Non mi era mai capitato, ma è stato divertente e istruttivo . . .
Ci sono state 2 mattine che, essendo la mamma in altre faccende affaccendata, ho accompagnato il PiccoloLord a scuola, “scuola dell’infanzia” si chiama adesso quello che nella mia testa resta “l’asilo”.
Sapevo che non avrei potuto fare come con i miei figli, accompagnarlo in aula, controllare che sistemasse al meglio le sue cose: zaino, merenda e giacca, per poi salutare lui e la maestra e tornarmene a farmi i fatti miei fino all’ora dell’uscita. Da un po’ di tempo, negli asili vige la strana, buona abitudine che prende il nome di “inserimento” (cliccando qui si ha un’ idea di quello che potrebbe essere).
L’inserimento, nella scuola del PiccoloLord, prevede che i bambini arrivino tra le otto e le nove e che l’adulto che accompagna i più piccini resti lì, a disposizione, quasi un “sostegno”.
Non mi è sembrata un’idea così balzana come l‘avevano illustrata in un blog del Corriere della Sera, in effetti, chi meglio della mamma (e/o il papà o una nonna o una zia) sa “spiegare” il proprio cucciolo ai nuovi adulti (non dimentichiamo che ci sono anche i maestri, anche se sono solo lo 0,7% .) che dovranno occuparsene per così tante ore al giorno e chi, meglio della mamma(e/o gli altri di cui sopra) al bambino certe nuove pratiche e regole.
Siamo arrivati e, la prima volta, non sapevo nemmeno come muovermi . . . la maestra solerte mi ha indicato l’appendino per lo zaino, poi ci ha fatto sistemare sulle seggioline intorno a due tavolini, “i tavolini dei piccoli” così li ha definiti, spiegando ai bambini più grandicelli che quest’anno ci saranno in classe due gruppi, i più piccoli (che, ad oggi, sono 6 bambini che non hanno ancora 3 anni) e i grandi (che sono al loro secondo anno di scuola). I due gruppi staranno insieme in certi momenti e lavoreranno in modo diverso in altri.
Quei due giorni in cui ho svolto il mio incarico, così delicato, di “traghettatrice” fra la realtà domestica e quella pubblica della vita del PiccoloLord sono stati distanti un paio di settimana uno dall’altro e ho potuto vedere la differenza , se pur minima, nel comportamento del nipotino. La prima volta, non guardava nessuno, e quando la maestra ci ha indicato dove metterci si è seduto sulla seggiolina e io su quella in parte a lui (ebbene sì, io e un’altra mamma, non proprio filiformi, sulle seggioline dell’asilo) , ha aspettato le maestre che gli hanno messo a disposizione pezzi colorati a incastro e poi il pongo e assieme a me (in un rapporto simbiotico, con intreccio di braccia) ha giocato. Invece, la seconda volta era già molto più spavaldo, è andato da solo ai tavolini dei piccoli, ma quando ha visto che le compagne erano già impegnate con i giochi, si è diretto verso i tavolini dei più grandi e, trovata una sedia vuota, si è accomodato a giocare con i mattoncini. Io, per il momento dimenticata, mi sono aggirata curiosa per l’aula.
Quando tutti sono arrivati le insegnati hanno fatto l’appello, la prima volta non ero preparata, ma la seconda (avevamo fatto le prove a casa) aspettavo con ansia il momento dell’alzata della mano e lui, pur con un po’ di ritardo, ha alzato il braccio al sentire due volte il suo nome . . . c’è stato il momento della merenda (e per mangiare, non è un bimbo che bisogna aiutare) e poi il bagno; anche se c’è il “cambio” di scorta e lui di solito fa da solo, le maestre mi hanno chiesto di aiutarlo.
Sia una volta che l’altra dopo il bagno c’è stato il momento dei canti (le canzoni dei bambini, facili e con tanti gesti da fare) . . . ho imparato una canzone su un povero somaro che ha mille dolori, meno male che la sua mamma ha un rimedio per ognuno, ho rispolverato quella dei nanetti, là sulla montagna e persino quella della balena coi denti gialli , la prima volta il PiccoloLord si alzava dalla sedia e girovagava all’interno del cerchio, fino a quando qualche bambino tra i più grandi gli spiegava, con parole e gesti che doveva stare seduto, lui, prontamente ubbidiva, salvo dopo pochi secondi, ripartire . La seconda volta, invece sorridente mimava le canzoni e si guardava intorno . . . Finito questo momento “collegiale”, mentre i più grandi erano impegnati a colorare le nuvole grigie e la pioggia che bagnavano delle lumachine, io, l’altra mamma con i 3 piccoli siamo usciti per andare nell’area giochi, adiacente all’aula, dove, tra animali di peluche, pentoline e cibo di plastica hanno cominciato a fare le prove di divisione o scambio dei giochi. . . anche questo aspetto, la seconda volta era molto migliorato sono stati lì a osservare (nel frattempo la mamma dell’altra bambina piccola era andata via), ma ognuno aveva stabilito una specie di “possesso” su certe pentole, verdura e altro e usavano la “cucina” senza litigare, ognuno il suo sportello, ognuno il suo “fuoco”.
Finita la sessione di “gioco libero”, li hanno rimessi seduti a fare un’attività e le maestre mi hanno invitato tutte e due le volte a uscire e sostare all’ingresso, la prima volta dopo pochi minuti è arrivata la maestra col PiccoloLord al traino, piangente e gemente . . . la seconda volta, mi ha fatto ciao e io sono rimasta fuori in corridoio, spiando da un pertugio della porta a soffietto lui che disegnava sui fogli con i pennarelli . . . lo vedevo che ogni tanto si guardava intorno come per cercarmi, ma senza pianti . . . Tutte e due le volte, verso le 10.30 ci hanno fatto uscire, fine dell’esperienza.
Adesso, sta a scuola, con la mamma . . . il distacco da lei è più difficile, con il fatto che poi ancora non parla anche se capisce e si fa capire . . . la mamma dovrò star lì più giorni, però, mi racconta che è sereno, che appena arriva abbraccia le due bambine del suo gruppetto, e fa ciao con la manina ai maschietti che lo salutano, che alza prontamente la mano nel sentire il suo nome e cognome, “canta” (o meglio segue le canzoni col mimo) stando seduto tranquillo nel cerchio di seggioline, che colora anche le fotocopie che gli danno le maestre e che quando vanno via le saluta con la manina mentre si alza dal banco e poi le va a baciare . . . chissà quando finirà questo inserimento???
Vi svelo un segreto, vedere le maestre all’opera e i bambini di quest’età che “socializzano” fra loro mi ha fatto venir voglia di poterci andare ancora, è interessante e buffo vedere come agiscono questi uomini e donne in miniatura, così piccoli e già così determinati, così uguali e così diversi fra di loro.