dalla futura suocera . . . i sussurri delle vicine: “Hai visto? L’ha ferrata!” indicavano che la suocera l’aveva “accettata” come futura nuora.
Il fidanzamento, si sa si protraeva nei mesi, i mesi diventavano anni, le cose da preparare tante, i soldi pochi . . .

Un brutto giorno, i sussurri delle pettegole del paese cominciano a circolare parlando di un bambino in arrivo, ma non della nostra Livia, no, di sua sorella Giuditta. Uno scandalo: suo marito di là del mare, lei, a casa con i bambini, nottetempo riceveva il fidanzato della sorella . . . fidanzamento andato a monte, due sorelle che non si sono più parlate . . . una madre che, presumo, aveva il cuore spezzato . . . non  si può scegliere di voler bene a una e non all’altra, ma, una cosa così, Giuditta non la doveva fare.
Nacque una bella bambina, e fu subito chiaro, anche a quelli che ancora dubitavano, chi fosse il padre.
Si racconta che là, a NuovaYork, il marito apprese la notizia da una lettera, del solito ficcanaso impiccione amico mal consigliato, che gli faceva le congratulazioni per la nascita di questa neonata. Si racconta che cadde stecchito da un infarto. Chissà! Magari è vero.

La nostra Livia si trovò così dall’oggi al domani, senza colpa, nell’occhio del ciclone . . . senza fidanzato e senza sorella, ci vuole poco per pensare che anche la collana e l’anello vennero rispediti al mittente, mi piace immaginare lei che va a messa a testa bassa, lui che fermo lungo la via la guarda passare e forse le sussurra delle scuse, la prega di perdonarlo, le voci tramandate dicono che lei non gli ha rivolto più la parola.

Passano un po’ di anni e dall’America torna un altro giovane, che anche lui  . . . no, questa è un’altra storia . . . questo giovane non aveva fidanzata, forse aveva sentito parlare delle peripezie di Livia, ma non ci dette peso, specialmente dopo averla vista . . . un colpo di fulmine? Chi lo sa? Romanticamente penso di sì . . .

Non so come fu il corteggiamento, nessuno me ne ha mai parlato, sono quasi sicura che lui la conquistò col suo umorismo, col suo sorriso, col suo amore . . . so come finì,  un bel giorno ci fu un matrimonio nella chiesa di San Benedetto Martire.

Era una bella giornata di sole, con quei colori mediterranei che piacevano tanto ai pittori del nord Europa, i muri delle case ombreggiavano la strada al corteo nunziale, Livia col suo vestito buono, la gonna di raso pesante, ricca arricciata, il busto chiuso in una camicia di seta col colletto di pizzo, i capelli raccolti, gli occhi scuri e profondi camminava sotto braccio al fratello più grande e tutto intorno i parenti maschi della famiglia, qualche ragazzo, poche le donne, per lo più fantelle, ragazzine; le donne adulte tutte indaffarate in casa per preparare il pranzo . . . là, sotto l’arco di un portone, sua sorella, tutti la ignorarono . . . in un angolo della strada più sù, il suo vecchio fidanzato, che da anni ormai aveva lasciato anche Giuditta e i suoi bambini, gli uomini della famiglia e i parenti stretti lo guardarono storto, un brusio serpeggiò lungo il gruppetto che seguiva la sposa . . . poco lontana la chiesa, con i suoi gradini prima del portone, sotto le scarpette belle, sentiva tutti i ciotoli di fiume della strada, meno male che poi arrivavano i blocchetti di porfido . . .

Entrarono nella semioscurità della chiesa e si avvicinarono all’altare dove c’era lo sposo (chiamiamolo Francesco) che l’aspettava, non era un amore, da parte di lei, come quello che le aveva fatto battere il cuore per il fedigrafo  Nazzareno, ma una cosa più tranquilla, un affetto per una persona buona e gentile, per un uomo che l’aveva fatta sentire ancora viva, amata, che l’aveva salvata dalla dura vita della zitella, a quell’epoca aveva già compiuto i 30 anni.
Forse non se ne sarebbe accorta, ma vedendo qualcuno tra i fratelli, i cugini e gli altri parenti giovani schierarsi sull’altare, il Parroco che si guardava intorno preoccupato e sussurrava qualcosa al sagrestano, quest’ultimo che andava da suo fratello, nei primi banchi per parlagli e suo fratello che guardava il Parroco accennando con la testa un gesto di assenso, anche Livia notò lui, lui che era stata la sua spina nel fianco in quegli ultimi anni era proprio sulla soglia della sagrestia,  un amico gli stava parlando a bassa voce e lui che, si capiva anche da lontano, non si voleva muovere di lì.

Lo sposo fece finta di niente o, forse, nella sua gioia non volle accorgersi di niente.  La cerimonia ebbe inizio, ma quando il Parroco pronunciò la fatidica frase: “Vuoi tu Livia prendere il qui presente Francesco come tuo legittimo sposo?”  non riuscì a rispondere, sentiva su di sé lo sguardo di lui, e la gola le si chiuse . . . il Parroco pensò che forse, emozionata, non avesse sentito e ripeté la domanda, ma, in un fugace movimento degli occhi Livia aveva visto Nazzareno che la guardava e ancora, per la seconda volta non rispose . . . Lo sposo le si avvicinò e le mise una mano attorno alla vita, il Parroco lanciò uno sguardo verso la sagrestia, i parenti della sposa si spostarono e formarono una barriera umana tra la sagrestia e il resto della chiesa, quando il Parroco ripeté la domanda per la terza volta, finalmente la voce le torno e riuscì a rispondere “Sì!”.

Non sappiamo come andò avanti la giornata, ma la famiglia appena nata si allargò ben presto, una femmina, un maschio e un’altra femmina i figli che sopravvissero fino all’età adulta, gli altri quelli morti appena nati o morti bambini non si ricordano, forse 2, forse 3? Livia morì, a seguito di un “qualcosa” al seno, dicono che la morte dell’ultimo bambino, ancora lattante, le fece venire la mastite (forse un tumore?), ben oltre i 40 anni. Francesco rimasto vedovo fece un discorso ai figli adolescenti: “Se voi vi comportate bene, io non mi risposo, ma dovete essere sempre bravi, specialmente voi” disse alle figlie “siete senza mamma e tutti vi osserveranno attentamente, aspettando che facciate uno sbaglio, io non voglio un’altra moglie, ma se devo avere qualcuno che vi tiene d’occhio, porterò a casa una matrigna!”  . . . dopo un discorso così, si può immaginare come sono sempre stati bravi questi ragazzi, niente matrigna, per loro.  

Traguardo Prevenzione 1 – Invito

Mettiamocelo in testa, la prevenzione è meglio farla!

Conosco un paio di cancer blogger, quelle donne che quando hanno scoperto di avere un tumore,  invece di chiudersi in casa e soffrire da sole, hanno deciso di raccontarsi, hanno aperto un blog e hanno iniziato a scrivere della loro esperienza e della loro vita. Julia ci ha “tirato fuori” un libro che viene venduto per finanziare un’associazione di auto aiuto alle donne malate di tumore al seno . . . Julia (che ha concluso quello che lei chiama “blog-terapia”, ma spero continui a raccontarsi in un nuovo blog), Zia Cris (che è diventata negli anni quasi una sorella) e le altre che conosco solo virtualmente (e che, può darsi le abbiate viste anche voi, ho visto e sentito in Tv) in ricordo di Anna Lisa hanno fondato, con la mamma e il marito di Anna Lisa, un’associazione col suo nome. Tutte, ma proprio tutte, quando parlano di questa “bestiaccia”  (così Anna Lisa chiamava il cancro al seno che le era stato diagnosticato a trent’anni, nel 2008) insistono che bisogna fare prevenzione, che bisogna fare i controlli . . .

Così, quando ho letto sul blog di Francesca il post “Traguardo Prevenzione” me lo sono letto ben bene tutto e ho pensato che questa volta sarebbe bello fare questa passeggiata, anche se i controlli li faccio (più o meno) regolarmente, vado a vedere un po’ delle persone che ho conosciuto nel gruppo Traguardo Prevenzione su Fb, vado a fare una passeggiata (se riesco a camminare per tutto il lungomare), vado a informarmi bene e, se non c’è troppa gente, magari riesco anche a parlare con un dottore . . .

Spero di trovare tante persone che conosco, spero di conoscere le persone che troverò lì (e che fin ora ho conosciuto solo virtualmente) e spero che, sempre più, le persone si ricordino che prevenire è meglio che combattere  . . . Ah! Per ultimo, spero che ci sia il sole, malgrado le previsioni meteo!

Dreaming Piceno Blogger Tour

In attesa di tempi migliori, quando riuscirò a connettere e a stare in casa il tempo per riordinare link, racconti e idee . . . in attesa, dicevo, vi metto i link dove trovate i reportage di questi giovani travel blogger.

– 1 alla partenza – il Programma di massima, cosa c’era da vedere!  (clicca per leggere tutto)


1° giorno – San Benedetto del Tronto (Ap) (clicca e continua la lettura)

2° giorno – Montefiore dell’Aso – Cossignano – Ripatransone – Offida (clicca e scopri cosa hanno visto e gustato)

3° giorno – Riserva della Sentina (San Benedetto del Tronto) – Monteprandone- Monsampolo del Tronto – Spinetoli – Colli del Tronto (clicca e continua il viaggio tra arte, storia e natura, artigianato e cose buone prodotte sul territorio)

4° giorno –  Ascoli – Eremo di Colle SanMarco – Ascoli (e il viaggio continua alla scoperta di una delle più belle città d’arte del Centro Italia, cliccando qua, logico!)

5° giorno – Roccafluvione – Acquasanta Terme – Arquata del Tronto  (anche questo “giro” è molto interessante, per saperne di più, cliccare)

6° giorno  – Montegallo – Force – Palmiano – Venarotta – Castignano – Rotella –  Comunanza (in attesa di notizie perchè “a causa di mancanza di linea WiFi in tutte le strutture non siamo riusciti a pubblicare il post” . . . e finalmente, cliccando puoi vedere l’articolo)

7°  (e ultimo) giorno – Monti Sibillini e la Gola dell’Infernaccio(clicca e ti troverai immediatamente dentro  il racconto!)


E potete seguirli anche su Twitter con l’hashtag #dreamingpiceno . . .  o cliccando qui , come faccio io che ho un telefono che al massimo telefona e manda messaggi (e ha al suo interno un serpente pazzo che si mangia delle palline e sbatte via la testa!)

Partenza ufficiosa – Dreaming Terre del Piceno

Eccomi, finalmente, a raccontarvi, dal mio punto di vista, il Tour del Piceno da parte dei Travel Blogger di Travel Different. it accompagnati in questa avventura, come già detto, da 4 fotografi e 4 video maker, dal “sognatore” e ideatore Luca Marcelli di Terre del Piceno e dalla espertissima guida Lella Palumbi, più varie e svariate figure. A vario titolo “esperte” nei loro campi, di cui ignoro il nome.

Il giorno 24 (aprile) è stato un giorno “di corsa”. Per la FigliaPiccola le ultime spese da fare in vista della partenza per il Tour. Per me, oltre a seguire la FigliaPiccola nelle sue spese, una volta lasciata con i suoi nuovi amici, dalla FigliaGrande e PiccoloLord con virus intestinale! Spese, spostamenti vari.

Verso le 18.00 presso l’Hotel Excelsior, la FigliaPiccola ed io, abbiamo avuto l’occasione di conoscere gli altri “artisti”, e io quando hanno iniziato la loro riunione me ne sono andata per le mie commissioni.

Ci siamo rivisti per cena, una cena, o meglio un banchetto offerto (credo di aver capito) dal Comune della Città sulla Costa e preparato e servito presso l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Filippo Buscemi” (per gli amici della Città sulla Costa, famigliarmente: “l’Alberghiero”).
La cosa che mi ha emozionato (come solo una vecchia signora par mio, si può emozionare) è che in quel Istituto la FigliaGrande ha studiato. Vedere questi ragazzi in “divisa” (1° 2° e 3° classi tra servizio di sala, ricevimento e cuochi), mi ha riportato indietro di anni, ritrovare anche alcuni tra i professori che conoscevo, come il Prof Bani a capo dello staff di cucina, uno dei “miti” della FigliaGrande (e di altri compagni che da grandi volevano fare i cuochi), quando frequentava questa scuola e i professori Iezzi e Guardato che coordinavano i ragazzi di sala. La Prof che seguiva le ragazze del “ricevimento” non la conoscevo. Così come non conoscevo il Preside, dalla mie epoca ne sono cambiati almeno 2!
Ho salutato chi conoscevo, sono stata presentata a chi non avevo ancora conosciuto e tra questi Nicola, uno dei Travel Blogger, che mi ha detto di aver letto il mio blogghettino, mi ha consigliato di scrivere con più frequenza e sistematicità e magari di parlare anche di più di questa nostra zona (e sarebbe una bella scusa per qualche escursione domenicale!
Mi sono messa nella parte della tavolata (bellissima la “mise en place” di cui purtroppo non ho fatto la foto!) degli artisti, vicino alla persona che per prima ha creduto (e finanziato) in questo “sogno” . . . un progetto per promuovere il territorio della Provincia di Ascoli Piceno, il Sig Contisciani Luigi, Presidente del BIM Tronto (Bacino Imbrifero Montano del Tronto) .
Abbiamo gustato, prima di sederci a tavola, delle tartine a buffet e poi, una volta a tavola: Insalata di farro con molluschi e crostacei, Gamberoni con zucchine e lardo di Colonnata, Trippa di mare con borlotti e pecorino di fossa, Campofilone in salsa di cicale, Pescatrice in brodetto e per finire una composta di frutta in un “cestino” di cialda. Vini: Passerina Brut, Marche Chardonnay I.G.P. e Offida asserina D.O.C.G. (ci sono le foto, ma non da me, le dovrebbe avere Mauro, prima o poi, le trovo!)

Alla fine del banchetto, abbaimo potuto applaudire tutti i ragazzi e i professori che hanno lavorato per la riuscita di questo convivio, due parole da parte delle autorità e pure da parte di Nicola, quale rappresentante dei travel blogger e poi tutti a casa, che tra l’altro si era fatto pure tardi.

Non abbastanza tardi per i giovani artisti, per Nicola e Luca, dovevano ancora raccontarsi un sacco di cose, dovevano “recuperare” quei blogger che ormai dovevano essere arrivati, dovevano “progettare” le cose da fare nei giorni a venire e poi . . . verso una certa ora, dovevano essere sistemati negli alberghi.
Tutti in albergo, tranne la FigliaPiccola, lei è tornata a casa dalla mamma! E per fortuna! La mamma,  nel mezzo della notte ha scoperto di ospitare un malefico virus intestinale! Che brutta compagnia!

(Seguitemi che vi racconto ancora qualcosa)

Il sogno del Piceno . . . una nuova avventura della FigliaPiccola

Sono stata combattuta un po’ di giorni se scrivere o meno questo post . . .
Non voglio passare per la Mamma Italiota che “sbava” per la recita del figlio . . .
Non sono mai stata di quelle mamme che lodano e sbrodano i figli . . .

Però!

Però alla fine ho deciso che sì, c’è implicata anche la FigliaPiccola, ma soprattutto la Terra che mi ospita da più di trent’anni, il territorio che ha dato i natali a quel sant’Uomodellamiavita e ai miei figli: il Piceno, secondo Sempronio Gracco (Charles Laughton, nel film “Spartaco” di Stanley Kubrick), la provincia più squallida dell’Impero, ma che io ho sempre trovato un bel mix tra arte e natura e anche un posto dove ancora si vive a misura d’uomo. Allora, visto che ne vale la pena . . . eccovi la storia di questo evento!

La storia è breve (spero per voi e per me) è stato deciso che il Piceno sarà analizzato e studiato da ben 8 blogger (e la sottoscritta non è stata nemmeno contattata . . . da deprimersi) che solitamente parlano di viaggi e scrivono su Travel Different  che saranno accompagnati da 8 “artisti” marchigiani: 4 fotografi e 4 video operatori . . .
Secondo voi chi ha presentato la sua candidatura all’insaputa della mamma? Ma la FigliaPiccola . . . e l’hanno pure presa!

Così, tra un viaggio a Roma e l’altro alla ricerca del film della strada che la porti all’Oscar (no, non un moroso nuovo, ma la statuetta che consegnano in California nel famoso Kodak Theatre), la FigliaPiccola sarà impegnata in una settimana massacrante interessante, vicina ad altri artisti come lei. Accompagnando  gli 8 blogger che vengono da altre parti d’Italia, curiosi di scoprire le bellezze di questa terra di confine (una volta tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie, ora fra Marche e Abruzzo, tra il Centro e il Sud), scopriranno o riscopriranno posti nuovi e/o conosciuti, quei posti che sono la meta delle giornate di Pasquetta o delle calde domeniche d’estate e del giorno di Ferragosto quando i “nativi” della Città della Costa non vanno al mare. Quei posti, che sono lo sfondo per le feste dei “100 giorni” o delle “uscite” scout, ma vivrà anche esperienze nuove, come salire su un peschereccio . . . non so come saranno accoppiati questi ragazzi  “artisti” marchigiani con questi blogger, ma spero di poter vedere qualcosa in esclusiva, ehm  . . . anteprima e di potervelo girare!

Il Programma è ricco, non ve lo scrivo, vi indirizzo qua, dove è tutto spiegato e anche qua, dove tutto è iniziato, con un “sogno”.

Non ci crederete, ma ci sono posti che loro vedranno e che io, dopo 30 e più anni che sono qua, non ho MAI visto!

Fine settimana settembre 2011

Venerdì, 23 settembre 2011
Ci sono un paio di film in bianco e nero dove una mamma, sapendo di avere una malattia incurabile, pian piano cerca di trovare (di nascosto dai suoi cari ) una sostituta per la sua famiglia, una ragazza in gamba che possa essere apprezzata sia dal marito che dai figli (spesso una figlioletta) . . . stasera ho guardato un film, di cui avevo sentito parlare un gran bene come di una storia di malattia e di amicizia e a metà ho avuto la sensazione che fosse la stessa storia di quei vecchi film, declinata al maschile! 

 

Quello che mi è sembrato buffo è stato che a subentrare a un piacente Kim Rossi Stuart (che le mie figlie adorano da quando era "Romualdo" in "Fantighirò") fosse il simpatico, ma decisamente meno bello, Antonio Albanese!

Sabato, 24 settembre 2011
Dopo la spesa settimanale. Dopo una pausa acquisti in libreria. Mentre torniamo a casa pensando a come finirà in bellezza la nostra serata, davanti alla Tv guardando telefilm, arriva la telefonata di mio padre, che mi dice che ha sentito al telefono degli amici (amici americani, arrivati da poco col nipote per una vacanza), che vorrebbe salutare prima di partire per l'antica capitale. Questi amici, hanno invitato, lui e la Angela,  a casa loro, ma lui non sa come fare perché la sua auto è fuori uso, gli chiedo se vogliono essere accompagnati. È proprio quello che sperava gli dicessi, visto che così potrei salutarli anch'io  . . . mi dice lui e rimaniamo d'accordo di vederci dopo un'oretta.

 


 

Mi chiedo perché io capisco sempre la domanda nascosta nei discorsi degli altri e agli altri non sempre sono così svegli ??? 
 

Domenica, 25 settembre 2011
Messa alla "chiesina di legno" e, a seguire, passeggiata sul lungomare. Lungomare parzialmente chiuso per la "gara podistica Ascoli-San Benedetto" . . . così arriviamo senza fretta, fino all'inizio del molo attraversiamo e raggiungiamo l'isola pedonale, costeggiamo le antiche balaustre e le scale che scendevano a quelle che negli anni '20/'30  del ventesimo secolo era "La Spiaggia"

 

 
e arrivivamo finalmente alla rotonda con la sua fontana . . . tutto questo salutando ogni due passi qualche conoscente dell'Uomodellamiavita . . .
 

curiosiamo nei vari stand degli sponsor (salutando anche qui quasi tutti) e i mie passi vengono attirati da un profumino di pizza . . . "Wow! Si mangia!" pensano le mie papille guastative, pregustando (conoscendo anche questa volta lo sponsor), invece, che delusione, il banchetto è solo per gli atleti! Devo decidermi a seguire l'amico Toto nel suo peregrinare tra mare e colline!


l'arrivo della prima tra le donne, una sambenedettese! 

Ritornardo verso l'auto, sotto il sole di mezzogiorno, chiacchieriamo (e non per invidia) di una delle atlete, magra magra e secca, ma con la parte alta della schiena e le spalle così sviluppate da farla sembrare un essere alieno . . . l'ho vista all'arrivo e ne sono rimasta così impressionata che non sono riuscita a farle una foto prima che si perdesse tra la folla.

L'ultima settimana d'agosto . . .

Questo post di Lucyette è stato lo spunto per scrivere oggi. Lucyette, giusto per la cronaca, scrive degli ultimi giorni di agosto al mare, della malinconia dei saluti, dal punto di vista di una "bagnante" che sta per chiudere la casa del mare per per tanti, tanti mesi.

Qui da me, invece leggerete altro . . . perchè io, pur non essendo un'autoctona, vivo nella Città sulla Costa da più anni di quelli che ho passato nella Città ai piedi delle Orobie! Faccio parte di quella massa di cittadini che la folla dei turisti, bagnanti o forestieri che dir si voglia, e tutto quello che ne consegue, la subisce . . . e in certi casi la detesta.
 

 

 
L’ultima settimana d’agosto, finalmente il caldo africano ha lasciato un po’ di spazio anche a un’arietta frizzante di prima mattina. Si vedono rincorrersi nel cielo sfilacci di nuvole che fanno sperare in qualche scroscio d’acqua che ti liberi dalla schiavitù di dover bagnare l’orto e le piantine più delicate di quella giungla che chiamano giardino, tutti i santi giorni. . . sì, amo il caldo, ma quando è troppo e per troppo tempo, si incomincia ad aspettare qualche giornata di pioggia, si incomincia a rimpiangere quella leggera nebbiolina di certe mattine, la brina sul margine del fosso del pieno inverno . . . 

L’ultima settimana d’agosto, qua e là si vedono le persone che scendono in strada o nei parcheggi e iniziano a riempire le loro automobili, quelle stesse automobili che hanno riempito tutte le strade, i parcheggi e persino il marciapiede davanti al portoncino dell’amica Maria che, povera lei, ha ricevuto dai suoceri l’uso della casa sul lungomare, come regalo di matrimonio. Automobili che vengono parcheggiate e mai più tolte da lì fino al momento del rientro a casa dei turisti che, useranno le biciclette loro o quelle messe a disposizione dagli alberghi . . . facendo lo slalom nel traffico, o, stile chioccia, con al seguito 2 o 3 figli a cui tu, che magari giri per la città di fretta per le tue faccende, devi fare attenzione.

 

 
L’ultima settimana d’agosto, quando ti può capitare di incontrare li amici imbufaliti, perché è da giugno che devono parcheggiare l’auto lontana da casa (fanno i nonni a tempo pieno e hanno l’orto in collina, ma rientrano a sera nella loro casa, appena di qua della ferrovia), con tutti i disagi del caso. Quando ti può capitare di sentire l’amica (che ha il negozio aperto 12 ore al giorno 7 giorni su 7 e deve barcamenarsi tra casa e figli e una commessa che costa più di quello che rende), sbottare: “non ce la faccio più, sono maleducati, sono arroganti, pensano che perché arrivano da fuori e spendono i loro soldi tutto gli sia permesso!” (per esperienza vi dico che succede sia con quelli del Nord che con quelli del Sud e persino  con molti stranieri!) .

 

 

  L’ultima settimana d’agosto, i bagnanti si salutano, in spiaggia. Il bagnino incomincia a ritirare le sdraio e a lavarle e farle asciugare sul tetto dello “chalet a mare”  e i bambini lì, incantati a guardarlo. I ragazzi che pensavano di racimolare facilmente qualche soldino per l’inverno (e nello stesso tempo divertirsi al mare e magari vivere qualche romantico intermezzo con le ragazze “di fuori”) finalmente, possono riposare, perché non è andata davvero come pensavano: lavoro tanto, soldi pochi, stanchezza tanta, tempo libero, quasi zero!
 

 

 
L’ultima settimana d’agosto, quando i negozio diventano vivibili, non ci sono più le code infinite alle casse, anche se, i prezzi rialzati a fine maggio non si abbasseranno. Quando il traffico diventa gestibile, quando anche quelli che arrivano dai paesi intorno o dal Capoluogo, in auto, in moto o in autobus, stanno a casa, perché tutto dev’essere pronto per il rientro a scuola. Quando si può tornare a godersi la spiaggia o la passeggiata al molo senza dover chiedere sempre: “permesso” e senza essere spintonati e non sentirsi dire nemmeno: “scusi!” 

   

L’ultima settimana d’agosto, quando passeggiando sul lungomare vedi le baracchette del mercatino chiuse e incominci a notare, negli angoli o vicino ai bidoni dell’immondizia, quei cartelloni, quelle bandiere, tutte quegli ammennicoli di “scenografia” che faceva così allegria, così aria di vita vissuta come una lunga festa ormai sbiaditi, graffiati, gli angoli ammaccati . . . il segno che la festa è finita.
Vedi i tavolini e le sedie dei bar e delle gelaterie in attesa di qualche allegra brigata che ormai è partita. Qualche coppia anziana, di quelle che hanno casa qui da tanti anni, finalmente partiti i figli e i nipotini (che hanno allietato le loro giornate, ma che li hanno anche stancati) restano quaggiù fino ai primi freddi, di solito impegnati a sovrintendere ai piccoli o grandi lavori di manutenzione.

 

     

 

Ancora qualche settimana e spunteranno attorno agli stabilimenti balneari le reti e tutte le vetrine,  comprese le grandi vetrate degli alberghi, saranno coperte da pannelli più o meno belli, come se ci si preparasse a una guerra o un uragano, le piante verranno protette con reti e pali,  tutte le sedie, tavolini, sdraio, lettini, ombrelloni verranno rimessi in garage e scantinati, accatastati accuratamente per il letargo invernale . . . e la zona del lungomare si preparerà alle mareggiate, alla nebbia sul mare, alle magnifiche albe in una giornata tersa e gelida, a quel mare d’inverno che raramente i turisti apprezzano . . .
 

In questo mio scritto + 

   

Quel 7 (e 8) giugno di tanti anni fa.

Grande commozione al Riviera per il trentennale del rogo del Ballarin
Nella mattinata di oggi, 5 giugno, è stata inaugurata la targa che ricorda la scomparsa di Maria Teresa Napolioni e Carla Bisirri nell'incendio del vecchio stadio prima della partita Samb-Matera (continua qui)
 

Il vice presidente rossoblu Claudio Bartolomei  e Il Sindaco Giovanni Gaspari
scoprono la targa commemorativa

 

Leggo sul giornale on line "Il Segnale", un giornale locale, che parla molto più della cronaca di "casa" che di quella nazionale, l'articolo di cui ho copiato titolo e sottotitolo qui sopra e i ricordi cominciano a viaggiare . . . come si dice: "io c'ero!" . . . precisiamo, non ero allo stadio, non ci sono mai andata, ma la tragedia l'ho vissuta e la ricordo bene.
 
Era una domenica di giugno, avevo una bimba che era nata da meno di un mese, faceva caldo e giravo per casa con un grembiule di quelli incrociati davanti, poco elegante, ma comodo per allattare a richiesta. C'erano a farmi compagnia l'Uomodellamiavita e mia madre . . . mio fratello, il più piccolo, giocava per strada con gli altri bambini e mia sorella, adolescente, era a passeggiare al Corso. Abitavamo in centro, lontani dallo stadio che era a ridosso del Porto . . . a un certo punto si iniziarono a sentire sirene di ambulanze (ma allora non c'erano così tante ambulanze come adesso e dopo un po' smisero), mia madre si mise a pregare, come era sua abitudine al suono delle sirene e l'Udmv si affacciò verso la strada per controllare il piccolo di casa, io continuai a fare la "mucca da latte" e la FigliaGrande ciucciava ignara . . . Dopo, quando arrivò mia sorella, chiedemmo se era successo qualcosa, ma anche lei era all'oscuro di tutto . . .


Ecco la squadra appena prima della tragedia . . . Lo sguardo preoccupato di Walter Zenga verso la Curva Sud del "Ballarin": l'incendio comincia a svilupparsi

Il giorno dopo, verso metà mattina si cominciò a sentire un via vai di elicotteri sopra i tetti della città . . . "chissà cos'è?" ci chiedevamo io e mia madre, di solito un paio di elicotteri si sentivano, durante la corsa Tirreno Adriatica, a marzo. Ma non c'era ancora la Tv del mattino . . . solo quando arrivò l'Uomodellamiavita, ci porto i pochi fatti scarni che aveva sentito, riportati dai colleghi e dai clienti . . . si sapeva che c'era stato un incendio allo Stadio; si sapeva che la colpa era del mucchio di carta che si sarebbe dovuto usare per festeggiare la vittoria della Sambenedettese, che sarebbe "tornata" in "B"; si pensava che il solito scemo, aveva buttato la cicca della sigaretta . . . o forse, un altro stupido aveva tirato un petardo.
Si sapeva, questo era certo, che c'erano dei feriti, ustionati, qualcuno più grave, qualcuno meno . . .

 


dal sito www.saladellamemoriaheysel.it

Io me ne stavo lì, con la bimba da accudire e pensavo a tutte quelle persone, alle loro mamme, alle loro famiglie . . . solo col passare dei giorni qualcosa in più si seppe da Tv e giornali . . . si seppe che l'innesco dell'incendio fu causato dai fumogeni, si snociolarono i nomi dei feriti . . . mia sorella e l'Udmv raccolsero notizie dai racconti di chi allo stadio c'era stato, ci raccontarono qualcosa in più sui feriti, perchè a leggere i nomi sul giornale, non ci dicevano niente . . . le frasi iniziavano sempre così: "Ti ricordi quel mio amico . . .?" oppure: "Hai presente il cugino di quel tale . . .?"  e ancora: "Mamma, il mio compagnodi scuola . . . ".  La Città sulla Costa, 30 anni fa era ancora una città dove ci si conosceva un po' tutti e tra scuola e lavoro, potevi conoscere bene almeno uno che era imparentato con uno dei feriti (anche perchè di feriti ce ne furono ben 60) . . . Purtroppo di questi 60 feriti, due ragazze non ce la fecero, troppo ustionate, morirono nel giro di qualche giorno. Gli altri, riuscirono a salvarsi, dopo perpezie in vari ospedali, ma rimasero segnati per tutta la vita!
 


  Maria Teresa Napoleoni                       Carla Bisirri  
  (27 febbraio 1958-13 giugno 1981)         (30 aprile 1960-17 giugno 1981)

 

Passarono pochi anni e le prime volte che accompagnavamo la nonna a "trovare il nonno", nella parte nuova del Cimitero, passavamo davanti a una cappellina, con una sola tomba. la cappellina era sempre piena di fiori. I bambini si sa, sono curiosi e io ne dovevo tenere buoni 3, un po' di curiosità l'avevo anch'io, andammo a vedere, e scoprimmo la tomba di Maria Teresa Napoleoni  e raccontammo tutta la storia . . . da allora, non si salgono le scale che portano al nonno se non si fa una sosta davanti a questa tomba, per un pensiero, una preghiera . . . l'altra ragazza, non sappiamo dove è sepolta, ma un pensiero va sempre anche a lei. 
 


Una bella immagine dello stadio F.lli Ballarin,
che adesso ospita la Croce Verde e i Carri del Carnevale, 
che ha visto le partite della squadra di Rugby e che presto sarà smantellato 

Vi lascio alcuni link, se vi viene la curiosità di saperne di più . . . Qui trovate i ricordi di  un calciatore della squadra . . . Qui invece, c'è tutto . . . articoli di giornali, foto, video  . . . qui il video che è stato montato l'anno scorso per ricordare!

Quando il fiume esce dagli argini!

Tutto è cominciato tra le 4,30 e le 5,00 del 2 marzo . . .  con la suoneria del telefonino che è entrata in un sogno, disturbandomi . . . poi ha smesso.
Poi, ho sentito ancora quel suono strano seguito da sommovimenti del letto e da una  voce concitata che diceva "Che ha fatto? Ma, si sa quando arriva? E voi? Siete già lì? Va bene, arrivo, mò arrivo . . . mi vesto e vengo giù!"  . . . io con gli occhi chiusi chiedo: "chi era, la vigilanza?" (a volte capita che per via di un gatto o di un "delinquente" in fuga, scatti l'allarme e lo chiamino per verificare,  a qualsiasi ora della notte) . . . ma mentre lo dico il cervello ha elaborato le parole "quando arriva" e chiedo: "ma che, arriva un cliente di notte???" al che lui, mentre si veste in tutta fretta risponde: "Il Tronto . . . l'alluvione . . . sono giù da un'ora e mi hanno chiamato solo adesso . . . ci sono tutte le attrezzature da spostare . . .  tutta la roba . . . *@*@*# . . . un'altra volta!  Adesso vado. poi ti faccio sapere . . . Aspetta, la macchina fotografica, le pile . . . ciao!"  

Io, ormai ben sveglia, con un pugno che mi stringe lo stomaco, mi alzo, e vado ad accendere il PC . . . penso . . . la Protezione Civile, l'Ansa, il Comune, qualcuno avrà notizie certe . . . se ne parlava già ieri sera, a Cupra, era esondato il Menocchia . . . il titolo del "quotidiano on line" della zona, diceva: "Maltempo: continuerà a piovere ma il Tronto non è a rischio esondazione", ecco, il giornale, l'avranno aggiornato!!!

Il sito della Protezione Civile ha scritto solo i bollettini uficiale, aggiornati alla sera del 1° marzo del tipo "Allarme meteo su tutta la Regione" . . . ne so più io dai telegiornali della sera.
Il sito del Comune, l'Ansa, non mi sono d'aiuto, sono tutti aggiornati a prima della mezzanotte.
Trovo un articolo sul Corriere Adriatico, a parte le notizie (contraddittorie) dei dispersi nel Fermano, si dice che il Tronto è tracimato appena dopo Ascoli, che ha allagato anche la zona dalla parte dell'Abruzzo, dove passa la strada (famosa per storie di "lucciole") della "Bonifica"(del Tronto, appunto). 

Su Fb, scopro le prime richieste di informazione, scritte alle 3,00 del mattino . . . poi alle 6,00, ecco apparire un nuovo articolo del quotidiano “Il Segnale” . Ci tiene informati sulle strade chiuse per l’acqua che ha invaso sottopassi e svincoli dell’Ascoli/Mare . . . telefono a qualcuno che conosco . . . mi si dice che al momento non c’è ancora molta acqua, dove sono loro, ma che nel quartiere, “corre” e “cresce” e che per prudenza stanno finendo di portare via le auto, sopra la Salaria . . .  leggo un'amica che abita nel quartiere più a sud . . . scrive: “e ci risiamo” . Alle 9, l’acqua si ferma poco sopra i 50 cm sulla via principale del quartiere Agraria e nelle vie limitrofe . . . su Fb chi chiede e chi da notizie. Chi se la prende con i politici, chi dice che non si può prevedere. L'unica cosa certa è che la vallata del Tronto è sconvolta. Di tre strade che vanno dalla Costa in Ascoli c’è aperta solo la Salaria (gli antichi romani avevano la vista lunga).
La FigliaGrande, che nel frattempo è arrivata, mi dice che sotto casa sua è un caos di macchine, sulla Salaria è una fila unica, e tutte le vie sono piene di auto, parcheggiate nei modi e nei posti più impensati . . . vigili dappertutto, ambulanze con la sirena che corrono di qua e di là! Tutti presi dalla frenesia di prevenire i problemi, memori dell’alluvione del 10 aprile del 1992. La Statale Adriatica, verso sud, è chiusa al traffico, da un certo punto in poi.

La cosa peggiore dell’essere a casa è non vedere, aspettare e sentire (o leggere) notizie e smentite, i “si dice” . . . è ricordare quei terribili giorni dell’alluvione del ’92, pensare che con questa crisi che c’è non sarebbe il massimo dover rimettere a nuovo gli impianti, i macchinari, gli attrezzi . . . rifare di nuovo pavimenti,  porte, intonaci e tinteggiare pareti, ricomprare abiti, piatti e bicchieri e di nuovo tutti i mobili.
 
Richiamo qualcuno nel quartiere allagato, che mi rassicura, l’acqua sta scendendo, piano ma scende . . . e tutto quello che era da salvare, l’hanno messo in salvo, tranne le cose più grosse, ma per quelle, se succedesse il patatrac, ci dovrebbe essere un rimborso!

Telefonate di parenti e amici, telefonate da me all’Udmv, l’ansia che cresce . . . finalmente alle 17,00 con la FigliaGrande, vado verso sud, verso casa sua, e vedo questo sterminio di auto pargheggiate per ogni dove, dalla Salaria in sù, lungo strade che portano più in alto (se stanotte, il fiume o i torrenti decidessero di tracimare ancora, qualcosa è in salvo. In collina! Ben lontano dalle “piane del Tronto”.

Anche questa volta è andata bene, in altre zone della Provincia e della Regione, non sono stati così fortunati! 


 

Inoltre, QUI  trovate qualche notizia da parte di Valentina, che, abitando lì,  si è trovata l'acqua fuori casa . . .


 

Qui,  di solito lungo il muro è pieno di auto, da aggiustare, aggiustate  . . .

in un frenetico primo mattino, sono state portate tutte in salvo, in vista della "piena" che
(si diceva) stesse arrivando!

Come si vede, la strada piena d'acqua!


L'acqua per la strada . . . si cerca di spostare più roba possibile

Qui si capisce la fortuna di qualcuno . . . il capannone (di 20 anni fa) è costruisto su un terreno che è stato rialzato, sia per "compattare" il terreno, sia perchè il massetto poggia su un graticcio di travi piene di ghiaia.

Ieri è bastato questo piccolo dislivello per salvare tutte le attività, altri non sono stati così fortunati!


Sempre la zona vista dalla parte opposta, qui e prima è stato fermato l'attimo quando l'acqua aveva cominciato a ritirarsi, il massimo è arrivato appena oltre i contattori, se fosse continuato a piovere anche solo per mezz'ora , passato un certo punto avrebbe allagato tutte le attività del cpannone!


Qualche ora dopo, quando l'acqua si era già abbondantemente ritirata, ma in fondo,
si vede la via principale, ancora bloccata dall'acqua!


un cantiere tra la Statale Adriatica e la ferrovia


Lo stesso, da sopra la rete! 

. . . 
Queste con l'ora, sono di un conoscente, lui ha girato di più, anche per lavoro . . .
infatti, ha una ditta di autodemolizioni  . . .  qui si vedono gli ulivi sott'acqua, e una delle
molte macchine andate sott'acqua e, purtroppo da rottamare . . . speriamo nel rimborso!

 
Ecco, l'acqua nella parte abitata, quartiere "Agraria" . . .


Questa è la via principale del quartiere, dopo le case, la campagna  . . . dove si alternano
campi coltivati e capannoni di piccole imprese e artigianato . . .


Ieri, 2 marzo, pronti ad intervenire  . . . oggi, 3 marzo, pare che l'allarme sia cessato (
Il Segnale – giornale on line) 


Oggi, 3 marzo, quello che resta è un po' di fanghiglia, ieri era un sottopasso allagato
(Ilsegnale – giornale on line)


 Il livello del fiume Tronto tornato nella normalità . . . ieri, ci sono i filmati, arrivava appena
sotto i pilastrini, ma prima che si potesse arrivare fin lì a filmare, era più alto! 
(Il Segnale – quotidiano on line)

Pubblicità negativa

Mi sono "innamorata" della Città sulla Costa in anni lontani, quando mi capitò di vedere un paio di figure sul Sussidiario acompagnate dalle parole, che ancora adesso ricordo perfettamente: "San Benedetto del Tronto, principale porto peschereccio d’Italia e rinomata località balneare". Avevo subito cercato questo paese sulla cartina d’Italia.
Più giù del Rubicone non ero mai andata, a parte una gita durante un’estate fino a Gradara. Poi, mi sono trovata qui, più di trent’anni fa, e da allora quando leggo San Benedetto del Tronto, rizzo le orecchie e controllo subito cosa si dice!
Qualche mese fa, mi capita di leggere, sul "Italians" del Corriere della Sera, questa lettera:


"Caro Beppe,
l’Italia è sempre più avanti degli altri, sapevi che abbiamo inventato il Bed NO Breakfast? E’ una interessante e innovativa variante del Bed & Breakfast, che è stata servita a me e a un gruppo di amiche l’estate scorsa a San Benedetto del Tronto. Le novità sono sempre interessanti, le vacanze sono fatte anche di emozioni, ma questa ci è stata servita senza preavviso e senza possibilità di scelta. Il "Bed NO Breakfast", come dice il nome, consiste nel fatto che, una volta prenotato un Bed & Breakfast, classificato come tale sulle guide e sul portone dello stesso, all’arrivo si scopre che la colazione non c’è. L’inventrice di questo simpatico servizio inoltre, il giorno stesso della partenza, informa gli ospiti via SMS che dovranno portarsi gli asciugamani da casa. Pazienza se chi è già in ufficio con la valigia pronta deve uscire per comprarseli. Sempre per dare agli ospiti la possibilità di riempire il tempo della breve vacanza, i letti non vengono rifatti e in bagno al posto di qualche mini-saponetta campeggia una bottiglia mezza vuota di Mastro Lindo con una vecchia spugnetta, a mo’ di invito a fare le pulizie da sé.  
. . . (continua)"

So che il Comune, che ha una
vocazione turistica che non è improvvisata, ha creato una rete di B&B, che molte persone si sono date da fare perchè questa realtà prendesse piede qui da noi, ho persino partecipato ad alcune "lezioni", insomma, so che le cose sono state predisposte bene fin dall’inizio, e rimango male leggendo di una situazione così squallida.
Contatto l’autrice della lettera, scusandomi a nome della cittadina e rammaricandomi di non poter offrire ospitalità per fare ammenda . . . tra le altre cose nella risposta mi dice: " a essere fregati siamo stati in 7! ", ne parlo che amici, ne parlo al Comune, persino con un giornalista, ma, che io sappia, nessuno si è mosso!

Ne parlo sul mio blog, per ricordare ai sambenedettesi che passano di qua, che non è così che si attirano e mantengono gli ospiti turisti, che è controproducente, ricordo di aver letto che 1 cliente insoddisfatto, si calcola, sono 29 contatti persi, perchè ne parlerà con amici e parenti e non ne parlerà bene!
Ne parlo sul mio blog, per confermare agli amici che vorrebbero passare qualche giorno qua nel sud delle Marche che se mi fano sapere li posso indirizzare presso strutture di provata professionalità e cordialità.
Ne parlo sul mio blog, perchè se mai riuscissi, mi piacerebbe avere un B&B e m’impegnerei ad avere massima cura dei miei ospiti, per farli sentire come in famiglia. Perchè nella mia famiglia c’è sempre stata questa usanza di ospitalità tra parenti. Ricordo bellissime giornate d’estate passate con le cugine francesi, con le varie zie e cugini di tutte le età, tra spiaggia e cucina, tra bagni in mare e visite alle cittadine medioevali, o le giornate al fresco dei Sibillini, con l’immancabile pic nic con piatti pronti e castrato alla brace!

Arriva l'estate . . . Promozione Turistica

Al  mattino, da quando anche i Tg Regionali hanno deciso di inondarci di notizie, l’Uomodellamiavita, oltre ai vari TG nazionale, su più canali, si guarda anche tutta la mezz’ora dedicata alle Marche, calcolando che sono le stesse notizie che poi ascolta alle 14 . . . da matti!

Ma ieri mattina, la tizia con vocina da Topolino, mi ha dato una dritta, per un post da "Promozione Turistica" . . . . . ci ha svelato che su You Tube c’è questo "corto" dell’Istituto Luce, dai lontani anni ’20  

A me è piaciuto tantissimo, e mi sono messa alla ricerca di qualcosa di più attuale, per darvi l’idea di come è cambiata la "ridente Città sulla Costa", guarda che ti riguarda, ho trovato quest’altro video, che non è come avrei voluto io, ma vi da l’idea del tempo che passa, basta guardare quanto sono cresciute le palme.

Per la parte del Lungomare nuova, che, come dicono i politici "l’Italia e l’Europa ci invidiano", vi rimando a quando ho sottomano qualche volontario cineoperatore, e, soprattutto, ho imparato a mettere i video su You Tube! Per chi nel frattempo vuol vedere il lungomare nella sua interezza, di circa 6 Km, venite a trovarci!
Qui, un’assaggio:

nuovi giardini

Mamma, ti ricordi di Tiziano?

Ieri la figlia grande mi dice: "Mamma, ti ricordi di Tiziano?" e poi, mi fa vedere questo sito, ma quello che la interessava era questo: 

     
Basilica Cattedrale, San Benedetto del Tronto,  23/05/2009 11:11
Lettera di Tiziano Napoletani per l’Ordinazione diaconale

Clicca sulla foto per ingrandirla !

Vorrei scrivere questa lettera a tutte quelle persone che mi hanno voluto bene veramente e che hanno avuto la possibilità di vedere, in parte, realizzate le loro preghiere.
In questi fratelli e sorelle ho potuto vedere la bellezza e la grandezza degli insegnamenti di Gesù che si sono fatti carne. In loro ho potuto vedere la paziente attesa di Dio, che va in cerca della pecorella smarrita, che non si stanca mai di cercarla, anche se è andata lontano verso prati sconosciuti e rischiosi. La loro attesa è stata simile a quella della parabola del Padre misericordioso, che ha lasciato libero il figlio di fare le proprie scelte. Voglio immaginare il Padre che, con le lacrime agli occhi, implorava il figlio di rimanere, ammonendolo dei rischi che avrebbe corso lontano da Lui.
Disarmante è stato vedere di quanta misericordia sono capaci gli esseri umani impregnati di Dio, che come Dio agiscono e amano.
Uomini e donne che si offrono e si fanno preghiera solo perché vogliono la tua felicità, senza mai puntare il dito, anche quando sei a pascolare i porci e manchi di tutto.
 Tutto questo per dire che nel passato non sono stato mai un fervente uomo di chiesa, anzi, se potevo, essendo figlio di questa cultura, facevo la mia parte, gettando discredito sul papa con i suoi anelli d’oro ecc…, sulla chiesa e i suoi soldi, sul parroco di turno che commetteva errori, ed altro. Capisco molto bene i giovani quando mi parlano di queste problematiche, anche i giovani delle nostre parrocchie…
Nella mia vita c’è stato un prima e un dopo. E nel mezzo, dopo tanto cercare e soffrire, un incontro che ha segnato la mia vita – non lo posso racchiudere in poche righe – e l’ha indirizzata, per grazia, verso un’esperienza viva della persona di Cristo, che credevo morto circa 2000 anni fa.
Da li è iniziato un lungo processo di cambiamento interiore che mi ha fatto riflettere molto e mi ha portato a voler conoscere sempre più da vicino Gesù e la sua Chiesa, non solo per sentito dire o per quello che altri mi volevano far capire, ma attraverso un’esperienza diretta e personale, fatta di silenzi e meditazioni, di adorazione e preghiera comunitaria e di studio.
Insomma mi sono accorto che esiste un Dio di nome Gesù e una Chiesa diversa da quella che mi volevano far credere, certo non ancora perfetta, ma chi può dire di esserlo? Dio mi ha amato e continua ad amare ognuno di noi per primo e non aspetta che diveniamo perfetti per amarci, questo è quello che ho imparato dall’Amore. Esiste poi quella Chiesa di cui parlavo sopra, fatta di cristiani nel senso pieno della parola, che mi hanno saputo trasmettere l’amore stesso di Cristo. Non nego poi che in moltissimi momenti Egli stesso non manca di far sentire la Sua presenza. La bellezza del cristianesimo è che abbiamo un Dio vivo e vicino che ci accompagna passo passo, basta dargli fiducia, come ho potuto sperimentare nel corso di questi anni vicino a Lui, scoprendo che tutto è grazia. Non esiste un attimo della vita in cui non è presente Dio, occorre allenare le orecchie e gli occhi del cuore per saper ascoltare e vedere la Sua presenza. L’esperienza così vera di questo mistero, che nel corso del tempo ha attirato a Sé un numero incalcolabile di credenti che gli hanno consegnato la propria vita, ma ancor di più perché oggi Gesù si è reso presente nella mia vita, m’interpella ad una speciale dedizione, che significa un coinvolgimento totale per Lui e per i fratelli che il Signore mi mette davanti ogni giorno. Ho resistito tanti anni al Suo amore, alla fine ho deciso di seguirlo più da vicino iniziando il percorso in seminario. Passare dalla ruspa, mio vecchio lavoro, alla teologia non è stato facile e non lo è tutt’ora. A volte per scherzare con i ragazzi dico che, dopo le cinque prove di S. Tommaso sull’esistenza di Dio, c’è la sesta prova, che è il mio libretto d’esami, che grazie a Dio e solo a Dio non è poi così male!
A parte gli scherzi, ora non si scherza più, anche perché il 23 maggio alle ore 20:45 nella cattedrale di S. Benedetto del Tronto, riceverò l’ordinazione diaconale, grazie al nostro Vescovo Gervasio Gestori. Sono cosciente che sono frutto della preghiera e della fiducia che molti mi hanno accordato, non posso far altro che chiedervi preghiere di sostegno per il cammino futuro, non mancherò di contraccambiare, con la mia preghiera, per tutto il bene che mi avete voluto.
Vi aspetto sabato 23 maggio in cattedrale. Vi abbraccio.

 

Tiziano Napoletani

(Copiata tale e quale, perchè, lo sapete non ho ancora imparato un bel po’ di cose,in questo mondo del Web!)

Tiziano "il ruspista", è uno di quei "ragazzi grandi" che frequentavano la parrocchia, quando lei era un adolescente del "dopoCresima", uno di quei ragazzi simpatici, sorridenti e pieni di vita . . . lo vedete da voi nella foto, io ho le foto di quegli anni e il sorriso è sempre quello!
Stasera, penserò a lui, alla sua vocazione, e pregherò per lui, come ha chiesto, per la sua missione, in un mondo che ha bisogno di testimonianze così!

Aggiornamento: Se qualcuno se lo chiedesse, la chiesa sullo sfondo è la Chiesa Cattedrale, "S. Maria della Marina",  da dove ogni anno l’ultimo fine settimana di giugno, parte una processione, che prosegue (sui pescherecci) in mare!

Chi ha perso la bomba?


‘Caso bomba’, i cittadini protestano

Vedete la signora che, curiosa, osserva tutto questo assembramento? Che starà pensando? Cosa mai sarà successo nel cantiere?  Una verifica o un sequestro dello stesso? Poco male, fatti loro, almeno per un attimo non ci sarà più questo rumoraccio continuo . . .

Invece no, la signora non la sa ancora, ed è l’inizio di novembre, ma nel cantiere, a un metro da casa sua, durante gli scavi, hanno trovato una BOMBA . . . una bomba, di quelle usate dagli aerei per i bombardamenti, inesplosa risalente, si pensa, alla Seconda Guerra Mondiale.

Ed oggi, proprio fra un’ ora, tutti gli abitanti di una bella porzione della Città sulla Costa, dovranno lasciare la casa, e fino alle 10,30 (salvo complicazioni) non potranno fare altro che aspettare e sperare (pregando) che non succeda il patatrac! I negozi, di solito aperti anche la domenica, chiusi . . . le chiese, (compresa la chiesina sul lungomare) chiuse . . . I treni che passano dal Nord verso Sud, fermi . . . 

In quel cerchio, come dice il volantino che gli efficienti incaricati comunali, hanno distribuito fuori dal supermercato, tutti dovranno allontanarsi da casa, possibilmente  piedi o in bicicletta (???) o con i bus navetta gratuiti! ricordandosi di portare con sè : Farmaci abituali, chiavi di casa, telefono cellulare (e se non l’avete, procuratevelo), documenti d’identità, e le cose indispensabili per i bambini: ricambi, pannolini, giochi poco ingombranti (no, la casetta, non la possiamo portare!)

E mi raccomando, dice ancora il Comune, non dimenticate di
·      provvedere all’alimentazione degli animali domestici.
·        
non lasciare oggetti fragili esposti su ripiani o mensole
·        
mettere a terra oggetti, quadri, specchi e cornici appesi alle pareti
·        
portare all’interno dell’abitazione, dei balconi o delle terrazze, le fioriere e/o i vasi pensili.
·         abbassare le tapparelle o chiudere le imposte e tenere i vetri delle finestre aperti nei piani superiori.

E l’ultimo . . .   USCENDO DI CASA: (sempre dal volantino del Comune!)      
Ricordarsi di spegnere tutte le luci.
Chiudere il rubinetto del contatore del gas.

Dice ancora il Comune :
Non c’è alcun motivo per allarmarsi: i volontari, i vigili urbani e le forze dell’ordine saranno presenti nella zona e potranno fornire risposte ai problemi che dovessero presentarsi.

Così, noi, oggi, qui nella Città sula Costa, siamo tranquilli, vigili, e fiduciosi!
V
oi, guardate il telegiornale, magari ve la raccontano loro!

 

E che Dio ce la mandi buona!

Aggiornamento del pomeriggio! Tutto è andato bene, la bomba è stata disinnescata, trasportata e fatta brillare qualche chilometro più in là, in una cava di sabbia! Ringraziamo gli Artificeri, la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, e tutti gli altri: vigili urbani, carabinieri, polizia! Ma sopratutto ringraziamo Dio! 
Le 4000 persone che sono dovute andarsene da casa loro, stanno tornando alla normalità!

 Aggiornamente del giorno dopo:

Per saperne di più : "Caso bomba": operazioni svolte con successo

Brodetto . . . La ricetta della Suocera

Mi sono ritrovata tra le mani la ricetta del “Brodetto alla Sanbenedettese”  . . . e ve ne faccio omaggio.
E’ proprio quella della Suocera,  il procedimento è più semplice farlo che spiegarlo . . . e i nomi dei pesci, sono quelli più “italiani” possibili. Per le varianti regionali dei nomi dei pesci, dovrete arrangiarvi da soli!

“Il brodetto era in tutti i sensi l’antico piatto unico dei pescatori, il derivato naturale del pesce che non veniva assorbito dal mercato. Si tratta di un profumato intingolo in cui nuota il pesce, il pezzo forte della ricetta: un saporito mare in cui si affoga, con le grosse fette di pane, il grande appetito che la sostanziosità del piatto presuppone” (copiato da qui)

Brodetto alla Sanbenedettese

Ingredienti, per 10 persone:
3 chili di pesci e/o molluschi: seppie, scampi, scorfano (rosso, nero, di fondale), rana pescatrice, mazzolina, palombo, razze, triglie e cicale, sgombro (uno solo), un cucchiaio di sale, un pizzico di pepe, olio extravergine d’oliva, una cipolla bianca, un bicchiere di vino bianco secco, 1 bicchiere di aceto bianco, 3 pomodori poco maturi, 3 peperoni (verdi e rossi), fette di pane raffermo (o bruscato)

Preparazione:
Pulire bene tuti i pesci, eliminando con pazienza, oltre ovviamente alle interiora, la spina dorsale le branchie ed eventuali squame, e tutte le lische possibili.
Sciacquateli, asciugateli e tagliate a tocchi i pesci più grossi.
In una padella piuttosto grande, far appassire la cipolla nell’olio di oliva, aggiungere le seppie e  polpi (a pezzi se sono grossi), rosolateli appena, bagnate col vino e continuare la cottura a fuoco moderato per un quarto d’ora. Versate un bicchiere d’aceto e lasciatelo evaporare, poi aggiungete l pomodori  e i peperoni tagliati, e un mestolo d’acqua calda. Proseguire la cottura per altri 5 minuti. (controllate il sapore e aggiungete sale e pepe a gusto)
Mettere il pesce assortito tagliato a tranci sistemandolo in base al tempo di cottura (dal più grande al più piccolo) Aggiungere acqua e aceto se servono e proseguire la cottura per altri 10 minuti, senza toccare il pesce, al masimo ruotare la padella sul fornello. Spegnere e lasciare riposare 5 minuti prima di servire. (Ma è buono anche scaldato, sempre però senza toccare il pesce, alrimenti si rompe, e accorciando i tempi della prima cottura)
Servire il piatto con pane e crostini. (e a chi piace, passando sopra al pane, uno spicchio d’aglio!)

NB. Si può scegliere il pesce che più vi piace, ma secondo la Suocera, più il pesce è brutto e spinoso e costa poco, più è buono. Potete aggiungere, per ultime, le cozze e le vongole, (col guscio, fanno effetto scenico).

Le ricette del Brodetto, qui nelle Marche sono tante, ogni paese ha la sua, ma questa ha in più l’uso dei pomodori quasi maturi e l’aceto, che tolgono il dolciastro del pesce. C’è la versione dei pescatori, che la fanno sui pescherecci, quella del popolo con i pesci di “muccina” cioè i pesci che invenduti, venivano dati al pescatore o alla persona che aiutava a scaricare e riordinare la barca  e che il pescatore, a volte, regalava agli amici, (a volte, ancora adesso, in campagna, per una forma di baratto, pesce, contro prodotti della terra) e c’è la versione dei signori, col pesce un po’ più caro e con meno spine, ma, a detta della Suocera, meno saporito!

Aggiornamento: a chi non piace il pesce troppo spinoso, come me, Dad o Latendarossa, consiglio di farsi sfilettare il pesce più spinoso, o di abbondare con porzioni di palombo e di ali di razza . . . senza dimenticare i molluschi e i crostacei! 😉

Festa del Patrono

Oggi, nella Città sulla Costa, è la festa del Patrono, qui di seguito la storia!

Pochi documenti, relativi al Martire Benedetto, sono giunti sino ai nostri giorni ma la tradizione vuole che questo soldato romano, sia vissuto a Cupra (città romana che sorgeva a circa 4 miglia a nord dall’attuale città di San Benedetto) al tempo dell’imperatore Diocleziano. 
Uno spaccato della vita e del martirio di Benedetto ci è dato dalla descrizione fatta dal Parroco Polidori intorno alla prima metà del settecento: 
“San Benedetto originario di Cupra era ancora molto giovane quando, convinto della dottrina del Vangelo, abbracciò la fede cristiana. Grifo era governatore di questa città e all’infuriare di una persecuzione nel Piceno, fece rinchiudere Benedetto in un oscuro carcere. Poiché apparteneva ad una famiglia di nobile sangue, lo stesso governatore volle con molta astuzia, prima di martirizzarlo, dissuaderlo dalla fede cristiana. Benedetto rifiutò ogni offerta, preferì morire per Cristo e venne martirizzato il 13 ottobre del 304, sul ponte del torrente Menocchia. Il suo corpo venne gettato nel torrente in piena e quindi sospinto al vicino mare Adriatico per adagiarsi poi a quattro miglia a sud di Cupra, lungo la spiaggia, nel litorale dove oggi sorge la città di San Benedetto del Tronto. Il corpo del martirizzato fu portato da un agricoltore, su di un carretto, sul colle antistante dove lo depose in un sepolcro ricavato nella selva, lontano da occhi indiscreti”. 
Di lì a poco in seguito a l’editto di Costantino del 313, alcuni fedeli costruirono una cappella intorno a quel sepolcro. Da allora San Benedetto è sempre stato venerato ed invocato, per i mal di testa, non solo dagli abitanti locali ma anche da quelli del territorio circostante.

(Se volete sapere di più, sulla storia della Città sulla Costa!)

Siccome lavoro nella Città sulla Costa, oggi, festa!!!

Oggi, giornata campale!

Sveglia presto (4,50) per far uscire, uno alla volta, i cani, due chiacchiere col marito, (vai tu, caro, che Tex vuole rientrare, io sono andata già per l’Armi) e poi di nuovo l’abbiocco . . . alle 8.30 suona il telefono e penso alla mia vicina, che, a volte, è al mattino presto che si accorge che non c’è il latte, le fette biscottate, il caffè . . . invece è la figlia grande che vuol sapere se andiamo al vivaio con lei! Il padre, ça va sans dire, conferma . . . e incomincia la corsa, bagno, colazione, bagno (lavarsi i capelli che rimarranno umidi) e poi, a Messa, sul lungomare di San Benedetto!

Una chiesina piccola, con un “cortile” davanti, dico cortile e non sagrato, perchè è chiuso suoi tre lati da un mezzo muretto, che all’interno è una panca di cemento . . . e ha due passaggi, larghi giusto per le carrozelle e i passeggini, e due, più piccoli, pedonali, vicino l’entrata della chiesa . . . all’esterno del muretto, 4 pini marittimi, fanno l’ombra, a chiazze e ospitano colonie di uccellini che trillano allegri! Durante la brutta stagione, non è molto frequentata, e oltre alle poche file di sedie, tutti si sta, ammassati, c’è l’aria condizionata per scaldarsi, più l’effetto “asino e bue”!
Oggi, invece, la giornata buona, il tepore della primavera, ha riempito le panche di gente, il “cortile” di bambini e carrozelle . . . il portale della chiesa era spalancato e gli altoparlanti ci facevano sentire tutti uniti . . . anche se la strada è a due passi e la gente che passa, non sempre (pare) si accorge che c’è una Messa in corso!

Ci incontriamo con la figlia al vivaio . . . 3 “scemi” che non hanno effettivo bisogno di fiori, che si beano di guardarli tutti (orchidee comprese) e che alla fine hanno comprato “terricio universale”, “concime universale” 3 rizomi che promettono “dalie” e qualche bustina di semi, che, si spera germoglino e producano “nasturzi” e altri fiorellini non meglio identificati se non come: “fiori rosa”!
Pago io, paghi tu . . . il padre, offre a noi due i fiori “in pectore” . . .

Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, alle 11,00 inizia la presentazione di un libro, presso uno dei Circoli Nautici presenti nella città rivierasca . . . sull’invito parla di “Ricette Anarchiche” . . . sarà cucina moderna? Aperitivo alle 12,00 e le copie in omaggio . . .
Anche qui, bambini a profusione, penso quelli che si divertono di più . . . il libro, con dedica, di tutto parla, tranne che di ricette . . . anzi per un tipo di pesce, consiglia di farsi invitare da M, che lo cucina bene . . ., per fortuna che io la conosco . . . per sfortuna, a me non piace il pesce! Mentre lasciamo la festa, mi chiama la figlia grande, avvisando che è morto Charlton Heston!

Abbiamo mangiato alle 14.00, con la televisione che trasmette la corsa di F1 a volume inaccettabile, poi, i due “ometti” si sono pure offesi, perchè io, finito il pranzo, mi sono ritirata di qua a girovagare sul web . . .! Stasera, volevo vedere la Litizzetto, e loro “i pacchi” o in alternativa “Dott. House”, mentre si cena . . . Insomma, quando è arrivato “Capri”, sono scappata di nuovo . . . Questa fiction, è più un fotoromanzo incrociato con un romanzo d’appendice che una storia finta, ma realistica . . . la signorina, che in teoria viene da Milano, non ha l’accento e lo charme di una Milanese, (legggersi Severgnini) quelli che sono di Capri, si ricordano del napoletano solo sporadicamente, più che altro, per le parolacce . . . a parte i due vecchietti!
Mi torna in mente che per “Caravaggio”, ambientato in un epoca, dove imperversavano i dialetti (e Manzoni e i suoi “lavaggi in Arno” erano ancora  di là da venire) mi prendono un attore bergamasco e lo fanno parlare in perfetto italiano . . ., come d’altra parte gli altri, nemmeno un po’ di romanesco (e sì che la figlia piccola dopo neanche 6 mesi nella capitale aveva già la parlata romanesca) . . . Olmi non ha insegnato niente? E il Neorealiscmo? Paisà, Sciuscià e la Magnani? In certi film, toccava mettere i sottotitoli! Ma quant’erano più apprezzabili!

Ah, dimenticavo, nel frattempo, mi sono portata un po’ in pari con i lavori domestici . . ., ma questa è un’altra storia . . . più che altro noiosa!

Passeggiando, per vedere il mare

A chi abita nella Città sulla Costa, può capitare che una volta o l’altra, venga voglia di vederlo, il mare, anche e soprattutto, fuori stagione, quando non c’è la ressa dei turisti, e gli impegni del lavoro sono meno pressanti. Le alternative sono abbastanza da mettere in seria difficoltà il povero cittadino!

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C’è la spiaggia, o addirittura il bagnasciuga, dove si passeggia, giocando con le onde . . .  nella stagione dei bagni, impraticabile, per troppo traffico di persone . . .  fuori stagione, sconsigliabile, a quelle freddolose come me, perché c’è sempre un bel po’ di vento e l’aria è fresca . . . ci si fanno begli incontri, famigliole, coppiette, cultori dello sport che impavidi corrono in maglietta, braghini, ma con guanti e cappellino di lana, gruppi di cavalieri, che approfittano della mancanza di controlli e fanno cavalcare i loro animali, come fossero in un territorio vergine e inesplorato! In sottofondo si sente lo sciabordio delle onde e, se il mare è un po’ mosso, il frangersi dei cavalloni; strilli di mamme che richiamano i figli, strilli dei figli che nel frattempo si sono bagnati le scarpe, con le onde birichine . . . dopo di che, liti fra mamme e papà per decidere di chi è la colpa! Odore di salmastro nell’aria e probabilmente anche lo iodio . . .

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Per i meno avventurosi, c’è il lungomare, pieno di gente, di cani, di bimbi in bicicletta . . . di palme, tamerici e oleandri e con gli stabilimenti balneari chiusi . . . tristi! La metà più nuova è piena di giardini a tema, e di giochi d’acqua . . . Rumori di sottofondo, il brusio delle conversazioni e il solito rumore di auto che passano sulla stada! I soliti odori della città . . . solo un po’ diluiti . . .

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Un’ esperienza che ci riporta al vero spirito della città di mare è la passeggiata al Molo nord, grande spazio, pochissima gente, un bel muro che ripara dal vento di bora, tante barche . . . pescherecci per la pesca sottocosta, per la pesca d’altura e pure quelli per la pesca oceanica, le “vongolare” . . ., sul molo, i carelli per scaricare il pesce e un sacco di gatti di tutte le misure e i colori che scappano di qua e di là, lo sciabordio delle onde nel porto . . . e il borbottio di qualche motore! Ma c’è da mettere in conto la puzza tremenda di pesce marcio, è vero che dopo un po’ non te ne accorgi più . . . ma c’è!

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E poi, c’è il Molo sud, Tutto nuovo, tutto ”artistico”, è iniziato tutto parecchi anni fa, quando hanno messo il monumento al Gabbiano Jonathan Liviston, quello del libro di Bach . . .

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alcuni anni dopo, hanno incominciato a far scolpire i “massi”, quei blocchi di cemento, che disegnano il perimetro verso mare. . . dove i bambini, saltano correndo o corrono saltando, per la disperazione delle mamme, e sotto gli sguardi soddisfatti dei papà, pian piano, ogni anno, verso giugno, arrivano da ogni dove, e in un fine settimana, ecco, il nostro museo all’aperto ha delle nuove opere d’arte . . .  adesso il molo, verso il porto ha una bella ringhiera, c’è il porticciolo turistico un nuovo monumento, . . . e se riuscite ad arrivare in fondo, (perchè, per me, è troppo lungo . . .) potete vedere uno dei due piccoli fari, che segnano l’entrata del porto (l’altro, logicamente si trova in cima al molo nord) . . . e, girandoci in torno, tornare indietro . . . 

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E’ così che in un mattino di domenica di qualche primavera fa, una “mamma italiana”, arrivata in cima al molo sud, con qualche sosta strategica, per riprendere il fiato, ha potuto osservare, stagliato contro l’azzurro del mare . . . uno di quegli scogli artificiali, grossi cubi di cemento, su cui, qualcuno con della vernice spray, ha scritto una poesia ” Linda, oltre il mare, il cielo e il tempo, il mio amore per te”.Linda oltre il mare..All’esclamazione del marito, padre affettuoso : “ Guarda, hanno fatto una poesia per la FigliaGrande! ” la nostra eroina, ha sbrigativamente risposto: “ Figurati, sarà solo la figlia che si chiama così, in tutto il circondario! ” E, siccome erano arrivati in fondo, sono tornati indietro . . . A casa, subito, hanno raccontato questo strano caso ai figli (ebbene sì, questa storia risale a prima della ”diaspora filiale”) . . . il maschio ha sogghignato, . . . la piccola si è stupita, . . . la grande, insensibile, ha esclamato “ lo sciapo*, l’ ha detto e l’ ha fatto!” e ci ha spiegato che sì, la poesia era per lei, da parte di un compagno di scuola . . . innamorato!

Se decidete di fare una passeggiata al Molo sud, in fondo, su quel “masso”, che sta ancora lì, sotto nuove scritte, inneggianti la squadra della città, potete scorgere i resti di questa scritta . . . le figlie l’ hanno immortalata allora, al pomeriggio . . . il tempo,  incurante di questa dichiarazione di amore eterno,  l’ha cancellata!

 

 

* Sciapo = sciocco,  forma dialettale! 😉 (letteralmente: senza sale!)